mercoledì 19 gennaio 2011

Sono vivo e sono qui!

Un amico scrive: "Guardando il tuo sito mi è venuto in mente un nuovo nome per il tuo blog........ AMO LA CORSA MA NON AMO SCRIVERE!!!!!!Due foto in 6 mesi sono un po pochine........ Ti sembrerà strano ma c'è gente(tanta) che il tuo sito lo ha nei Preferiti. Un po di sana polemica ci vuole per migliorarsi vero? Un saluto e scattati una foto con il giornale come i rapiti......così sappiamo che sei vivo!! Ciao grande". La mia risposta: "Caro Amico Mio, grazie davvero di cuore del pensiero. Sei molto gentile a preoccuparti di me. Ti giuro che sto benissimo e sto attraversando uno dei momenti "più felici" della mia vita. Luce, mia figlia, è stupenda ed è sempre solare. Forse , proprio per questo, la corsa è passata in secondo piano nei miei pensieri. E non ho più stimoli a scrivere, anche se corro comunque sempre. Ti prometto, e lo prometto soprattutto a me stesso, che tornerò a scrivere a breve. E' giusto che lo faccia ed bello lasciare comunque una traccia di questo momento positivo. Grazie ancora infinite, amico mio. Un abbraccio solare, come il sorriso della mia bimba. Ciao. Marco, Serena e la piccola Luce"

lunedì 6 dicembre 2010

A risciacquar i panni... in lago

L'immagine mostra un momento bellissimo dopo la gara di ieri, "Il trail dei due laghi", in cui sto lavando me stesso ed i panni che indossavo! Che acqua gelida!

lunedì 23 agosto 2010

Maybe

Riepilogo delle puntate non andate in onda.
13 marzo: ultimo post
21 marzo: Maratona di Roma, partenza troppo forte con passaggio alla mezza in 1h12’30” e finale in 2h30’ e spiccioli
5 maggio: nasce Luce, inutile aggiungere altro
29 maggio: Il Passatore, nonostante una preparazione inadeguata, chiudo in 7h10’. Con due dettagli importanti, il primo, nonostante i 100 km, correndo mi sono divertito come non mai, il secondo, è stata la gara più entusiasmante che abbia mai corso, con un arrivo da brividi
19 giugno: Maratona del Gargano, accetto l’invito degli organizzatori e decido di andare a correre a Cagnano Varano (Fg). Stupenda l’accoglienza ed il soggiorno, favolosa la cena del dopo gara. La maratona solo un dettaglio. Chiudo in 2h43’ al primo posto e ancora una volta con Luce in braccio.
27 giugno: Iniziano i problemi. In realtà si acutizzano quelli che avevo. Decido di fermarmi fino alla completa soluzione degli stessi.
9 luglio: partecipo, anche se solo per un giorno, al raduno di Castel del Monte della nazionale italiana di 100 km. Questo vuol dire che sono stato rintegrato nella squadra azzurra e che parteciperò al campionato mondiale di 100 km di Gibilterra il prossimo 7 novembre. Potrei raccontare molto su questo episodio, ma …
7 agosto: mancano tre mesi precisi al campionato mondiale di 100 km. Dopo 40 giorni di riposo assoluto, senza aver risolto i problemi fisici che avevo, riinizio gli allenamenti. Inutile descrivere le sensazioni, catastrofiche. Con dolori e stanchezza pressanti.
23 agosto: a distanza di più di 5 mesi, scrivo di nuovo un post. Non conosco i motivi, ma oggi mi andava così. Speriamo sia di buon auspicio per il futuro.

venerdì 4 giugno 2010

venerdì 12 marzo 2010

"Drogato assuefatto"

