lunedì 28 dicembre 2009

Dieci e lode

Non credo sia facile descrivere un sentimento, così come un’emozione. Bisogna essere dei bravi scrittori, ma questa dote non è cosa che mi appartiene. Non sono molte le cose che mi riescono bene nella vita, nonostante mi ostini a cimentarmi in esse. Ma ci sono attività che comunque sia riescono a smuovermi qualcosa dentro ed in maniera alquanto decisa. Inutile nascondersi, la corsa fa parte di queste. Certo non è sempre così ed a volte anch’io rischio di perderne il gusto. Presi dal tram tram della vita quotidiana, un normale allenamento può diventare quanto di più pesante ci possa essere, soprattutto se il cielo è cupo e viene giù, tra venti forti, acqua a volontà. O magari in piena estate se a farla da padrone è un sole da spaccare le pietre. Per fortuna però non è sempre così. Basta avere il coraggio di soffermarsi un attimo, riprendere il respiro e tuffarsi di nuovo, senza rimanere devastati dall’affanno. Sperando ovviamente che tutto vada per il meglio. Era un po’ di tempo che non correvo una maratona, più di quanto ne fosse passato dall’ultima ultra. La mia paura era quella di tutti coloro che, con una preparazione non mirata, si accingono a correre i 42,195 chilometri. Soffrire tremendamente e portare a casa solo delusione ed una maglia zuppa di sudore. Bene le cose non sono andate propriamente così. L’occasione la splendida maratona della costiera amalfitana, alla sua prima edizione. Un percorso tutto sali e scendi e dalle mille curve. Ovviamente contornato da panorami mozzafiato e paesi arroccati sui pendii in modo imprevedibile e quasi miracoloso. Tutto sembra precario, in ambiti ristretti trovi costantemente il mare, una strada e poche case di contorno. Non c’è spazio utilizzabile dall’uomo che sia lasciato libero. Ogni angolo è buono per poter essere sfruttato, magari anche solo come parcheggio. Tutto sembra animato da un caos calmo, non c’è trambusto, ma questa mancanza di superficie libera sembra alimentare, almeno in me, una certa agitazione interiore. Di certo non presente durante la gara. Lo scopo era quello di fare un buon allenamento, godendo di luoghi a me sconosciuti. Lo giuro, nonostante il risultato potrebbe far pensare diversamente, così è stato. Ho goduto fino in fondo il piacere della corsa senza mai essere ossessionato dal ritmo forsennato e dall’ansia del cronometro. Ho seguito l’istinto e con esso la voglia di divertirmi. E ci sono riuscito, davvero. Non sono arrivato al traguardo devastato, ma rigenerato dentro. Sento che gli allenamenti, benché non ancora mirati, stanno dando i loro frutti, ma soprattutto che senza la corsa perderei parte del mio sentire, sarei privato di un gesto che mi fa stare bene, in poche parole sarei diverso da quel che sono. Un’ultima considerazione, ieri è stata per me una giornata particolare, l’anniversario del mio matrimonio. Credo che quando si è predisposti al meglio, tutto appaia migliore. Ma non voglio credere che le emozioni positive che ho vissuto siano derivabili e riconducibili solo a questo. Va dato, invece, merito ed atto agli organizzatori che sono riusciti a creare, in un contesto quasi proibitivo, una manifestazione davvero splendida, da dieci e lode.

domenica 13 dicembre 2009

Il fiore più bello

Tante cose da dire e non sapere da dove iniziare. Forse una soluzione c’è. Partiamo da oggi ed andiamo a ritroso, ma velocemente. Stamattina gara ad Anguillara Sabazia, Trail dei Due Laghi, 21 km e qualche centinaia di metri su e giù per terreni sconnessi e fangosi, ma proprio per questo ancora più belli. Il mal tempo non è riuscito a rovinare la festa alla splendida manifestazione messa su dagli organizzatori. Tanti atleti, quasi 400 e tutti visibilmente soddisfatti al traguardo per aver portato a termine la grande fatica. Personalmente sono contentissimo di un secondo posto che tale non sarebbe dovuto essere. Ma non si è mai grandi abbastanza da conoscere bene il mondo, soprattutto quello della corsa ed in particolare di alcune persone che lo popolano. Fortunatamente la mia aspirazione è altro nella vita, non per tutti. Detto questo passiamo a venerdì. Grande festa al Grand Hotel Parco dei Principi a Roma per il 46esimo anniversario (almeno così mi sembra di ricordare) dell’Indipendenza del Kenia, con la partecipazione delle più alte cariche dello stato africano in Italia, compresa ovviamente l’ambasciatrice. Che cosa c’entravo io in tutto ciò? Semplice, dovevo ritirare il premio vinto alla scorsa edizione della Maratona di Roma come primo italiano, uno splendido viaggio in Kenia per due persone con visita ad Eldoret, l’altopiano in cui si allenano i più grandi maratoneti del mondo. Poi uno splendido safari nel Parco Masai Mara e per finire qualche giorno da trascorrere sulle splendide spiagge bagnate dalle acque cristalline dell’oceano Indiano. Lo confesso, in tanti anni di carriera non mi è mai capitato di vincere qualcosa del genere, ma come si dice “la fortuna aiuta gli audaci”. Martedì, il giorno della festa dell’Immacolata, ottima occasione per riprovare l’ebbrezza di un lungo attraverso i Monti che circondano Subiaco. 31 km in 2 ore e 30 minuti circa. Senza ritmi importanti, ma solo una bella passeggiata con salite e discese impegnative per rimettere un po’ sotto pressione il mio organismo, che dal Passatore non affrontava più nulla di simile. Infine, anche se avrebbe meritato tutt’altra considerazione e posizione, e quindi come dicono da altre parti “Last, but not least”, il week end trascorso a Torino per la gara Tuttadritta di 10 km che unisce piazza San Carlo alla residenza di caccia dei reali di Stupinigi. Detto che ho corso in 32’40” abbassando di circa 20 secondi il tempo fatto registrare alla Corri al Tiburtino sulla stessa distanza, c’è da raccontare la splendida accoglienza ed ospitalità messa su dagli organizzatori della gara, che sono poi gli stessi della Maratona di Torino. Quindi il presidente, nella persona di Luigi Chiabrera, e ai suoi due splendidi collaboratori Marco e Selena. Le giornate e gli attimi trascorsi insieme sono stati bellissimi, così come le emozioni provate. Fa bene allo spirito ed alla mente fare queste esperienze e sapere che l’atletica può e deve essere solo uno strumento per stare bene con se stessi e con gli altri. Purtroppo non tutti ne colgono il fiore più bello.

giovedì 10 dicembre 2009

Viaggio in Kenia!

Posso solo aggiungere un grazie infinito al Ministro del Turismo del Kenia ed agli organizzatori della Maratona di Roma. Grazie

domenica 22 novembre 2009

Un nuovo sentimento

È stata una domenica un po’ diversa quella appena trascorsa. Niente gare in giro per il Lazio, un risveglio naturale e non condizionato ad orari, quindi senza la sveglia ad interrompere il sonno, e una giornata fatta di tanto sole ed un clima davvero piacevole. Quello di questi giorni è un tempo, meteorologicamente parlando, davvero speciale per chi come me ha il piacere di praticare un’attività sportiva all’aria aperta. Niente tapis roulant, niente maglie pesanti, nessuna preoccupazione per probabili piogge o acquazzoni improvvisi. Solo tanta spensieratezza ed una t-shirt di cotone leggera a mezze maniche. La sensazione è la stessa che si prova quando, a primavera, con l’inverno oramai alle spalle, ci si avventura per strada con il piacere di respirare un’aria ancora frizzante e fresca, ma che porta con se già il calore e i colori dell’estate che verrà. È inutile negarlo, i mesi migliori per godere della corsa sono aprile e maggio. Giornate lunghe e tepore solare sulla pelle. Bene, quella di oggi e quelle appena passate ci hanno donato sensazioni similari e ci hanno fatto godere di percezioni atipiche per questo periodo. E’ stato bello correre lungo il percorso che costeggia il fiume Aniene e che unisce il comune di Subiaco con la località di Comunacqua. È raro che vada su questo tracciato, sono un abitudinario e 95 volte su 100 preferisco il tratto di strada che si sviluppa ad un paio di chilometri da casa mia, piatto ed asfaltato, ma quando voglio rigenerarmi e godere fino in fondo della fatica e dell’emozione di correre in mezzo alla natura, non ho tentennamenti, la scelta è quella fatta anche oggi. Il paesaggio è straordinario, una gola tra i Monti Simbruini scavata nei millenni dal fiume Aniene. A dominare questo scenario gli splendidi monasteri di San Benedetto e Santa Scolastica ed il borgo medioevale di Jenne. Tutto intorno solo tanto verde e niente più. E’ più facile imbattersi in animali vaganti, come mucche, cavalli e cinghiali, che incontrare persone. Quelle poche che ci sono, sono li per lo stesso mio motivo, una bella passeggiata o una corsetta rigenerante. Il tempo sembra quasi fermarsi ed il gioco più bello è osservare le peculiarità dei mille volti della natura, ogni volta e sempre comunque diversi. Ogni anno un mutamento, ogni stagione un colore, ogni giorno una sorpresa, ogni attimo un nuovo sentimento.

domenica 15 novembre 2009

... ma è comunque bellissimo!

