venerdì 12 marzo 2010

"Drogato assuefatto"

Caro Amico Mio,
scusami se non ti ho risposto prima, ma sto attraversando un periodo ricco di impegni. I pomeriggi sono impegnato con un corso sulla sicurezza a Roma e nelle ore che mi restano devo pensare ad una consegna urgente per lunedì prossimo ed alla corsa. Inoltre la famiglia e la società per cui corro (di cui sono segretario) fanno il resto. In poche parole non ho il tempo da dedicare ad altre cose, magari più piacevoli e stimolanti. Tutto deve passare in secondo piano ed essere ripreso più in là. Come la tua mail.
Mi ricordo benissimo di quando ci siamo incontrati a Marradi, non fosse altro per il fatto che non mi è successo altre volte di ritirarmi al Passatore e di conseguenza di assistere alla gara. Sono contento che tu mi abbia scritto, ma soprattutto sono felice del fatto che, nonostante la distanza, siamo legati non solo dalla professione, ma anche dalla corsa e dai mille impegni che la vita ci presenta.
Devo essere sincero, ho ricevuto molte volte richieste da parte di amici e conoscenti su come prepararsi al meglio per una 42 km o una 100 km. Tutti però mi hanno chiesto gli aspetti tecnici, in poche parole un programma di allenamento da seguire. Nessuno mi ha chiesto di suggerirgli delle motivazioni.
Nel corso di questa settimana ho pensato molto a cosa risponderti e sono giunto ad una conclusione, che probabilmente non ti aiuterà nell’avvicinamento verso la Maratona di Venezia, ma che spero ti servirà comunque a ritenere valido e sufficiente quello che tu senti e provi quando corri. Non sono in grado di aiutarti o meglio non posso farlo. Sono contrario ai motivatori ed agli psicologi in campo sportivo, soprattutto se amatoriale. Ogni persona è fatta in un modo diverso, con un bagaglio culturale e sportivo proprio. Ed ognuno ha dentro di sé una motivazione particolare. C’è chi corre per abitudine, chi per necessità, chi per sentirsi meglio, chi perché senza starebbe male. C’è chi non conosce il motivo della propria attività o quanto meno non si è soffermato mai a porsi il problema, o c’è chi ogni giorno si deve porre un nuovo obiettivo per continuarlo a fare. Personalmente sono tra i “drogati assuefatti”, corro per un’abitudine “antica” senza la quale starei male fisicamente. Ovviamente a questo aggiungo lo stimolo del risultato e dell’emozione che, soprattutto in alcuni periodi come questo, mi dà la forza di andare avanti nonostante tutto. Domani non so cosa accadrà! Tra un mese diventerò papà, l’idea mi entusiasma, ma non mi spaventa la possibilità, paventata da molti, di non avere più tempo e modo di correre. Non sono un’egoista, mi accontenterò di poter fare quello che posso. Per il momento mi crogiolo in un sogno, che è poi quello più bello che posso fare, correre un ultimo grande Passatore, non per vincere, ma per arrivare a Faenza, correndo gli ultimi metri con mia figlia in braccio e mio padre (scomparso nel 2006, l’anno del mio primo Passatore) nel cuore. Come vedi passa il tempo e con esso cambiano le motivazioni, ogni volta diverse e ogni volta comunque stupende, almeno fin quando si crede e si ha la possibilità di credere che la vita è una cosa meravigliosa, comunque degna di essere vissuta fino in fondo, in ogni suo aspetto.
Un caro saluto
Marco

domenica 7 marzo 2010

Non è colpa mia, ma...