Caro Amico Mio,
scusami se non ti ho risposto prima, ma sto attraversando un periodo ricco di impegni. I pomeriggi sono impegnato con un corso sulla sicurezza a Roma e nelle ore che mi restano devo pensare ad una consegna urgente per lunedì prossimo ed alla corsa. Inoltre la famiglia e la società per cui corro (di cui sono segretario) fanno il resto. In poche parole non ho il tempo da dedicare ad altre cose, magari più piacevoli e stimolanti. Tutto deve passare in secondo piano ed essere ripreso più in là. Come la tua mail.
Mi ricordo benissimo di quando ci siamo incontrati a Marradi, non fosse altro per il fatto che non mi è successo altre volte di ritirarmi al Passatore e di conseguenza di assistere alla gara. Sono contento che tu mi abbia scritto, ma soprattutto sono felice del fatto che, nonostante la distanza, siamo legati non solo dalla professione, ma anche dalla corsa e dai mille impegni che la vita ci presenta.
Devo essere sincero, ho ricevuto molte volte richieste da parte di amici e conoscenti su come prepararsi al meglio per una 42 km o una 100 km. Tutti però mi hanno chiesto gli aspetti tecnici, in poche parole un programma di allenamento da seguire. Nessuno mi ha chiesto di suggerirgli delle motivazioni.
Nel corso di questa settimana ho pensato molto a cosa risponderti e sono giunto ad una conclusione, che probabilmente non ti aiuterà nell’avvicinamento verso la Maratona di Venezia, ma che spero ti servirà comunque a ritenere valido e sufficiente quello che tu senti e provi quando corri. Non sono in grado di aiutarti o meglio non posso farlo. Sono contrario ai motivatori ed agli psicologi in campo sportivo, soprattutto se amatoriale. Ogni persona è fatta in un modo diverso, con un bagaglio culturale e sportivo proprio. Ed ognuno ha dentro di sé una motivazione particolare. C’è chi corre per abitudine, chi per necessità, chi per sentirsi meglio, chi perché senza starebbe male. C’è chi non conosce il motivo della propria attività o quanto meno non si è soffermato mai a porsi il problema, o c’è chi ogni giorno si deve porre un nuovo obiettivo per continuarlo a fare. Personalmente sono tra i “drogati assuefatti”, corro per un’abitudine “antica” senza la quale starei male fisicamente. Ovviamente a questo aggiungo lo stimolo del risultato e dell’emozione che, soprattutto in alcuni periodi come questo, mi dà la forza di andare avanti nonostante tutto. Domani non so cosa accadrà! Tra un mese diventerò papà, l’idea mi entusiasma, ma non mi spaventa la possibilità, paventata da molti, di non avere più tempo e modo di correre. Non sono un’egoista, mi accontenterò di poter fare quello che posso. Per il momento mi crogiolo in un sogno, che è poi quello più bello che posso fare, correre un ultimo grande Passatore, non per vincere, ma per arrivare a Faenza, correndo gli ultimi metri con mia figlia in braccio e mio padre (scomparso nel 2006, l’anno del mio primo Passatore) nel cuore. Come vedi passa il tempo e con esso cambiano le motivazioni, ogni volta diverse e ogni volta comunque stupende, almeno fin quando si crede e si ha la possibilità di credere che la vita è una cosa meravigliosa, comunque degna di essere vissuta fino in fondo, in ogni suo aspetto.
Un caro saluto
Marco

domenica 7 marzo 2010

Non è colpa mia, ma...