Prosegue la mia marcia di ri-avvicinamento ai ritmi di un tempo sulle gare brevi. Certo, molto c’è ancora da fare, ma l’euforia è tanta, così come la voglia di proseguire su questa strada intrapresa. L’ho detto più volte, è un periodo positivo, per mille ragioni, e il mio fisico sta reagendo bene alle sollecitazioni prodotte dall’atletica e dalla vita di tutti i giorni. Dopo diversi anni sto ritrovando una continuità sugli allenamenti, riuscendo a doppiare (il lunedì e giovedì anche a “triplare”, se si considerano i 45 minuti di nuoto la sera) e a fare qualche “lavoro” adeguato per le distanze brevi. Per esperienza so che per un organismo come il mio questa è l’unica via da seguire, tanti chilometri, o per lo meno più degli anni passati, e prove tirate durante la settimana. Infine l’inserimento di gare brevi alla domenica. Ricetta semplice e facile da preparare, almeno a parole, ma sempre difficile da “cucinare”. Ma se si vuole raggiungere lo scopo non si può fare diversamente. So anche di essere poco agile e di procedere senza “grazia” ed agilità lì dove ne occorrerebbe. Le mie gambe sono enormi, se paragonate non solo a quelle degli atleti africani. Quadricipiti nutriti e cresciuti a lunghi, anzi lunghissimi, e non adatti a sollecitazioni intense. In ogni gara che faccio i metri passano più lenti che in una 100 km e la tentazione di fermarmi poco dopo la partenza è fortissima. Ci vogliono una grossa forza di volontà e passione per andare comunque avanti, cercando di spingere il più forte possibile, senza rallentare. Ma la soddisfazione finale è proporzionata allo sforzo. La curiosità più bella rimane quella di verificare il crono all’arrivo, per scoprire, con sorpresa, l’esito della prestazione e delle fatiche fatte. Non amo guardare i passaggi ai vari mille e difficilmente in gara butto l’occhio sull’orologio. Corro senza riferimenti, almeno cronometrici. In realtà ne ho, uno su tutti: “gli avversari”. Se ti capita la fortuna di trovarti nel bel mezzo di un “treno” e stai al limite delle tue energie, è ovvio che non puoi aumentare, l’unica cosa da fare è resistere e aiutare i tuoi compagni d’avventura per quel che ti è possibile. La sfida non è con loro, non ti cambia nulla arrivare 12° o 13°, ma hai una soddisfazione maggiore se riesci a correre più forte della volta precedente. Questo si. Ah, dimenticavo… la gara di oggi è stata una 10 km a Roma, la “Corri al Tiburtino”, molto veloce ed ottimamente organizzata. La giornata stupenda, forse anche un po’ troppo calda. Il risultato 33 minuti netti, con un passaggio ai 5000 m intorno ai 16’20”.

lunedì 9 novembre 2009

Sembrerà strano...

Sembrerà strano, ma è già da un po’ di tempo che non riesco a scrivere sul mio blog in modo spontaneo e naturale. Quasi sempre, in quelle rare volte che mi “impongo” di scribacchiare comunque qualcosa, trovo grosse difficoltà a riuscire a capire dove andrà a cadere il mio pensiero e cosa spunterà fuori dalla mia “penna”. Di certo questo esercizio non è obbligatorio o legato ad un impegno preso con qualcuno, semmai con me stesso, ma mi regala comunque la fortuna di poter lasciare traccia di una sensazione, un periodo, un’emozione. E la cosa più bella diventa rileggere, dopo un po’, quello che ho provato tanto tempo prima. Ho riflettuto sul motivo di questa inerzia “letteraria” e sono giunto ad una mia conclusione. Probabilmente non apparterà alla verità più vera, ma è comunque quanto di più attendibile possa attualmente credere. La mia voglia di scrivere è proporzionale alla lunghezza della gara che sto preparando, agli allenamenti che faccio, alla fatica “prolungata” che mi logora. Maggiore è il tempo trascorso a correre, maggiori le emozioni provate ed attese, maggiori le cose da raccontare. In questo periodo, nonostante abbia aumentato il numero degli allenamenti settimanali, poiché sto partecipando (non finalizzando, in quanto anch’esse sono parte di un progetto più lungo comunque mirato a gare di maratona ed ultra) a gare di 10 chilometri o giù di lì, non riesco ad essere così motivato come vorrei. Non riesco più a trovare la parte bella della corsa e a narrarla, ho difficoltà ad individuare “l’emozione unica” e riportarla, non individuo più con facilità e naturalezza le cose che un giorno, rileggendo, potranno farmi tuffare di nuovo in qualcosa di vissuto con estrema intensità. Sembrerà paradossale, ma è così. Potrei raccontare, stasera, della gara fatta stamane a Frosinone, una 10 chilometri tutta saliscendi per il centro storico e “cento” incroci non controllati. Delle gambe che già prima della partenza, forse per il meteo non favorevole, ma più probabilmente per la settimana intensa, non ne volevano sapere di correre e apparivano più come due pezzi di legno che due elastici carichi pronti a schizzare. Del pensiero balenatomi per la testa diverse volte di ritirarmi, tanto: “Non ne vale faticare come matti per non portare a casa un bel niente, se non brutte sensazioni e tanta fatica”. Del “Perché oggi sono qua, quando sarei potuto essere ieri a Tarquinia alla 100 chilometri degli Etruschi”. E così via. Ma che cosa lascerebbe tutto ciò per il domani? Da un po’ di tempo mi sono convinto che un blog non possa essere un posto dove trascrivere tempi ed allenamenti fatti, o meglio, non è questo il luogo più degno. A tal scopo esistono diari ed agende dello sportivo. Quello che mi sono impegnato a riportare sono le emozioni vissute attraverso questo sport bello e dannato. E se questo periodo è un periodo “diverso”, lo è anche per questo. Probabilmente “tornerò in me” non appena comincerò di nuovo ad allungare gli allenamenti e le gare. Per il momento ho poco, molto poco da dire.

lunedì 2 novembre 2009

Alla ricerca della ... velocità!

Continua la mia ricerca della …. Velocità. Quella persa in tanti anni di gare lunghe, ovviamente. E’ passato troppo da quando non mi dedico a lavori improntati sul ritmo e non partecipo a gare corte che mi aiutino a ritrovare la brillantezza di una volta. Certamente sono cosciente del tempo trascorso e dei limiti che l’organismo, inevitabilmente, trova in questa direzione. Ma il cuore è lo stesso di tanti anni fa e non vuole saperne delle leggi della natura. Così l’illusione cavalca il momento di follia e si spinge ad immaginare che con un po’ di impegno e buona fantasia si possa ritrovare, almeno in parte, la forma dei periodi migliori. La ratio non accetta certe provocazione e ancorata alla sua concretezza è ben sicura dei limiti fisici, ma nonostante tutto accetta la sfida e accompagna con fierezza tanto il cuore, quanto lo spirito. Il risultato è ovvio e scontato. Non si fanno miracoli, tanto meno in atletica. E quello che non ti appartiene o per il quale non hai perso tempo a crearti, non lo puoi tirare fuori dal cilindro per magia. 10 km non sono tanti, non solo se paragonati a 100 km, ma anche se confrontati con una condizione quanto mai precaria. Partenza all’aspronbattuto, crisi a metà gara, non di gambe, ma di fiato, e ricerca finale di un crono che sia degno di una discreta prestazione. Passaggio al 10.000 m in 33’45”, da ridere. Ma questa è la realtà, la mia. Dimenticavo: la gara è quella disputata ieri nello splendido scenario del centro di Roma, La Corsa dei Santi. Ho provato a guardarmi intorno, ma di gente con l’aureola, soprattutto di questi tempi e a Roma, è proprio difficile trovarne...

sabato 31 ottobre 2009

Piccola intervista a Marco di Marta Micozzi

Le Eolie, L'Aquila, il nuoto, un tendine tornato in forma e ...una bella novità!

1- Marco, allora ci eravamo lasciati con un dolore al tendine ma fortunatamente sembra che sia passato. Hai fatto una cura, ti sei solo riposato o hai continuato ad allenarti?
Come mia abitudine non ho fatto nessuna cura, non perché non credo nelle cure, ma semplicemente perché non ho tempo. Ho cercato di continuare ad allenarmi e le cose fortunatamente si sono messe per il meglio. Adesso ho solo dei fastidi la mattina quando mi alzo. Sfortunatamente poi ho avuto una forte influenza che mi ha costretto a stare fermo per una settimana. Ora ho ripreso ad allenarmi sperando che sia in modo costante senza nessun “intralcio”!

2- Circa un mesetto fa hai fatto “il giro delle isole Eolie” arrivando secondo. Cosa ci racconti di questa gara a tappe?
E’ stata un’esperienza bellissima ovviamente perché tutte le isole delle Eolie sono stupende e ognuna ha qualcosa di particolare. C’ero già stato nel lontano 2001 e proprio per questo ho voluto tornarci insieme a Serena e a due nostri amici, Marta e Giovanni, che ci hanno accompagnato in questa esperienza. Le gare sono state una bella scusa per poter visitare quei bellissimi posti. La sorpresa poi è stata che nonostante avessi poco allenamento, probabilmente aiutato anche dal mare, sono riuscito a fare delle belle gare. Nella prima tappa sono arrivato IV, nella seconda e nella terza sono arrivato II , nella quarta di nuovo II a pari merito con un altro ragazzo e nell’ultima III. Quindi complessivamente sono arrivato II a circa un minuto e mezzo dal I (vi ricordo che in questa gara si fa la somma dei tempi delle varie gare!)

3- Domenica scorsa hai partecipato ad una gara a L’Aquila. Com’è andata?

Per chi mi conosce un pochettino, sa che io non faccio gare corte. Questa qui era però un’occasione particolare per far sentire agli Aquilani la vicinanza di noi corridori, infatti il risultato finale era molto relativo perché lo scopo principale era solo far sentire il nostro affetto. Comunque sono arrivato XV con un bel distacco dai primi… d’altronde ho perso completamente la velocità e solo con gli allenamenti che sto facendo in questo giorni sto cercando di recuperarla. La gara è stata solo una bella scusa per poter visitare nuovamente l’Aquila e essere vicini a queste persone!

4- Che sensazioni hai provato correndo in un territorio devastato come quello Aquilano?