Ricapitoliamo un po’ quello che è successo dal ritorno dal Kenia ad oggi. Appena tornato ho continuato ad allenarmi con regolarità, cercando di tenere ben in mente l’obiettivo per questa prima parte di stagione che è e rimane la Maratona di Roma. E’ da ottobre che ho ripreso ad allenarmi due volte al giorno, per almeno 4 o 5 volte alla settimana. Era già da qualche anno che non facevo doppie sedute giornaliere e speravo che questo, unito anche ai due allenamenti di nuoto, mi desse la possibilità di crescere di condizione e sentirmi fisicamente più performante, ottenendo, o almeno aspirando a raggiungere, risultati migliori della scorsa stagione. Ma credo che le cose non vadano mai come si spera o comunque è piuttosto raro e difficile, soprattutto se di mezzo c’è l’atletica leggera. A dimostrazione di ciò c’è da dire che mi sono ritrovato, a partire da metà gennaio, con un dolore costante al gluteo destro, che vaga senza metà e senza sosta e che si presenta, in maniera quasi irrazionale, in punti e momenti diversi, magari mai toccati prima. Non sono un tipo che ama le medicine o “perdere” tempo in cure o fisioterapie, non faccio analisi mediche o esami particolari che individuino in modo, più o meno univoco, la causa del dolore. Vado avanti, per la maggior parte dei casi, e comunque quando possibile, senza fermarmi, con la speranza che la guarigione arrivi presto e che il male, così come arrivato, se ne torni via. Fatto sta ci sto convivendo già da un po’ e per fare questo devo limitarmi nei lavori di qualità, in realtà già pochi, o soffrire durante gli allenamenti. Come test della mia condizione ho comunque deciso di correre la Roma-Ostia, mezza maratona che unisce la capitale al suo mare percorrendo tutta la via Cristoforo Colombo. Grande successo di partecipanti e questo a testimonianza della bontà della gara. Il mio risultato, così come quello di altri, non è stato positivo, complice un forte vento di scirocco che ha messo in difficoltà gran parte degli atleti. Ma per quanto riguarda me c’è da aggiungere una giornata storta e una condizione non buona dovuta ad un forte raffreddore rimediato nei giorni precedenti. Il crono 1h12’25”, un minuto più del 2009. Nei giorni successivi grande difficoltà nel recupero e dolore diffuso su tutto il corpo. Poi, in questo fine settimana, il lungo necessario per arrivare a Roma con la convinzione mentale di poter correre 42,195 km di seguito. 35 km così organizzati: 5 km di riscaldamento + 5x(3 km a 3’25” + 1 km a 4’15” + 1km a 3’25” + 1 km a 4’15”), con un crono finale di 2h11’30”, comprese le tre soste fatte per bere. Media di circa 3’45” al chilometro. Cosa dire, oltre al fatto che ho sofferto molto per il dolore alla gamba, ma questo era scontato, posso solo aggiungere che la condizione non è buona e che l’obiettivo per la maratona di Roma è quello di correre intorno alle 2h28’, ricalcando il tempo dello scorso anno. “Non è colpa mia, è il mio fisico a non essere più quello di una volta”.

martedì 2 marzo 2010

Piccola intervista 2 a Marco di Marta Micozzi


Dalla Maratona di Roma al Kenya fino alla prossima 100km sognando di tagliare il traguardo con in braccio la sua bimba!

1-Marco, come è nata questa esperienza?
Lo scorso anno ho partecipato alla maratona di Roma arrivando primo degli italiani. Non tanto per merito mio, quanto per demerito altrui, perché i più forti non c’erano! Il premio per il primo degli italiani era appunto un viaggio in Kenya offerto dal ministro del turismo keniano che era ospite alla maratona.

2-quando sei partito? Cosa ci racconti del lungo viaggio?
Sono partito il 29 gennaio e sono rimasto in Kenya per 8 giorni. Sarebbero tantissime le cose da raccontare perché ho visitato tantissimi posti. Siamo stati ad Eldoret dove si allenano i più grandi campioni keniani; poi ci siamo spostati nel Masai Mara a fare il safari vedendo tutti gli animali della savana, successivamente siamo andati sulla costa a Diani Beach, a Mombasa e infine siamo tornati a Nairobi da dove siamo poi ripartiti per tornare a Roma.

3- Chi ti ha accompagnato?
Sono andato con mio fratello Gian Luca anche se sarei dovuto andare con Serena, ma poiché aspetta una bimba ed è al settimo mese di gravidanza, non era il caso di farle affrontare un lungo viaggio.

4- Quali erano i programmi delle varie giornate?
Le giornate iniziavano molto presto ed erano tutte già organizzate. Eravamo impegnati tutto il giorno, dalla mattina alla sera.

5- Con l’inglese come ti sei trovato?
All’inizio avevo grosse difficoltà, poi più passavano i giorni e più mi rendevo conto che la situazione migliorava. Cercavo di sforzarmi, certo non ha livelli altissimi, però mi facevo capire!

6- Delle persone cosa ci dici?
Di “non atleti” ne ho conosciuti diversi: sono persone tranquillissime che conducono una vita molto simile alla nostra.