Ricapitoliamo un po’ quello che è successo dal ritorno dal Kenia ad oggi. Appena tornato ho continuato ad allenarmi con regolarità, cercando di tenere ben in mente l’obiettivo per questa prima parte di stagione che è e rimane la Maratona di Roma. E’ da ottobre che ho ripreso ad allenarmi due volte al giorno, per almeno 4 o 5 volte alla settimana. Era già da qualche anno che non facevo doppie sedute giornaliere e speravo che questo, unito anche ai due allenamenti di nuoto, mi desse la possibilità di crescere di condizione e sentirmi fisicamente più performante, ottenendo, o almeno aspirando a raggiungere, risultati migliori della scorsa stagione. Ma credo che le cose non vadano mai come si spera o comunque è piuttosto raro e difficile, soprattutto se di mezzo c’è l’atletica leggera. A dimostrazione di ciò c’è da dire che mi sono ritrovato, a partire da metà gennaio, con un dolore costante al gluteo destro, che vaga senza metà e senza sosta e che si presenta, in maniera quasi irrazionale, in punti e momenti diversi, magari mai toccati prima. Non sono un tipo che ama le medicine o “perdere” tempo in cure o fisioterapie, non faccio analisi mediche o esami particolari che individuino in modo, più o meno univoco, la causa del dolore. Vado avanti, per la maggior parte dei casi, e comunque quando possibile, senza fermarmi, con la speranza che la guarigione arrivi presto e che il male, così come arrivato, se ne torni via. Fatto sta ci sto convivendo già da un po’ e per fare questo devo limitarmi nei lavori di qualità, in realtà già pochi, o soffrire durante gli allenamenti. Come test della mia condizione ho comunque deciso di correre la Roma-Ostia, mezza maratona che unisce la capitale al suo mare percorrendo tutta la via Cristoforo Colombo. Grande successo di partecipanti e questo a testimonianza della bontà della gara. Il mio risultato, così come quello di altri, non è stato positivo, complice un forte vento di scirocco che ha messo in difficoltà gran parte degli atleti. Ma per quanto riguarda me c’è da aggiungere una giornata storta e una condizione non buona dovuta ad un forte raffreddore rimediato nei giorni precedenti. Il crono 1h12’25”, un minuto più del 2009. Nei giorni successivi grande difficoltà nel recupero e dolore diffuso su tutto il corpo. Poi, in questo fine settimana, il lungo necessario per arrivare a Roma con la convinzione mentale di poter correre 42,195 km di seguito. 35 km così organizzati: 5 km di riscaldamento + 5x(3 km a 3’25” + 1 km a 4’15” + 1km a 3’25” + 1 km a 4’15”), con un crono finale di 2h11’30”, comprese le tre soste fatte per bere. Media di circa 3’45” al chilometro. Cosa dire, oltre al fatto che ho sofferto molto per il dolore alla gamba, ma questo era scontato, posso solo aggiungere che la condizione non è buona e che l’obiettivo per la maratona di Roma è quello di correre intorno alle 2h28’, ricalcando il tempo dello scorso anno. “Non è colpa mia, è il mio fisico a non essere più quello di una volta”.

martedì 2 marzo 2010

Piccola intervista 2 a Marco di Marta Micozzi


Dalla Maratona di Roma al Kenya fino alla prossima 100km sognando di tagliare il traguardo con in braccio la sua bimba!

1-Marco, come è nata questa esperienza?
Lo scorso anno ho partecipato alla maratona di Roma arrivando primo degli italiani. Non tanto per merito mio, quanto per demerito altrui, perché i più forti non c’erano! Il premio per il primo degli italiani era appunto un viaggio in Kenya offerto dal ministro del turismo keniano che era ospite alla maratona.

2-quando sei partito? Cosa ci racconti del lungo viaggio?
Sono partito il 29 gennaio e sono rimasto in Kenya per 8 giorni. Sarebbero tantissime le cose da raccontare perché ho visitato tantissimi posti. Siamo stati ad Eldoret dove si allenano i più grandi campioni keniani; poi ci siamo spostati nel Masai Mara a fare il safari vedendo tutti gli animali della savana, successivamente siamo andati sulla costa a Diani Beach, a Mombasa e infine siamo tornati a Nairobi da dove siamo poi ripartiti per tornare a Roma.

3- Chi ti ha accompagnato?
Sono andato con mio fratello Gian Luca anche se sarei dovuto andare con Serena, ma poiché aspetta una bimba ed è al settimo mese di gravidanza, non era il caso di farle affrontare un lungo viaggio.

4- Quali erano i programmi delle varie giornate?
Le giornate iniziavano molto presto ed erano tutte già organizzate. Eravamo impegnati tutto il giorno, dalla mattina alla sera.

5- Con l’inglese come ti sei trovato?
All’inizio avevo grosse difficoltà, poi più passavano i giorni e più mi rendevo conto che la situazione migliorava. Cercavo di sforzarmi, certo non ha livelli altissimi, però mi facevo capire!

6- Delle persone cosa ci dici?
Di “non atleti” ne ho conosciuti diversi: sono persone tranquillissime che conducono una vita molto simile alla nostra.

7- I keniani sono veramente così tanto forti?
Si, sono fortissimi e si allenano moltissimo. Ad Eldoret ho avuto la possibilità di vedere keniani allenarsi a tutte le ore del giorno. Si alzano la mattina molto presto, il loro primo allenamento lo iniziano verso le 6 e lo fanno a digiuno in modo che si consumano più grassi che zuccheri. Si allenano così presto anche per non incontrare il caldo e poi perché hanno paura che lungo la strada possano incontrare mucche e quindi essere ostacolati nei loro allenamenti. Questo ovviamente è un vantaggio nelle maratone!