È stata un’esperienza veramente particolare non credevo di trovare un ambiente così. Credevo che il centro storico fosse almeno in parte ripopolato, invece è completamente deserto, è rimasto come quel 6 aprile, con la differenza che sono state tolte le macerie. Sembra di vivere in una città fantasma e la speranza è che si trovino i soldi per risistemare un centro come quello Aquilano che merita sicuramente moltissimo.

5- Neanche un mese fa abbiamo iniziato un corso di nuoto. Ma dove trovi il tempo per: lavorare, allenarti nella corsa e per la famiglia?
È quello che mi chiedo anche io(ride!), non ho molto tempo da dedicare a me stesso. Mi piacerebbe fare tante altre cose come per esempio sistemare delle cose a casa che ha bisogno di manutenzione vivendo in mezzo alla natura. Però purtroppo gli impegni sono tanti. Poi c’è da dire che nelle giornate in cui faccio nuoto cerco di allenarmi addirittura due volte nella corsa: mi alleno all’ora di pranzo, poi alle 19 facciamo 45 minuti di nuoto e poi tornato a casa e faccio una mezz’oretta sul tapis roulant questo per cercare di recuperare una forma ormai persa.

6- Il nuoto quindi ti sta facendo solo che bene?
A si si. Di questo ne sono estremamente convinto perché ho visto i risultati alle Eolie: stavo molto tempo in acqua perché amo fare lo snorkeling e poi nei giorni successivi invece di avere le gambe affaticate erano più sciolte. Non sono un amante dell’acqua però vedo dei grossi benefici soprattutto quando torno a casa e faccio allenamento sul tapis roulant, sto veramente bene. Speriamo che sia un aiuto per la corsa!

7- L’anno scorso hai partecipato alla “maratona di Roma” arrivando I degli italiani e XXV assoluto. Pensi che parteciperai anche quest’anno?

Si credo di si. Io non ho fatto la maratona di Roma per parecchi anni, poi l’anno scorso decisi di rifarla ed è stato veramente amore nel senso che è stata una bellissima maratona, forse la più bella d’Italia perché a differenza delle altre si corre tutta dentro la città di Roma. Poi correre a Roma è estremamente bello e l’arrivo al Colosseo è davvero l’apoteosi.

8- 100km in programma?

Ho programmato di non fare 100km perché vengo da un periodo non buono. Proprio questa settimana ho ricevuto l’invito da parte degli organizzatore della 100km degli Etruschi e per questo li ringrazio. Inizialmente avevo deciso di fare un allenamento lungo di 60km per fare la gara, ma poi a sole due settimane dalla gara ( che ci sarà il 7 novembre) ho deciso di desistere e continuare in questa fase di recupero per poi affrontare bene una 100km, che sarà sicuramente quella del Passatore del prossimo anno!

9- Che tipo di allenamenti stai facendo ora?

Come ho detto prima sto cercando di recuperare la quantità di km nell’arco della settimana. Non sto facendo allenamenti né in velocità, né troppo lunghi. La mia giornata tipo è di un’ora verso il pranzo e poi la sera sul tapis roulant; il lunedì e il giovedì, aggiungo anche i 45 minuti di nuoto!

10- Devi darci una bella notizia vero?
Diciamo che c’è una bella novità perché con Serena aspettiamo un bambino o una bambina perché ancora non sappiamo il sesso. Sperando che tutto vada per il verso giusto a fine aprile dovremmo avere un “marmocchietto/a” che poi ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni. Spero che l’arrivo di questo bimbetto sia uno stimolo in più anche nella corsa!

lunedì 12 ottobre 2009

Lo scoprirò solo... nuotando!

Non ho mai amato l’acqua. Lo confesso. Semmai gelata, nel senso di neve. Gli americani dicono che la neve è solo acqua molto fredda, per me è neve e basta. Il mio habitat naturale è fatto di sostanza sotto i piedi, di sicurezza nell’incedere, di concretezza. Forse è per lo stesso motivo che mai accetterei di buttarmi con il paracadute o giù da un ponte legato ad una corda. Il mio segno zodiacale, per quanto possa credere all’astrologia, è toro. E questo vorrà pure significare qualche cosa. Né acqua, né aria, ma solo terra. Questo il mio credo. Almeno fino a qualche giorno fa. Poi tutto è cambiato o quasi. Ho deciso di frequentare un corso di nuoto per veri principianti, due volte alla settimana, lunedì e giovedì. L’obiettivo non è l’agonismo (è la prima volta che faccio sport senza rincorrere questo scopo), ma imparare, per quanto possibile, a nuotare. Certo è che sono capace di stare a galla ed accennare qualche bracciata di stile libero, ma è anche vero che il mio stile è davvero troppo “libero”. Sono un autodidatta e questo si vede subito. Fatto sta che l’ambiente mi diverte moltissimo ed il tempo trascorre via velocemente, forse troppo. I 45 minuti di lezione passano in un attimo e l’impressione è che appena entrati in vasca sia già tempo di uscire. Per il momento i progressi sono pochi, ma non ho fretta e tutto ciò che apprenderò sarà comunque abbastanza. C’è da aggiungere un dettaglio, non da poco. Credo che questa attività mi porti benefici anche per la corsa. Ho notato durante il giro a tappe delle Isole Eolie che quando passavo molte ore in acqua a fare snorkeling, quindi in un’attività estremamente leggera e rilassata, il giorno successivo le gambe stavano meglio, meno stanche e più reattive. Chissà che abbia trovato il segreto per recuperare più velocemente ed andare meglio anche nella corsa? Lo scoprirò solo… nuotando!

giovedì 8 ottobre 2009

W la corsa!

Prima o poi doveva succedere. Dovevo prendere il coraggio a quattro mani, farmi spazio tra i mille impegni, dedicarmi cinque minuti di tempo e ricominciare a scrivere qualcosa sul mio blog. Più di tre mesi senza che “riservassi un po’ di me” ad una passione così bella, quella di raccontare me stesso e la mia vita attraverso la corsa. Finalmente questa sera ce l’ho fatta. Voglio essere sintetico e raccontare brevemente cosa è stato in questo lasso di tempo. Sicuramente tanto mare, quasi un mese, diviso tra una settimana ad Alghero a luglio, una settimana a Gallipoli a ferragosto, cinque giorni a Vieste ai primi di settembre e per concludere, qualche giorno dopo, il giro delle Isole Eolie a tappe. Nel mezzo poca corsa, molto poca. Così come non era mai successo. Il motivo è da ricondurre ad un fastidioso dolore al tendine d’Achille sx che mi ha bloccato più di una volta e che non mi ha dato la possibilità di fare i soliti allenamenti. Per finire, la scorsa settimana, dopo aver sistemato una cinquantina di quintali di legna da ardere nel prossimo inverno, probabilmente stando in un luogo molto ventilato mentre ero sudato, ho preso una “bella” influenza, che mi ha costretto al letto con febbre a 39,5°C e mi ha fatto saltare un’altra settimana di allenamenti. Finalmente oggi, imbottito di antibiotici e con ancora qualche postumo influenzale, ho ripreso a correre. Inutile raccontare le sensazioni, credo che fossi come un drogato in crisi di astinenza. Le gambe si sono stancate subito, ma che bello correre baciato dal sole caldo e sentire il sudore, non da febbre, su tutto il corpo. Ne avevo tremendamente bisogno. E’ proprio in queste occasioni, più che mai, che riesco ad apprezzare fino in fondo il benessere che mi dona questo splendido sport. Non solo mentre sto correndo, ma anche e soprattutto dopo. Quella piacevole sensazione di leggera stanchezza, così come un torpore che mi invade, mi coinvolge a pieno e mi rilassa. Affronto il resto della giornata, forse con meno energie, ma più rilassato e ciò mi consente di avere un rendimento migliore, soprattutto sul lavoro. La sera, poi, prendo sonno in un attimo e questo mi accompagna fino al mattino seguente senza fastidiosi risvegli notturni. Davvero, viva la corsa.

domenica 5 luglio 2009

Stanco, ma felice

Non era mai successo che stessi così tanto tempo senza scrivere qualcosa sul mio blog. I motivi sono diversi e vari. Primo fra tutti il lavoro. Giugno è stato un mese davvero particolare. Il primo luglio è entrata infatti in vigore la nuova normativa sismica, lasciando alle spalle il vecchio e oramai “obsoleto” metodo di calcolo alle tensioni ammissibili. La ragione avrebbe voluto che i committenti dei miei progetti avessero accettato la cosa con entusiasmo e favore, il buon senso no. Se da una parte l’innovazioni apportate dovrebbero garantire più sicurezza per tutti, dall’altra portano di certo ad un incremento nei costi di realizzazione e al dover accettare limiti geometrici per gli elementi strutturali davvero poco funzionali. Così tutti hanno spinto affinché le progettazioni fossero ultimate e consegnate entro il termine ultimo del 30 giugno. Questo ha significato per me un tour de force incredibile, fatto di ore di lavoro davanti al mio pc senza avere la possibilità di pensare ad altro. In pochi giorni ho dovuto affrontare la progettazione di 3 palazzine e 4 ville unifamiliari e soprattutto subire lo stress e la paura di non riuscire nel mio compito. Nel frattempo c’erano impegni di altro tipo da dover coltivare. Primo fra tutti, ovvio, l’orto. Con le giovani piante da preservare dalla crescita incontrollata dell’erba, incannare ed attaccare i pomodori, ma soprattutto dare l’acqua ramata ed annaffiare. Certo non ho una piantagione sterminata, ma comunque sia la cosa richiede impegno e dispendio di tempo. E quando si è con i minuti contati, anche mezz’ora può fare la differenza. Infine l’organizzazione della gara podistica La Jennesina, gara di 10,5 km che da Subiaco arriva fino al borgo medioevale di Jenne, nella quale sono impegnato a tempo pieno in vari mansioni, prima fra tutte come responsabile delle iscrizioni. E considerando che quest’anno ci sono stati 611 arrivati nella gara per adulti e circa una novantina per quella dei bambini si può ben capire che non è stata davvero una passeggiata. E per tutto questo ed altro ancora che le mie passioni più abituali hanno dovuto subire un “trattamento” ed un “riguardo” diverso dal solito. Diminuzione degli allenamenti, con inevitabile scadimento della condizione fisica, e azzeramento dei post sul blog. La speranza è che a partire da oggi le cose riprendano a procedere come nel passato, ma soprattutto che sabato prossimo arrivi prima possibile. Questo perché ci sono in programma 8 giorni di mare in quel di Alghero. Lo scopo è il riposo, il desiderio quello di ricaricare quanto più possibile le mie pile un po’ scariche.