7- I keniani sono veramente così tanto forti?
Si, sono fortissimi e si allenano moltissimo. Ad Eldoret ho avuto la possibilità di vedere keniani allenarsi a tutte le ore del giorno. Si alzano la mattina molto presto, il loro primo allenamento lo iniziano verso le 6 e lo fanno a digiuno in modo che si consumano più grassi che zuccheri. Si allenano così presto anche per non incontrare il caldo e poi perché hanno paura che lungo la strada possano incontrare mucche e quindi essere ostacolati nei loro allenamenti. Questo ovviamente è un vantaggio nelle maratone!

8- Hai fatto anche allenamenti con loro?
Non ho fatto allenamenti con i keniani perché siamo stati ad Iten, il punto di riferimento per questi atleti, solo ed esclusivamente un giorno però ho avuto la possibilità di incontrare atleti italiani che erano lì. Ho avuto la possibilità di correre con uno dei migliori atleti italiani a livello giovanile che è Andrea Lalli e poi ho incontrato Stefano Baldini, Daniele Caimmi, Ottavio Andriani e Giuliano Battocletti. Avrei dovuto correre con i keniani invece mi sono ritrovato in mezzo ai più forti atleti italiani!

9- Hai fatto anche il safari, cosa ci racconti?
Il safari è stata un’esperienza unica e bellissima perché ho avuto la possibilità di vedere animali che fino a quel momento avevo visto solo allo zoo quando ero piccolino oppure in tv nei vari documentari. Ho visto leoni, giraffe, ippopotami e la cosa particolare è che dormendo all’interno di una tenda ben attrezzata avevamo l’ippopotamo praticamente vicinissimo. Quindi il rapporto con gli animali è molto diretto, così come il fatto di vedere il leone mangiare le loro prede a pochi metri di distanza.

10- Mi raccontavi che ci sono posti bellissimi; questa bellezza però è “distorta” da povertà ed arretratezza......
Purtroppo si, quella è una cosa che ti rimane dentro. In ogni posto che ho visitato c’erano situazioni di estrema povertà; le persone vivono in case fatte di fango, non hanno un tetto solido perché è fatto con canne, molti non hanno né acqua né corrente elettrica. Non vivono sicuramente come viviamo noi. Una cosa che mi ha colpito è che non ho mai visto dei giochi per bambini. La nostra guida ci ha detto che in Kenya non esistono negozi che vendono giocattoli, perché si hanno altre priorità.

11- Ma è vero che hai mangiato la carne di coccodrillo?
Si è vero. L’ultimo giorno ci hanno portato nel ristorante più famoso di Nairobi e abbiamo avuto la possibilità di mangiare diversi tipi di carne tra cui anche quella di coccodrillo che consiglio perché è molto tenera e molto buona!

12- Cosa ti è rimasto di questo viaggio?
Tantissimo. Visitare l’Africa è sempre una cosa un po’ particolare soprattutto perché la differenza che c’è con il nostro modo di vivere è veramente tanta: apparentemente vivono come noi poi però le difficoltà che incontrano e il modo in cui le gestiscono è completamente diverso. Quello che rimane più impresso è la povertà. Sembra però che loro non ne soffrano così come magari potrebbe essere per un europeo nella loro stessa condizione; accettano la cosa come se fosse naturale e che non può essere cambiata.

13- Fisicamente stai attraversando un buon periodo?
Si, fisicamente sto abbastanza bene o comunque meglio di altri periodi negativi. Ho un piccolo dolore sul gluteo destro che mi ha dato un po’ di problemi per la preparazione delle gare però continuiamo lo stesso.

14- Parteciperai come lo scorso anno alla “Roma-Ostia” e alla “Maratona di Roma”?

Si, domenica correrò la Roma-Ostia sperando di fare un tempo migliore dell’anno scorso in cui avevo fatto 1h11’30” Spero di correre intorno a 1h10’00” in modo tale di avere una possibilità in più per fare bene alla prossima gara e cioè alla Maratona di Roma, l’appuntamento clou per questa prima parte di stagione.

15- Come gli anni passati, anche questo anno correrai la “100 km del Passatore”. Hai un sogno particolare per questa ultramaratona?

Si ovviamente correrò la 100km del Passatore. Proprio oggi ho ricevuto la locandina e due settimane fa mi ha chiamato l’organizzatore quindi ci sarò anche perché è la 100km più bella che c’è al mondo e non posso mancare. Quest’anno il sogno non è di vincere ma di poter tagliare il traguardo con in braccio Luce, la mia bambina!

(grazie Marco e un grande in bocca al lupo per queste gare… con affetto Marta!)