8- Hai fatto anche allenamenti con loro?
Non ho fatto allenamenti con i keniani perché siamo stati ad Iten, il punto di riferimento per questi atleti, solo ed esclusivamente un giorno però ho avuto la possibilità di incontrare atleti italiani che erano lì. Ho avuto la possibilità di correre con uno dei migliori atleti italiani a livello giovanile che è Andrea Lalli e poi ho incontrato Stefano Baldini, Daniele Caimmi, Ottavio Andriani e Giuliano Battocletti. Avrei dovuto correre con i keniani invece mi sono ritrovato in mezzo ai più forti atleti italiani!

9- Hai fatto anche il safari, cosa ci racconti?
Il safari è stata un’esperienza unica e bellissima perché ho avuto la possibilità di vedere animali che fino a quel momento avevo visto solo allo zoo quando ero piccolino oppure in tv nei vari documentari. Ho visto leoni, giraffe, ippopotami e la cosa particolare è che dormendo all’interno di una tenda ben attrezzata avevamo l’ippopotamo praticamente vicinissimo. Quindi il rapporto con gli animali è molto diretto, così come il fatto di vedere il leone mangiare le loro prede a pochi metri di distanza.

10- Mi raccontavi che ci sono posti bellissimi; questa bellezza però è “distorta” da povertà ed arretratezza......
Purtroppo si, quella è una cosa che ti rimane dentro. In ogni posto che ho visitato c’erano situazioni di estrema povertà; le persone vivono in case fatte di fango, non hanno un tetto solido perché è fatto con canne, molti non hanno né acqua né corrente elettrica. Non vivono sicuramente come viviamo noi. Una cosa che mi ha colpito è che non ho mai visto dei giochi per bambini. La nostra guida ci ha detto che in Kenya non esistono negozi che vendono giocattoli, perché si hanno altre priorità.

11- Ma è vero che hai mangiato la carne di coccodrillo?
Si è vero. L’ultimo giorno ci hanno portato nel ristorante più famoso di Nairobi e abbiamo avuto la possibilità di mangiare diversi tipi di carne tra cui anche quella di coccodrillo che consiglio perché è molto tenera e molto buona!

12- Cosa ti è rimasto di questo viaggio?
Tantissimo. Visitare l’Africa è sempre una cosa un po’ particolare soprattutto perché la differenza che c’è con il nostro modo di vivere è veramente tanta: apparentemente vivono come noi poi però le difficoltà che incontrano e il modo in cui le gestiscono è completamente diverso. Quello che rimane più impresso è la povertà. Sembra però che loro non ne soffrano così come magari potrebbe essere per un europeo nella loro stessa condizione; accettano la cosa come se fosse naturale e che non può essere cambiata.

13- Fisicamente stai attraversando un buon periodo?
Si, fisicamente sto abbastanza bene o comunque meglio di altri periodi negativi. Ho un piccolo dolore sul gluteo destro che mi ha dato un po’ di problemi per la preparazione delle gare però continuiamo lo stesso.

14- Parteciperai come lo scorso anno alla “Roma-Ostia” e alla “Maratona di Roma”?

Si, domenica correrò la Roma-Ostia sperando di fare un tempo migliore dell’anno scorso in cui avevo fatto 1h11’30” Spero di correre intorno a 1h10’00” in modo tale di avere una possibilità in più per fare bene alla prossima gara e cioè alla Maratona di Roma, l’appuntamento clou per questa prima parte di stagione.

15- Come gli anni passati, anche questo anno correrai la “100 km del Passatore”. Hai un sogno particolare per questa ultramaratona?

Si ovviamente correrò la 100km del Passatore. Proprio oggi ho ricevuto la locandina e due settimane fa mi ha chiamato l’organizzatore quindi ci sarò anche perché è la 100km più bella che c’è al mondo e non posso mancare. Quest’anno il sogno non è di vincere ma di poter tagliare il traguardo con in braccio Luce, la mia bambina!