venerdì 5 giugno 2009

Alcun senso senza di loro

È passata oramai quasi una settimana dal Passatore e finalmente riesco a rubare un po’ di spazio al mio tempo per descrivere quel che è stato. Probabilmente come sia andata la gara, dando un’occhiata a passaggi e tempi, è risaputo. Partenza tranquilla, senza strafare e soprattutto senza seguire le orme di Giorgio e del russo, passaggio controllato a Borgo San Lorenzo e attacco del Passo della Colla in maniera decisa, ma senza forzare. Sfruttando la crisi del russo ed i problemi intestinali di Giorgio, mi sono ritrovato allo scollinamento in seconda posizione a circa un minuto da quest’ultimo. Attacco della discesa con le gambe un po’ dure, ma comunque ancora capaci di spingere. Anzi man mano che passavano i chilometri, invece di affaticarsi trovavano ancora tante energie e brillantezza. Poi verso l’80esimo chilometro, la crisi. Anomala e per questo ancora più difficile da digerire. Non psicologica, non fisica, ma continui e ripetuti forti giramenti di testa, che mi hanno costretto a fermarmi tre volte negli ultimi 15 chilometri. Poi l’ingresso nel vialone finale di Faenza con le sirene della polizia a tutto volume e finalmente le luci bianche della piazza, con un mare di gente ad applaudire e a festeggiare l’arrivo degli atleti per suggellare uno spettacolo davvero unico. Questa la gara, anche se in sintesi facile da descrivere. Quel che mai riuscirò invece a raccontare, perché non sono un poeta, né un romanziere, né uno scrittore sono le emozioni che ho vissuto e che sempre mi porterò dentro. E sono queste quelle che mi hanno dato la forza e sempre me ne daranno per poter andare avanti e continuare a vivere la corsa di lunga distanza come una droga, una spinta vitale, un impulso alla mia felicità quotidiana. Non credo di esagerare, perché questo è davvero quello che sento e vivo ed è quello che tutte le persone care che mi sono intorno riescono a trasmettermi. Sabato la posizione ed il crono finale non avevano un’importanza così grande, perché al mio fianco avevo 4 (sicuramente di più) angeli custodi che soffrivano e correvano al mio fianco come se l’obiettivo da raggiungere fosse più cosa loro che mia, come se lo scopo non fosse Faenza ma la volontà di raggiungere insieme un nuovo traguardo, come se l’impegno non ci dovesse spingere oltre il 100esimo chilometro ma dovesse condurci in un posto più bello, e forse degno, per dimostrarci l’importanza di essere presenti l’uno per l’altro e riuscire a gioire tutti insieme per uno scopo comune. Vi giuro che da solo non sarei riuscito in una cosa così grande, ma soprattutto che una cosa così grande non avrebbe avuto alcun senso senza di loro. Così il premio più bello è stato per me il loro abbraccio finale e cercarli tra la folla negli ultimi 100 metri per corrergli incontro a ringraziarli è stata davvero l’emozione più intensa. Grazie a Gian Luca, Alessandra, Marta e ovviamente Serena. PS: un grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno incitato lungo il percorso, seguendomi in bici. In modo particolare a Giovanni Bulzacca, Luca Baroncini e al ragazzo di Marradi, del quale non ricordo il nome. Proprio a quest’ultimo, insieme ad un altro amico (Rattigia?), chiedo scusa perché inavvertitamente ho cancellato le loro mail alle quali non ho potuto dare risposta. Grazie infine agli organizzatori e al mitico Pirì, senza i quali il mio sogno non avrebbe potuto esaudirsi. Grazie a tutti voi.

martedì 2 giugno 2009

Passatore 2009

Grazie infinite Marta!

venerdì 29 maggio 2009

Solo la soddisfazione finale

Ormai ci siamo. Manca un niente per la gara di domani, il Passatore, probabilmente la gara più bella e affascinate al mondo. Almeno per me. E’ vero forse è un po’ presuntuoso affermare ciò, ma queste parole servono per sintetizzare quanto io tenga a questa manifestazione. Non ho molto da aggiungere, o meglio di cose ne avrei e come da raccontare. Ma la partenza è imminente e sono troppo affaccendato nei preparativi. Devo ancora preparare la borsa, andare a comprare il necessario per i ristori di domani e fare l’ultima sgambatina. Servirà per testare le condizioni fisiche e valutare, un po’ meglio, quel che sarà. Mentalmente credo di essere a posto, sento meno la pressione degli altri anni e credo questo sia un elemento positivo. Ripeto il tutto è dovuto forse al gran lavoro di questi giorni o più certamente alle parole di un caro amico. Utili come non mai. La speranza è di condurre una buona gara e di raccogliere quel poco che ho seminato. La posizione non conta, il crono un po’ più, la soddisfazione finale si.

martedì 26 maggio 2009

E' tornato!

"se corri va bene! se non corri va bene! Non dimenticare che le farfalle non si devono mai catturare, devono essere libere di volare. Poi mi spiegherò meglio guardati negli occhi. Sabato 30 purtroppo fisicamente non posso essere presente, intanto e comunque ciao e arrivederci alla prossima volta. elia"
A pochi giorni dal Passatore è tornato a farsi sentire con i suoi messaggi il mio primo ispiratore, l'amico Elia. Per chi non lo conoscesse e ne volesse sapere di più http://www.amolacorsa.it/Sms_Elia.htm

lunedì 25 maggio 2009

Almeno nel sogno...

Manca oramai poco a quello che per me sarà, senza dubbio, l’appuntamento più importante della stagione, il mitico ed inarrivabile Passatore. L’entusiasmo che mi accompagna l’affrontare questa splendida avventura è ogni anno sempre estremamente travolgente. L’emozione, così come la tensione, c’è e si sente. Non si può cercare di celarla, ma bisogna invece nutrirla e sentirla scorrere dentro nel modo più forte possibile. Sono questo tipo di sensazioni che mi danno la gioia di correre e di affrontare ogni volta questa sfida come fosse la prima esperienza. È bello ed unico il pensiero che mi balena nella testa in questi giorni ogni qual volta penso a quello che mi spetterà in gara sabato prossimo. La consapevolezza mi dice tanta fatica e sofferenza da superare, il cuore, invece, mi parla di gambe che girano forte e che non vogliono saperne di affaticamenti e crampi. Immagino la partenza e subito dopo aver finito la salita della Colla mi ritrovo negli ultimi chilometri di gara, dove le energie, invece di diminuire, aumentano alla ricerca di un degno sprint che suggelli la prestazione. Lo so che è da matti e che le cose non stanno propriamente così, ma almeno nel sogno vogliono essere padrone di un destino diverso. Poi quel che sarà, sarà! Una considerazione, nonostante tutto, mi sembra che quest’anno la tensione per la gara stia riuscendo a tenerla un po’ più sotto controllo. Forse perché troppo impegnato con il lavoro quotidiano o forse perché un nuovo-vecchio amico mi ha fatto un regalo bellissimo, di cui però non posso parlare. Posso solo dire che grazie a questa novità partirò con una convinzione diversa, una motivazione nuova, uno stimolo insolito, che spero ci porteranno a vincere la scommessa fatta. L’importante è crederci, come non mai.

lunedì 18 maggio 2009

Rientro ai box

Avevo avuto un certo sentore che la gara di ieri non sarebbe andata come le altre già dalla settimana scorsa, quando, correndo, avevo accusato tutta la fatica e la stanchezza del lungo collinare di 64 km e della Collemar-athon. Ma nonostante tutto, e testardo più che mai, avevo ritenuto opportuno provare a correre la mia quinta maratona dell’anno sperando che la condizione mi sostenesse e che le gambe, anche se provate, mi conducessero al traguardo. Così non è stato e questo per almeno tre motivi. Il primo e principale quello già detto e descritto, una condizione precaria e non buona. Il secondo il gran caldo, eccessivo e maledettamente fastidioso, soprattutto perché primo di una lunga stagione estiva teoricamente ancora lontana dall’arrivare. Il terzo, più mentale che fisico e certamente non legato alla mia situazione corporea, dovuto alla paura di arrivare all’appuntamento più importante, il Passatore, scarico di energie e demotivato. Proprio per questi motivi, dopo aver corso per una quindicina di chilometri ad un’andatura che a stento riusciva ad essere regolare e comunque prossima ai 3’30”/35” pensati, approfittando del fatto che la gara transitava proprio vicino alla zona traguardo, ho deciso di arrestare la mia corsa, mettere la freccia e rientrare ai box per una bella doccia. A distanza di qualche ora non mi sento affatto rammaricato per la mia scelta, tutt’altro. Credo, infatti, di aver preso la decisione migliore, soprattutto alla luce dell’allenamento fatto oggi, in cui ho dovuto constatare che il mio organismo ha l’estremo bisogno di recuperare al più presto l’energie spese negli ultimi impegni, se voglio sperare di correre un buon Passatore. Mancano ancora 12 giorni al 30 maggio, certo non sono tantissimi, ma con un po’ di riposo e senza allenamenti massacranti potrei e dovrei riuscire nel mio scopo.

