martedì 10 giugno 2008
Il gioco di un bambino
Sono giorni particolari quelli che sto vivendo. Un po’ perché il clima ed il tempo non decidono di fare il proprio dovere regalandoci il tepore tipico d’inizio d’estate e la gioia e la spensieratezza di correre senza l’assillo degli abiti pesanti e fastidiosi, un po’ perché ho ripreso ad allenarmi con maggiore frequenza e decisione, dedicando un numero più elevato di ore alla corsa. Tutto questo mi produce un forte senso di stanchezza e di dolore muscolare esteso su ogni parte del corpo. In particolar modo a soffrire sono le gambe e la schiena, senza parlare dell’annoso problema al tendine d’Achille sx che ogni volta si ripresenta puntuale, quasi a volermi ricordare che oramai si è affezionato alla mia persona e che non mi lascerà per niente al mondo. Ho provato a convincerlo in ogni modo, ma ogni mio tentativo è risultato inutile e vano. Comunque, aldilà di tutto, non ho intenzione di variare i miei programmi. La parola d’ordine è allenamento, sviluppato sia sulla quantità dei chilometri settimanali che sulla qualità, intesa prevalentemente come recupero della velocità di base. Spero e credo che tutto ciò possa farmi riacquistare una condizione atletica discreta. Al momento, inoltre, non ho fissato appuntamenti agonistici particolari, se si fa eccezione per la Monza-Resegone che dovrei correre sabato 21 giugno in compagnia degli amici Mario Fattore e Lorenzo Trincheri. Ma anche questo non è ancora sicuro al 100% e la risposta definita la avrò solo ed esclusivamente tra qualche giorno. Oltre questo null’altro da aggiungere. Solo un particolare che nulla c’entra con la corsa, ma appartiene alla bellezza del periodo che stiamo vivendo. Ieri sera il prato davanti a casa mia, nonostante il tempo non bellissimo, era pieno di lucciole. Uno spettacolo straordinario, che dura pochi giorni, ma puntualmente torna ogni anno per scandire il tempo e ricordare, almeno a me, gli anni dell’infanzia e quando bambino cercavo di cogliere con la mano queste piccole luci. Le vedevo spegnere nel mio pugno e la gioia era vederle tornare a volare. Nulla di sentimentale era legato a questo gesto, era solo ed esclusivamente il gioco di un bambino. Oggi sarebbe la richiesta al cielo di esaudire un bel sogno.
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