(grazie Marco e un grande in bocca al lupo per queste gare… con affetto Marta!)

martedì 9 febbraio 2010

La mia Africa tra top runners, leoni e mare


Per chi come me ama la quotidianità e la routine della propria terra, i suoi colori e i suoi sapori, un viaggio nelle terre attraversate dall’equatore non poteva che essere una scoperta, anche se non mi aspettavo di certo che sarebbe stata così affascinante ed inebriante, tanto da poter affermare con assoluta serenità che l’Africa e, nello specifico, l’incantevole terra del Kenya, mi hanno conquistato.
L’occasione per visitarla è stato il viaggio-premio offerto dal Ministro Keniano del Turismo al primo italiano arrivato alla passata edizione della maratona di Roma, cioè io. Così, mentre l’Italia era invasa da gelo e neve, con mio fratello Gian Luca come compagno di viaggio, sono volato al caldo, con temperature che nella settimana hanno raggiunto anche i 35° nella zona costiera, e abbiamo assaporato attraverso un itinerario vario e ricco, sia in veste di sportivi che di turisti, alcune delle tante e variegate meraviglie del Kenia.


Ho avuto la fortuna infatti di soggiornare e allenarmi nel famoso campo di allenamento di Iten, a 30 km da Eldoret, sull’omonimo altopiano di 2350 m. di altitudine, il luogo che ogni anno sforna campioni e promesse keniane su tutte le distanze. Ho visto e corso sulla terra rossa calpestata, prima e dopo di me, da atleti che sfidano in ogni disciplina di corsa i record mondiali e vincono medaglie olimpiche. Devo dire che di prima impressione il campo non rende giustizia alla sua fama: si tratta di un anello di terra battuta con al centro erba la cui altezza è regolata dall’attenta attività mangereccia di mucche e asini, che mentre corri ti guardano e dondolano la coda per scacciare le mosche. Nello stesso spazio si svolgono, a suon di pedalate e grida, sfide e giochi tra i bambini che sembrano considerare quel luogo sacro all’atletica un parco divertimenti, e accompagnano con i loro vivaci suoni le fatiche degli atleti. Non è facile correre qui per un “non-keniano” appena arrivato, l’altitudine ti dà la sensazione che il corpo sia sempre a secco di ossigeno, una percezione che ti attanaglia e che ti costringe a falcare i primi giri a ritmo blando. Ma con il passare delle ore l’organismo sembra rigenerarsi e in breve tempo si adatta e incorpora un bagaglio di resistenza che troverà utile una volta tornato a casa.


Gli allenamenti, soprattutto quelli più lunghi, prendono avvio dal campo, ma poi si dipanano tra le strade sterrate che lo accerchiano, qui lo sguardo può rilassarsi tra le distese coltivate o lasciate al tempo, tra le zone alberate e i piccoli agglomerati di rustici. La mente di contro deve restare sempre attenta alla possibilità di eventuali pericoli rappresentati, non tanto dal percorso sconnesso e pieno di buche, ma soprattutto dalla guida sicura ma audace degli abitanti che con i loro mezzi, per lo più camioncini, vecchi fuoristrada e pick-up, affrontano con spavalderia queste difficili strade. Ma il fascino di Iten per chi corre è tutto concentrato lungo queste strade dove ad ogni ora puoi incontrare giovani atleti che si allenano con una passione negli occhi che ha sapore al contempo di dedizione e di riscossa o promozione sociale. A tutte le ore, sfidando il caldo, gli autisti e la via, si fanno spazio nell’olimpo.
Sulla terra rossa dell’altopiano di Eldoret, ho visto correre molti volti che hanno scritto la storia della corsa e molte gambe che promettono, e ho avuto l’onore di trascorrere del tempo ed allenarmi con alcuni campioni italiani, in ritiro proprio ad Iten, tra cui Stefano Baldini, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene nel 2004, maratoneti da 2 ore e 09, come Daniele Caimmi e Ottaviano Andriani, Giuliano Battocletti che ha vestito più volte l’azzurro e Andrea Lalli, specialista del cross e promessa della nazionale.


La settimana è proseguita negli scenari indimenticabili del safari al Masai Mara, uno dei parchi naturali del Kenia, dove ho dormito vicino agli ippopotami e ho visto animali di cui avevo solo conoscenza diretta attraverso le gabbie degli zoo, e indiretta attraverso i documentari televisivi: giraffe, leoni, gazzelle, elefanti… nella loro sterminata savana.