sabato 9 maggio 2009

Dislivello 4500 metri

Mentre scrivo queste poche righe ho ancora la fatica nelle gambe per il lungo di stamattina, che credo mi accompagnerà, come fedele amica, per almeno un altro paio di giorni. Le sensazioni, nonostante tutto, appaiono buone e la stanchezza non è più di quella messa in programma. Certo a complicare ogni cosa c’è stato l’affaticamento muscolare della maratona di domenica scorsa che, con le sue salite e discese, fino a giovedì mi ha costretto a scendere le scale di casa con grande difficoltà e dolori sparsi in ogni dove. Pensare oggi di affrontare un lunghissimo senza “godere” dei postumi della gara era oggettivamente impossibile. Solo uno sprovveduto senza esperienza sarebbe potuto arrivare a tanto. Comunque, al di là di ogni cosa, rimangono 64 km corsi in 4 ore e 54 minuti con un dislivello totale di circa 4500 metri, così almeno riporta il mio caro Garmin Forerunner 405. Il ritmo certo non è stato folle, tutt’altro, ma l’obiettivo era tornare a casa “sano e salvo”, senza infortuni e soprattutto senza avere passato crisi fisiche e mentali. E così è stato, il tempo è trascorso via veloce ed anche il caldo, soprattutto nell’ultima ora di corsa, non è riuscito a produrmi grossi problemi. Ora rimane da decidere cosa fare da qui alla fine di maggio. Esclusa l’ultima settimana che sarà pressoché di riposo, c’è la possibilità che domenica prossima vada a correre la Maratona del Piceno, preceduta da qualche chilometro di riscaldamento e succeduta da qualcuno di defaticamento per arrivare ad un totale di circa 50/52 km. Poi l’ultima domenica utile forse farò una trentina di chilometri, di cui almeno 20 su una salita che ricorda molto quella che conduce alla Colla. Per il momento, comunque, è meglio che non mi sbilanci troppo e provveda a godermi il meritato riposo, questo almeno fino a lunedì.

venerdì 8 maggio 2009

"Meglio poco, che niente"

Domani, è inevitabile con l’avvicinarsi del Passatore, sarò impegnato in quello che rappresenta l’allenamento più devastante di ogni stagione da quando ho deciso di iniziare a correre le 100 km: il lunghissimo di 5 ore. La difficoltà non è solo nella distanza da coprire, variabile tra i 65 e i 70 km, ma anche e soprattutto nel dislivello che affronterò e nel caldo annunciato dalle previsioni meteo. Se per le temperature elevate non posso farci nulla, se non provvedere a bagnarmi e a dissetarmi in continuazione, per quanto riguarda il dislivello è una scelta legata alle caratteristiche del percorso del Passatore, fatto quasi interamente di salite e discese. Durante il corso dell’anno quasi mai mi alleno su tragitti con questi requisiti ed è quindi scontato che, allorquando ne ho la necessità, mi trovi in difficoltà. L’unica cosa da fare è provare a colmare le lacune con qualche allenamento specifico. Sono già consapevole, per l’esperienze avute negli anni passati, che ciò che farò da qui a fine mese non mi sarà sufficiente, ma come si dice: “meglio poco, che niente”. Un’altra complicazione attesa per domani sarà l’inevitabile affaticamento muscolare della maratona di domenica scorsa, che fatalmente salterà fuori. La speranza è che non mi condizioni troppi e mi lasci la possibilità di correre senza dovermi fermare per problemi fisici.

martedì 5 maggio 2009

Un clima familiare

Lo avevo preannunciato, non era affatto facile fare poker e scendere per la quarta volta consecutiva sotto le 2h30’. Un po’ per la condizione fisica tutta da verificare, molto di più per la difficoltà del percorso che lega Barchi a Fano. Davvero troppi saliscendi impegnativi che, nonostante il dislivello favorevole di circa 300 m, rendono arduo correre sui tempi collaudati. Il tragitto è ben conosciuto ed illudersi è da sprovveduti. In più domenica a rendere ancora più improba la sfida si è aggiunto un fastidiosissimo vento che ha spirato con forte intensità per tutta la durata della gara. La parte terminale della maratona, gli ultimi 10 km quando scesi dalle colline si prende la parte pianeggiante, sono stati terribili. Un po’ di tregua la si è avuta solo nella parte del centro storico. Così il tempo finale di 2h33’38” non è da buttare via e rappresenta un buon viatico per l’imminente Passatore. Ma se da una parte non sono riuscito nell’impresa sopra citata, dall’altra ne ho compiuta un’altra davvero singolare. Senza volerlo ho siglato lo stesso identico tempo fatto registrare nell’edizione dello scorso anno. Un evento, credo, più unico che raro. Ciò mi fa ben sperare per la 100 km, infatti le difficoltà incontrate sul percorso quest’anno mi fanno capire che la condizione è sicuramente migliore di quella del 2008. Un’ultima considerazione è da farsi sulla gara e sul livello qualitativo che riesce in ogni edizione a mostrare. Annibale e i suoi collaboratori sono unici nel mettere su un’organizzazione perfetta in ogni dettaglio e a creare in un evento dell’elite un clima familiare. Il prossimo impegno il lunghissimo di 5 ore di sabato prossimo.

giovedì 23 aprile 2009

Confronto

L’immagine sottostante riporta un confronto fra le tre maratone da me disputate, Roma, Russi e Torino. I chilometri sono stati misurati con il mio Garmin Forerunner 405 e quindi non sono coincidenti con quelli posti lungo la strada. Per curiosità alla mezza maratona a Roma sono passato in 1h13’05”, a Russi in 1h12’40” e a Torino in 1h13’35”. Inoltre a Roma ho corso in gruppo fino al 30°esimo chilometro, a Russi in solitudine dall’inizio alla fine e a Torino ho corso da solo dal 25°esimo fino al 35°esimo chilometro. Il tempo a Roma è stato bello, ma c’era vento un po’ freddo, a Russi faceva caldo e tirava vento, soprattutto dal 10° km in poi, a Torino piovigginava e in alcuni punti c’era vento freddo fastidioso. Infine vorrei far notare come secondo il Garmin a Roma il percorso sarebbe stato di 42,821 km, a Russi 42,362 km e a Torino 42,407 km. Un’unica cosa ha accumunato tutte e tre le maratone, la grande fatica durante la gara e la soddisfazione dopo.

martedì 21 aprile 2009

Una bella doccia calda

Ed anche questa è fatta. Tre su tre. Tre maratone in un mese e tutte e tre sotto le 2h30’. Niente male direi, soprattutto se viste nell’ottica dovuta, ossia in prospettiva Passatore. Riepiloghiamo: Roma 2h28’27”, Russi 2h29’59”, Torino 2h29’04”. Domenica scorsa Torino, corsa dall’inizio alla fine sotto una pioggia leggera, ma incessante. Chi mi conosce un pochino sa che non amo correre né con il freddo né con l’acqua e preferisco di gran lunga, almeno per gli allenamenti, utilizzare il caro tapis roulant. A volte mi capita di farne uso anche quando c’è solo la minaccia di minuti piovaschi. Oramai, d’altronde, sto invecchiando e l’umidità mi provoca un fastidio enorme e quindi l’unica soluzione percorribile è davvero questa. Così domenica mattina quando ho aperto la finestra dell’hotel e ho visto il cielo cupo e nero, non l’ho presa benissimo e il pensiero è saltato subito a quello che per me avrebbe rappresentato il momento più entusiasmante dell’intera giornata, la doccia calda subito dopo la gara. È ovvio che correre sotto l’acqua non è stato facilissimo, così come è stato fastidioso avere, in alcuni tratti, il vento freddo contrario che gelava il corpo dalla testa ai piedi. Nonostante ciò, tutto è andato per il meglio e l’obiettivo prefissato nel pre-gara è stato ampiamente centrato. Ora guardo con fiducia al prossimo appuntamento, la Collemar-athon. Certo cercare di fare poker sarà alquanto difficile, visto che il percorso che unisce Barchi a Fano e tutt’altro che facile. Ma per il momento preferisco non pensarci e godermi i risultati ottenuti, così come ho fatto con la doccia calda subito dopo l’ultima maratona.

mercoledì 15 aprile 2009

Una domenica si e una domenica no

Una domenica si e una domenica no. Così potrei riassumere il periodo sportivo che sto attraversando. Tutto è iniziato con la Maratona di Roma, 23esimo assoluto in 2h28’27”, un week end di riposo, la Maratona di Russi, 4° assoluto con 2h29’59”, un bel week end trascorso in Olanda in occasione della Pasqua, domenica prossima la Maratona di Torino, poi un fine settimana all’insegna del mio compleanno ed infine il 3 maggio la bellissima Collemar-athon. Riepilogando: una maratona ogni 15 giorni. Cui prodest? La speranza è che queste gare mi regalino una buona condizione in vista dell’appuntamento più importante della prima parte di stagione, ossia il Passatore. Voglio condurre, infatti, una preparazione diversa dagli altri anni, fatta di gare “corte”, adatte a prendere i ritmi e capaci di produrmi uno stress dovuto al poco recupero tra una competizione e l’altra. Per il momento i risultati sono confortanti, anche se ad essere sinceri a Roma, probabilmente essendo più fresco, ho tenuto meglio la distanza e superato con più facilità la crisi che si è presentata verso il 30esimo chilometro. A Russi non è stato altrettanto, ma ho l’attenuante di aver corso da solo dall’inizio alla fine, in una giornata dal gran caldo e dal fortissimo vento. La speranza è che domenica prossima, a Torino, le condizioni meteo siano migliori e soprattutto che possa avere la possibilità di correre in gruppo, magari come a Roma, in mezzo alle prime donne. Staremo a vedere.

martedì 7 aprile 2009

Nient'altro che il proprio io

Non trovo le parole per commentare tutto quello che è successo in Abruzzo, terra a me tanto vicina eppure così lontana. Assisto sgomento allo spettacolo triste offerto da internet e tv. Le immagini sembrano quelle di una guerra, che porta solo morte e distruzione. Insieme a tanta rabbia e poca fiducia su quello che il futuro riserverà. La mia Subiaco è a pochi chilometri di distanza dall’epicentro del sisma, ma per fortuna non ci sono stati danni a persone o cose. Solo tanta paura e la consapevolezza di essere impotenti di fronte a siffatta potenza della natura. Non si ha l'energia e la voglia per individuare un responsabile diverso, perché forse un responsabile diverso non c’è. Come detto da più parti questo non è il momento delle polemiche, ma c’è bisogno solo di solidarietà e tanta forza di volontà. Bisogna trovare il coraggio di guardare avanti, nonostante tutto. Non è facile, ma non si può fare diversamente. Il processo sarà lungo e la ferita impossibile da rimarginare. Occorreranno pazienza e lacrime, sudore e nostalgia. Solo partendo da qui si potrà cercare una via di uscita, individuare una luce, sognare una speranza. Da parte nostra possiamo fare tanto, inviando ognuno un aiuto economico, magari anche piccolissimo. Non solo servirà fattivamente a ricostruire un territorio, a risollevare un popolo, a rinnovare un futuro, ma servirà anche a non far sentire troppo solo chi oggi non possiede altro che il proprio io.

mercoledì 1 aprile 2009

Uno alla volta

Incomincia a scaldarsi l’aria ed il pensiero vola inevitabilmente ad una primavera, che nonostante tutto, stenta ancora a mostrarsi nel pieno dello splendore. Forse è vero, non esistono più le mezze stagioni e passeremo, così, dal grande freddo ad un tepore troppo umido fino al caldo pre-estivo. Maledette le piogge di questi giorni e quelle che ancora verranno. È tornata l’ora legale e non sarebbe niente male potersi allenare la sera fino a tardi, prima dell’ora di cena. Ma come si fa con questo tempo? Allora bisogna tenersi strette le abitudini portate avanti per tutto l’inverno. Comunque è roba di pochi giorni e poi il sole, sicuramente, tornerà a splendere. Amo il mese di aprile, forse perché ricorre il mio compleanno, ma forse più perché l’aria mite annuncia la spensieratezza dell’estate. Non bisogna accendere più il camino ed il tepore del giorno serve a scaldare la casa anche per la notte. Ed è proprio in questo periodo che il pensiero spesso va a posarsi su quello che per me sarà l’appuntamento probabilmente più importante di questa prima parte di stagione, Il Passatore. Proprio oggi, mentre sistemavo l’aiuola fuori casa con delle luci da giardino, ho ricevuto la gradevole telefonata dell’organizzatore che voleva sapere se sarò presente o meno. Aldilà della risposta, scontata, ed il piacere nel ricevere il contatto, è stato un modo come un altro per rituffarsi in un attimo in un’avventura strepitosa qual è la 100 km che unisce Firenze a Faenza. Non voglio essere presuntuoso, ma personalmente, nonostante i difetti organizzativi, la reputo la gara più bella ed affascinante che abbia mai corso. È un sistema unico per vivere la storia, scrivendola. Non solo per chi vive la gara da protagonista, ma per tutti coloro che anche quest’anno avranno la voglia ed il coraggio di lanciarsi in un’impresa esclusiva come questa. Già fissate le gare che mi condurranno a fine maggio. La prima domenica prossima con la 42 km di Russi, poi la maratona di Torino ed infine la Collemar-athon. Forse inserirò anche altri appuntamenti, ma per il momento preferisco non allargarmi troppo ed aspettare gli eventi, valutando di volta in volta il da farsi.

venerdì 27 marzo 2009

Un simpatico punto di partenza

Continuo a ricevere, nonostante siano passati già diversi giorni dalla Maratona di Roma, messaggi ed email di amici e conoscenti che si complimentano con me per la bella prestazione, riferendosi soprattutto al fatto di essere arrivato primo fra gli atleti italiani. La maggior parte cercano di farmi riflettere, cercando di farmi capire che non c’è nulla di cui vergognarsi e che il risultato ottenuto non è frutto solo di un destino con me benevolo, ma anche di una prestazione comunque non da gettare via. Ho riflettuto e rifletto ancora su queste parole e su quanto accaduto e, anche solo con il pensiero, un po’ me la rido. Penso a quanto sia buffa la situazione in cui mi trovo, come protagonista incosciente di un evento importantissimo. Ho trascorso anni, almeno 5 o 6, in cui correvo maratone intorno alle 2h20’ con una certa facilità e ricorrenza, ma nonostante tutto non mi era mai accaduto nulla del genere. Non dico nella Maratona più popolata di Italia, ma anche in maratona meno importanti. Ora mi trovo con un 2h28’ che riveste un significato tutto particolare ed unico. Che in qualche modo sarà, o almeno sembrerà, più importante e piacevole di un risultato cronometricamente più valido, ma che confuso tra i tanti, non ha lasciato alcun ricordo, tanto meno positivo. E allora cosa fare? Niente di più di quello che sto facendo già! Cosciente e consapevole di quanto accaduto, mi crogiolo in queste dimostrazione di affetto e stima che sto ricevendo in questi giorni cercando di vedere, come sempre, questo risultato non come un punto di arrivo, ma un simpatico e inaspettato punto di partenza. E comunque grazie a tutti di cuore.

lunedì 23 marzo 2009

Non per merito mio

Non capita spesso, anzi quasi mai, ma a volte il destino ci riserva sorprese e scherzi atipici, ai quali stentiamo quasi a credere. Ci troviamo protagonisti, anche se in modo defilato, di un evento del quale dovevamo essere solo semplici comparse. Questo è quello che mi è capitato nella giornata di ieri alla fine della Maratona di Roma. Non per mio merito, ma sicuramente per demerito altrui (ossia di tutti coloro pur più forti non si sono presentati ai nastri di partenza), mi sono ritrovato primo dei bianchi e ovviamente (o quasi) anche primo degli italiani. Questo ha comportato una premiazione speciale con l’assegnazione di un premio speciale. In realtà la premiazione non è stata effettuata (perché la prima donna italiana, Anna Incerti, era già andata via), ma il premio dovrebbe essermi assegnato e dovrebbe consistere in un viaggio di una settimana in Kenia per una persona con tappa a Eldoret, Malindi e safari finale. Davvero un bel regalo. Ma aldilà di questo, dicevo mi sono ritrovato protagonista per caso. La televisione ha fatto il mio nome, qualche giornale mi ha citato e subito si è sparsa la voce. Così ho ricevuto diverse email, sms, telefonate e quant’altro che contenevano felicitazioni per il risultato ottenuto. A questo punto la mia preoccupazione è stata ed è quella di rassicurare tutti sul fatto che nulla di particolare è stato da me compiuto, ma che tutto è accaduto solo ed esclusivamente per pura coincidenza e che il 2h28’27” non è un tempo così eccezionale, non solo se lo si confronta con quello del vincitore, ma soprattutto con quello di Richard Whitehead, ragazzo inglese amputato a tutte e due le gambe e costretto a correre con delle protesi in carbonio che ha corso in 2h56’45”. Quanto alla gara sono soddisfatto non tanto per il tempo (ben lontano dal mio personale), ma per la capacità dimostrata nell’esser riuscito a venir fuori dalla crisi che mi ha colpito verso il 30° chilometro. Non avrei mai creduto di riuscire a reagire in maniera così positiva e soprattutto di avere ancora tanta energia e grinta da tirare fuori. Quello che ora manca è un po’ di ritmo nelle gambe. Speriamo di arrivarci presto. Un’ultima cosa: erano un po’ di anni che non correvo la maratona di Roma, l’ho trovata molto migliorata, soprattutto per il calore del pubblico. E questo è un ottimo segnale per l’atletica leggera e per tutto il movimento.