Il viaggio si è concluso con una pausa rilassante nelle spiagge bianche di Diani beach e Monbasa, dalle splendide acque cristalline e i ricchi fondali caratteristici della barriera corallina. Sono tornato in Italia arricchito di memorie e vissuti che terrò sempre con me, che continuano a riproporsi mentre sono costretto, a causa del brutto tempo, a correre sul tapis roulant, sorridendo con malinconia ai miei pensieri in questa strana forma di mal d’Africa che considero, più che una malattia, un buon vaccino.

giovedì 28 gennaio 2010

Il mio itinerario

Quello che segue è il mio programma di viaggio in Kenya. Se avrò la possibilità aggiornerò il blog dall'Africa. Un caro saluto

Day 1: 29th January 2010
Time Arrive at Jomo Kenyatta International Airport Nairobi
Time Fly to Eldoret (After baggage clearance)
Transfer to Kerio View Hotel
Have lunch and check in at the hotel
Relax and enjoy at the hotel
Dinner and overnight at Kerio View Hotel

Day 2: 30th January 2010
Time Breakfast at Hotel
Visit Lornah Kiplagat’s High Altitude Training Centre Iten
Lunch
Visit training camps in Kaptagat
Dinner and overnight at Kerio View Hotel

Day 3: 31st January 2010
Time Breakfast at the hotel
Depart for Maasai Mara National Reserve
Stop over for lunch in Nakuru at the Merica Hotel
Arrive at Maasai Mara and check in at Mara Explorer
Dinner and overnight at the Mara Explorer

Day 4: 01st February 2010
Time Morning game drive (or option of ballooning and bush breakfast at
guests own expense to be booked on previous night)
Lunch at the tented camp
Evening game drive
Dinner and Overnight at Mara Explorer

Day 5: 02nd February 2010
Time Breakfast
Transfer to airstrip for flight to Diani
Check in at hotel and lunch at Leopard Beach
Relax and enjoy at the beach
Dinner and overnight at Leopard Beach

Day 6: 03rd February 2010
Time Breakfast at Hotel
Transfer to Wasini Island
Visit Shimoni Caves
Dhow excursion (Dolphins) and Lunch at Wasini
Dinner and overnight at Leopard Beach

Day 7: 04th February 2010
Time Breakfast at Hotel
Check out from the hotel
Transfer to North Coast
Afternoon Visit Old town of Mombasa and Fort Jesus
Lunch at Jahazi Café
Visit to Haller Park
Transfer to Hotel for check in
Dinner and overnight at Sarova Whitesands

Day 8: 5th February 2010
Early transfer to MIAM for onward flight to Nairobi
Onward flight to Italy

domenica 17 gennaio 2010

Andrea + Andrea = Felicità

Ci sono giorni, non solo atleticamente parlando, che non nascono nel migliore dei modi, in cui le cose sembrano non andare per il verso giusto e si fa comunque una gran fatica a portarle a buon fine. Poi però, quasi per incanto, c’è un evento inaspettato ed inaspettabile, e forse proprio per questo ancora più gradito, che in un attimo, o poco più, riesce a mutare il corso delle circostanze, donando ad esse un sapore ed un gusto nuovo e, per certi versi, unico. Racchiuso in queste poche parole c’è la sintesi della mia domenica o, se vogliamo, dell’intero mio fine settimana. In questo week end ho fatto infatti una gran fatica a portare a termini i miei allenamenti e addirittura stamane sono dovuto rientrare ai box dopo appena una trentina di minuti corsi ad andatura blandissima. Sensazioni bruttissime, dolori su tutto il corpo e grande senso di spossatezza. Quasi fossi sotto l’effetto di una brutta influenza, ma senza il sintomo della febbre. Ho quindi pranzato e poi una lunga dormita. Risveglio verso le 17:30, in una condizione pietosa. Gran sonno e giramenti di testa, dovuti un po’ alla sonnolenza, un po’ alla debolezza. E poi? Poi l’evento che non ti aspetti, quello a cui non hai mai pensato e a cui non andresti a tendere con la tua mente! Una telefonata, bellissima e di una simpatia unica, di due ragazzi “matti” della nazionale di 100 km italiana: Andrea Bernabei ed Andrea Rigo. Non so bene dove fossero, né cosa stessero facendo, né cosa li pervadesse, so solo che con la loro “spontaneità” e giusta “stravaganza” hanno contribuito a risollevare il mio morale e con esso una giornata un po’ storta. Non sto qui a raccontare il contenuto del discorso, so solo che le loro parole sono state l’espressione di un’amicizia che può essere profonda anche se coltivata a tanti chilometri di distanza e se basata su pochissimi incontri annuali. Non è importante solo ciò che hanno saputo dire, ma il motivo per cui lo hanno detto. Non mi importa, o comunque cambierà poco la mia esistenza, se riusciranno a portare a termine o meno il loro intento, ciò che importa è lo spirito del quale sono animati ed il modo con cui testimoniano la loro volontà. Anche solo per questo li ringrazio, perché comunque sono stati capaci di rendermi un pochettino più felice in una giornata nata non proprio nel segno migliore.