mercoledì 18 marzo 2009

Solo il mio pensiero

Ho letto con attenzione tutti i messaggi lasciati sui vari siti da coloro che hanno avuto la pazienza di dedicarsi alla lettura del mio post “100 km corsi con il cuore” e proprio a costoro vorrei dedicare parte del mio tempo. Ringrazio tutte le persone che hanno mostrato comprensione per le cose da me riportate, testimoniando quanto sia importante, anche per loro, l’aspetto emotivo e mentale nell’affrontare una gara di lunga durata come la 100 km. Ma ringrazio ancor di più chi ha avuto la “forza” per affermare che alcuni concetti da me espressi non sono condivisibili a pieno e per questo ha voluto muovere una critica. Ed è con loro che vorrei confrontarmi. Premetto che nel mio scritto mi riferivo solo ed esclusivamente agli attimi che precedono la gara e che solo adesso voglio estendere il discorso a tutta la preparazione. Partiamo dall’aspetto propriamente tecnico. Non credo che si possano paragonare gli studi e le esperienze fatti sulla maratona con quelli della 100 km. Credo che siano pochi i tecnici al mondo che hanno effettuato ricerche approfondite e protratte nel tempo su atleti di alto livello nel campo delle ultra, ancor meno in Italia. Così come sono pochi i libri che trattano in modo scientifico lo studio della preparazione di una 100 km. Poco se ne sa ed il mondo delle ultra è un mondo ancora inesplorato e sconosciuto ai più. A testimonianza di ciò basta comparare la preparazione affrontata da Giorgio Calcaterra, sia per il Passatore 2008 che per il Mondiale, con quella fatta dagli altri atleti della nazionale. Il caro Giorgio ha preparato entrambe le gare con soli due lunghi da 60 km fatti nell’ultimo mese, ma con una gran mole di chilometri alle spalle e con ottimi ritmi sulle gare corte e buoni in maratona. Tutti gli altri si sono affannati in lavori estenuanti e stancanti che hanno portato a risultati ben diversi. Sicuramente meno positivi. Nessuno ha mostrato la forza e la brillantezza di Giorgio, tantomeno la condizione. Certo molto fa l’atleta, ma è proprio questo modo diverso di preparare la 100 km che, probabilmente (anche perché è stato lo stesso Giorgio ad affermare di trovarsi molto meglio con questo metodo), ha consentito a Giorgio di ottenere il primato personale al Passatore ed il titolo mondiale e delle prestazioni diverse da quelle degli anni precedenti. Questo alla faccia di tutti coloro, tecnici ed atleti, che vedono la preparazione in modo completamente diverso, lunga e faticosa come la 100 km. L’altro aspetto è relativo agli psicologi. Non me ne vogliano, non ho nulla contro di loro e contro la loro professione, ma ciò che ho scritto è relegato solo alla mia esperienza e unicamente alla vita sportiva. Personalmente credo che l’intervento dello psicologo si reputi necessario nel momento in cui c’è un problema da risolvere, non ho mai sentito nessuno che si sia recato dallo specialista solo per fare una chiacchierata. Il problema, ovviamente, può essere più o meno grave, ma comunque sussiste. Bene, proprio rifacendomi a questo mio modo di vedere le cose ho espresso l’opinione che mai farei ricorso agli psicologi per avere maggiori stimoli o motivazioni in una 100 km. La corsa per me è puro piacere, il giorno in cui la competizione dovesse trasformarsi in problema, eliminerei la difficoltà alla radice. Semplicemente smetterei di correre o più propriamente modificherei il mio obiettivo. Non sono un professionista del running ed il mio scopo è la sensazione pura, ma non artefatta, e comunque non il tempo o la posizione. Infine, anche se questo me ne duole, vorrei dedicare due righe a chi (per fortuna o purtroppo una sola persona, almeno che io sappia o abbia letto) ha ritenuto opportuno definire il mio atteggiamento un po’ sfrontato, invitandolo a rileggersi tutti i post passati e a ricercare in essi anche solo un riferimento che possa giustificare le sue accuse, ma soprattutto pregandolo di parlare delle sensazioni altrui con maggiore accortezza e rispetto. Grazie.

venerdì 13 marzo 2009

100 km corsi con il cuore!!!

Non sono di certo uno psicologo o comunque uno che ha studiato e studia i processi mentali dell’uomo nella vita sportiva e nelle discipline di endurance. Ma sono sicuramente un ultramaratoneta. Uno cioè che ha corso e corre distanze che superano di gran lunga quella classica di maratona. Per questo non so bene chi fra lo psicologo e l’ultramaratoneta sia più degno di dire cosa rappresenti per la mente umana uno sforzo di questa portata. Quali siano gli elementi che entrano in gioco allorquando si decide di affrontare una sfida lunga come una 100 km. Quali fattori debbono essere tenuti più sottocontrollo e quali possano essere ritenuti decisivi al fine dell’ottenimento della prestazione atletica. Ma credo comunque di poter dire la mia con una certa cognizione di causa. Personalmente ho sempre valutato la fatica che si compie in una 100 km come fatta di due componenti essenziali, diverse e comunque uguali fra loro. Diverse nelle caratteristiche, ma uguali nell’intensità. Mi spiego meglio. Sembrerà paradossale, ma in uno sport come l’ultramaratona il fattore fisico non è tutto e soprattutto non è prioritario. Molto fa l’aspetto mentale ed emotivo, almeno per un buon 50%. Arrivare tranquilli e rilassati all’appuntamento, così come arrivarvi decisi e convinti è fondamentale. La gara inizia ben prima dello sparo dello start e tutto deve filare liscio già nei giorni precedenti l’evento. Ogni elemento di nervosismo comporta un inutile dispendio energetico, che in un lavoro così lungo può fare la differenza nel risultato. Quel risultato ambito e per il quale si sono spesi mesi di allenamento e fatti sacrifici enormi. Non sento più la pressione della gara già da un po’ di anni, mi sveglio la mattina e devo prendere consapevolezza su quello che sarà l’impegno della giornata. Riesco a dormire tranquillo e ogni problema diventa facilmente risolvibile. Così non è per la 100 km. Così non è per il Passatore, così come non lo è stato per il Campionato Mondiale di Tarquinia. Chi mi è affianco lo sa bene. Subisco una trasformazione, quasi radicale, e nonostante mi sforzi di apparire tranquillo la tensione c’è e si sente. E viene trasmessa a tutte le persone più care, che, come me, sperano e sognano che tutto vada per il meglio. Quelle stesse persone che assumono per questo un ruolo fondamentale, strategico. Sono loro le uniche che possono rilassarti e rassicurarti, perché loro ti conoscono meglio di altri e sanno davvero quali sono le necessità, i punti deboli da risolvere e le priorità da affrontare. Non contano i consigli dei tecnici, se non per aumentare la tensione ed il nervosismo. Non contano i consigli degli psicologi, perché fatti di un mondo a loro sconosciuto. Non contano i consigli di tutti coloro che mai hanno corso un’ultramaratona, perché non lo hanno mai fatto neanche con il cuore e hanno sempre creduto e sempre crederanno che il suo risultato è solo una questione di stupide tabelle da seguire.

sabato 7 marzo 2009

Felice come un bambino

Devo essere sincero. Non conosco molte persone che riescono ancora ad emozionarsi come fossero dei bambini. Mi spiego meglio. Non sono così bravo da poter entrare nel cuore di ognuno per poter valutare il livello raggiunto dai propri sentimenti e così stolto da voler stimare dall’esterno l’interno sentire di ogni persona. Il mio riferimento è più banale e riguarda il modo con cui l’emozioni vengono vissute ed esternate, senza vergogna e timore. I bambini in questo sono dei veri campioni, ma questa infinita virtù con il tempo va via via perdendosi. Subentra la razionalità ed il gioco diventa più difficile e complicato. L’apparenza diventa più importante dell’essere e il mostrarsi “debole” agli impulsi del cuore ci fa credere meno maturi e virili. Così vivere a pieno un sentimento senza barriere e confini, senza paure e timori, senza limiti psicologici diventa difficile. Quasi un’impresa ardua. Eppure così facendo si perde la parte più bella del tutto e tutto assume un sapore diverso. Il motivo principale credo sia da ricondurre alla capacità che hanno queste persone di vivere più intensamente ogni cosa e quindi di saper meglio valutare le emozioni altrui. Sanno entrare meglio di altri in questo delicato campo, proprio perché lo conoscono più profondamente, e sanno meglio di altri regalare gioie ed emozioni. Ed è la stessa suggestione che ha colto me quando ho avuto la fortuna di vedermi recapitato il numero di marzo della rivista “Marathon” da parte del mio caro amico Mauro Firmani. Raccontata così l’esperienza potrebbe apparire sterile, in quanto non si conoscono e non si possono conoscere tutti gli infiniti retroscena. Ma è sufficiente dare due particolari. Il primo riguarda l’importante “traguardo” (o meglio punto di partenza) giunto da Mauro nel diventare direttore editoriale della rivista e con tutto ciò che questo comporta, il secondo riguarda il post-it fattomi recapitare sulla prima di copertina del mensile che recita così: “Sei una delle persone alle quali ho avuto più felicità nel comunicare questa notizia. Grazie di essermi amico. Mauro”. La gioia che ho provato è stata grande. Sapere che ci sono persone che ti stimano profondamente e che fanno del rapporto d’amicizia con te un elemento di privilegio ti fa stare bene. Ti fa esplodere dentro sensazioni meravigliose ed uniche. Ti fa tornare bambino. Non credo si debba aggiungere altro. Tutti coloro che in questo gesto riescono a vederci l’infinito sono tra i fortunati che riescono ancora ad emozionarsi e a sapere emozionare, gli altri non avranno mai ali per volare. Un’ultima cosa: grazie infinite a Mauro per lo splendido regalo ed in bocca al lupo per questa splendida avventura.

venerdì 6 marzo 2009

Per amor del vero

Sono solito leggere il sito podisti.net e casualmente mi sono imbattuto nell’articolo “Tra il 13 e il 15 marzo, a Schio (VI) il primo raduno tecnico 2009 degli azzurri di ultramaratona” scritto da Maurizio Crispi come comunicato stampa della IUTA, che riporta l’elenco degli atleti convocati, compresi i "nuovi" inserimenti, con la definizione della specialità di appartenenza (100 km o 24 h). Ho notato, con estremo stupore, che non è stato inserito il mio nominativo. E proprio per questo ci tengo a precisare che la mia assenza nel raduno non è riconducibile ad una mancata convocazione da parte dei selezionatori della IUTA (come si potrebbe dedurre leggendo l’elenco dei convocati), ma ad un atto volontario di rinuncia da parte mia (quanto riportato è dimostrabile attraverso lo scambio di email che c’è stato tra me ed i dirigenti). L’omissione del mio nome non è attribuibile ad una semplice distrazione terminologica (l’aver confuso l’elenco dei convocati con l’elenco dei partecipanti), in quanto nella lista compaiono i nominativi di atleti che non prenderanno parte al raduno. Manca esclusivamente il mio nome. Tale precisazione, se da una parte non cambia la sostanza delle cose, dall’altra fa giustizia sulle responsabilità e le scelte. Visto l’atteggiamento tenuto, non credo sia necessario spendere altre parole sulle motivazioni che mi spingono a non prendere parte al ritiro, ma reputo sufficiente porre l’attenzione sulla poca professionalità e correttezza mostrate ancora una volta dalla dirigenza IUTA nei miei confronti.

Col naso all'insù

Non è simpatico dirlo, ma quest’anno davvero non se ne può più. È stata una stagione da ricordare, ovviamente in negativo. Qui dalle mie parti, ma bene o male in tutta Italia, il maltempo la fatta da padrone, lasciando solo raramente spazio al caro sole. Oltre ai danni che si è portato dietro, con straripamenti dei fiumi e allagamenti vari, si è fatto sentire anche sulla vita all’aperto delle persone in generale e, più nello specifico, di tutti coloro che, come me, hanno il piacere di correre. Ogni qualvolta c’è in programma un allenamento è necessario verificare con tempo le condizioni meteo e guardare continuamente il cielo nella speranza che lasci la possibilità di affrontare l’impegno sportivo senza l’aggravio della pioggia. Personalmente provo maggior fastidio quando devo affrontare un lavoro di qualità, in effetti in questi casi è meglio evitare di correre in condizioni sfavorevoli e rimandare il tutto, mentre per gli allenamenti lenti ho adottato, come molti, la soluzione tapis roulant. Che non è davvero male, perché ti consente di correre all’asciutto e soprattutto di farlo a qualsiasi ora del giorno senza essere costretto a cercare luoghi illuminati o ad indossare lampade frontali. Non è molto che ne possiedo uno. Il primo l’ho comperato ad ottobre del 2005, ma devo essere sincero, oramai non ne potrei fare più a meno. Certo è un po’ noioso ed il tempo sembra scorrere più lentamente rispetto a quando si corre all’aria aperta, ma senza dubbio è uno strumento utile ed indispensabile per tutti coloro che devono adattare lo sport alla vita quotidiana e che con il passare del tempo hanno sempre meno voglia e fantasia di sacrificarsi correndo sotto l’acqua.

giovedì 5 marzo 2009

Male che vada, rallenterò...

Ancora qualche considerazione su Facebook prima di iniziare a lavorare. Avevano ragione tutti coloro che già da un po’ di tempo mi consigliavano di iscrivermi. Si perde un po’ di tempo a “cazzeggiare”, ma si ha la fortuna di scambiare qualche battuta con tutti gli amici che uno ha. E come essere in una grande piazza e poter parlare contemporaneamente ed in comodità con chi si vuole. Anzi meglio. È come abitare in un palazzo che affaccia su una grande piazza. Quando si ha voglia si può decidere di scendere a fare quattro chiacchiere, con la certezza di trovare sempre tutti. Magari non li pronti a risponderti, ma basta avere un po’ di pazienza e saper aspettare. La mia paura più grande e che in questo modo il tempo da dedicare al blog possa diminuire e quindi togliermi la possibilità di tenere aggiornate le mie sensazioni ed emozioni. Il tentativo sarà quello di resistere a questa eventualità. Per il momento va tutto bene. Ne approfitto intanto per dire che domenica, dopo tre anni di partecipazione, non sarò alla Strasimeno. Di questo sono profondamente addolorato, perché ho stretto una certa amicizia con gli organizzatori, ma ci sono due cose che mi hanno fatto scegliere diversamente. La prima è legata al fatto di non avere lunghi sufficienti per correre 58 km, la seconda perché vorrei allungare la distanza in maniere graduale per arrivare non esausto al Passatore di fine Maggio. Quindi il prossimo obiettivo sarà la Maratona di Roma, magari come allenamento. L’intento è di “buttarmi” nel gruppo della Incerti, tirata da un certo Giorgio Calcaterra. Certo le loro condizioni sono migliori delle mie, ma male che vada rallenterò.

lunedì 2 marzo 2009

Tutta colpa dell'Amore?

Quella vissuta ieri è stata una splendida mattinata di sport, con la Roma-Ostia protagonista indiscussa. C’è poco da dire, quanto si mettono su eventi come questo, l’entusiasmo colpisce tutti quanti ed il clima di gioia e di trepidante attesa si respira tra tutti i presenti. È davvero un evento unico nel suo genere, per la folta partecipazione di atleti provenienti da tutta Italia, e non solo, e per il percorso affascinante e scorrevole nonostante le tante insidie. Personalmente è andato tutto alla perfezione ed il risultato finale mi soddisfa moltissimo. Sull’ultimo post avevo scritto che il mio obiettivo era 1h13’ ed invece è arrivato un lusinghiero 1h11’25”, con un tratto costituito dagli ultimi due km in cui il vento fortissimo (ho calcolato di aver perso intorno ai 30/35”) mi ha tolto la gioia di scendere sotto il muro di 1h11’. A questo si deve aggiungere una leggera brezza che spirava contraria sulla restante parte del percorso e che non ha reso le cose facile soprattutto a quelli come me che si sono trovati da soli a doverla affrontare, senza nessuno che ogni tanto desse il cambio. Aldilà di questo, l’emozione più grossa è stata quella di ritrovare tante persone ed amici che non vedevo da un bel po’ di tempo e ripercorrere un tracciato che tante soddisfazioni mi ha donato in passato. Partecipando a questa gara si capisce perché trova così tanto riscontro. La strada corre veloce sotto i piedi ed i chilometri trascorrono quasi senza accorgersene, almeno questa la mia impressione di ieri. Quanto al resto solo alcune considerazioni sulle frequenze cardiache registrate. Come si può vedere dalla tabella del Garmin ho raggiunto a stento i 165 bpm e quasi tutta la gara è stata corsa intono ai 160 bpm, anche quando il ritmo è sceso e di molto sotto i 3’20”/km. A me sembrano un po’ pochi, ma più di questo il mio cuore non riesce a dare. Sarà colpa delle Ultramaratone o del fatto che batte già troppo forte per Amore?

sabato 28 febbraio 2009

Ritorno al passato (2)

Mentre il numero degli amici su Facebook continua a crescere ad un ritmo davvero entusiasmante, io mi accingo a tuffarmi di nuovo in una parte del mio lontano vissuto. Domani affronterò, dopo anni di mancata partecipazione, la Roma-Ostia, gara che in passato mi ha regalato davvero grandi emozioni. Per un bel periodo, soprattutto alla fine degli anni ’90 è stata per me, come lo è ora per gran parte dei laziali, una gara di riferimento che aveva come scopo quello di testare la condizione generale e più specificatamente in vista di qualche maratona primaverile. L’entusiasmo che trasmetteva un evento del genere era tutto legato alla consapevolezza che su un percorso così veloce e in una gara con tanta concorrenza potesse venire fuori un tempo straordinario, da primato personale. E così è stato davvero per me e questo in diverse edizioni. La soddisfazione più bella nel 2000 o nel 2001, non ricordo bene, in cui riuscii ad arrivare decimo con il tempo di 1h06’40”, che tradotto in ritmo al chilometro vuol dire 3’10”. La sfortuna volle che quel giorno ci fosse un bel po’ di vento contrario, altrimenti le cose sarebbero potute andare ancora meglio. Oggi a distanza di anni, con ritmi diversi nelle gambe e con una preparazione non adeguata e quanto mai precaria, l’obiettivo unico è quello di fare un bell’allenamento. Non credo di poter scendere sotto l’1h13’, ma già correre intorno a questo tempo sarebbe positivo. Staremo a vedere.

giovedì 26 febbraio 2009

Anch'io su Facebook!!!

Anch’io sono su Facebook. Anche l’ultima barriera è caduta. Mai avrei pensato a tanto ed invece… Tutta colpa o merito di Marta che ha avuto la brillante idea di creare un gruppo di miei fans o meglio amici. Il gruppo si chiama: Quelli di..."come ama la corsa LUI non c'è nessuno".... . Certo è un po’ lungo, ma rende bene se è vero che dopo circa 24 ore già si sono iscritte più di 30 persone. Marta dice che come risultato è ottimo, io che non ho idee in merito accetto tutto con enfasi e sto al gioco. In realtà non sarà nulla di più che questo. Il piacere sarà vedere e ritrovare tanti amici e conoscenti e con essi scambiare opinioni e pareri. Sono sicuro che ci sarà da divertirsi. Nel frattempo, ovviamente, mi sono iscritto anche a facebook. Chi volesse cercarmi lo può fare semplicemente inserendo il mio nome. Certo la foto non è aggiornatissima, ma a me piace troppo. Voi che ne dite? Allora ci vediamo, ovviamente on-line…

mercoledì 25 febbraio 2009

Un grande spettacolo davvero!!!

Ed alla fine ad avere ragione sono stati tutti coloro che hanno creduto e pensato che correre in un modo differente dal solito fosse la cosa più bella da fare in una giornata, come quella di domenica scorsa, in cui le previsioni davano sole alto nel cielo e temperature in rialzo. E così è stato. L’entusiasmo di provare le ciaspole ha colpito tutti quanti, anche chi alla vigilia era un po’ scettico in merito. Messe da parte le incertezze iniziali relative a come approcciarsi ad un “mezzo” nuovo e così unico, indossate le racchette da neve, fatti i primi passi, e per qualcuno anche le prime cadute, provata l’ebbrezza della corsa non solo in pianura, ma quel che più contava in salita ed in discesa, tutto è sembrato più facile e scontato. E quindi con spiriti diversi, dal piacere di una semplice passeggiata alla volontà vera e propria di confrontarsi comunque con il cronometro, tutti hanno accettato di buon grado “la sfida”. Un giro di 2,6 km circa da ripetere due volte in un paesaggio che dire incantevole è davvero troppo troppo poco. È vero, la fatica non è stata poca. Le difficoltà maggiori due. La prima relativa all’altitudine. La sensazione un po’ per tutti è stata quella di avere a disposizione meno fiato del solito. La seconda alla fatica fatta dalle gambe dovuta ad un modo di correre e di condurre le ciaspole molto simile ad una corsa a gambe alte. Nonostante questo tutti hanno mostrato di gradire questo modo diverso di vivere il running e la neve e si sono ripromessi di essere presenti anche il prossimo 14 febbraio 2010 per l’edizione numero 1.