lunedì 11 gennaio 2010

Cronemetrico e metereologico!

Mi spiace dirlo, ma non ce la faccio più. Credo di essere diventato una cosa sola con il mio tapis roulant. Passo più tempo con lui, che con chiunque altro, compresa Serena. Su 10 allenamenti, nell’ultimo periodo a causa delle condizioni meteo sfavorevoli, almeno 8 li devo correre in casa su questa macchina, si utile e indispensabile, ma comunque odiosa. Il tempo sembra trascorrere più lentamente di quanto corro all’aria aperta e, nonostante la televisione sia accesa davanti ai miei occhi, non riesco a distrarmi troppo dal guardare il display che indica ritmo, tempo e chilometri percorsi. Inevitabile diventa così fare il conto di quanto manca al termine dell’agonia. Fortunatamente a volte la condizione fisica buona mi aiuta a soffrire un po’ meno, ma in molti casi la sofferenza si fa sentire forte e la tentazione di scendere e lasciar perdere è davvero molto presente. Così come è successo sabato mattina. Venti minuti corsi con grossa difficoltà ad un ritmo modesto e blando, circa 12 km orari. Per quanto mi sforzassi non riuscivo in alcun modo a cambiare passo e ritrovare un po’ di grinta. Tutt’altro, la stanchezza aumentava così come il senso di nausea. Credo che in questi casi si possa e debba fare una sola cosa, avere più rispetto per il proprio organismo, abbracciare un po’ di buon senso, farsi coraggio e… lasciar perdere. Il riposo può solo far bene a quel recupero che il nostro fisico chiama a gran voce. Così domenica mattina mi sono trovato un po’ più fresco per il lavoro che mi aspettava. Di nuovo un medio variato, ma questa volta di 16 km (2 km con 500 m forti e 500 m piano, poi 4 km di medio, 2 x 1 km forte e 1 km piano, 4 km di medio ed infine 2 km con 500 m forti e 500 m piano). Giunto al decimo chilometro, il meteo che fino a quel momento mi aveva assistito, ha deciso di farmi un dispetto. Grossa grandinata accompagnata da vento gelido forte e contrario. Non mi è rimasto che riprendere la strada di casa, non ultimando il lavoro, ma facendo solo 14 km e tralasciando gli ultimi due. Alla fine ho chiuso in 48’46”, ad un ritmo di 3’29” precisi, molto simile a quello tenuto la domenica precedente. Che dire, andiamo avanti così con fiducia. Sperando non solo che migliori il tempo cronometrico, ma soprattutto quello meteorologico!

domenica 3 gennaio 2010

Va ancora meglio

Già da qualche giorno speravo che il sole tornasse alto nel cielo e non coperto da nuvoloni neri pronti a scaricare giù acqua a volontà. Sono state poche le giornate, durante le festività natalizie, in cui ho corso fuori casa. Per la maggior parte delle volte ho dovuto far invece ricorso al caro tapis roulant, vera fonte di salvezza per chi, come me, non ama correre sotto la pioggia e con il freddo. Quando capita dopo un lungo periodo di mal tempo, svegliandosi la mattina, di aprire la finestra e trovare il sole che irrora, con i suoi raggi, la nostra terra, tutto diventa più coinvolgente e pensare di correre estremamente più eccitante. E’ come risvegliarsi da un lungo letargo, ma con la differenza che i gesti, invece di essere più blandi, diventano più veloci e carichi di energia. Quello che è successo stamane è un po’ racchiuso in queste poche righe. Immaginavo già, avendo visto le previsioni meteo, che oggi sarebbe stata una giornata diversa dalle precedenti, ma di questi tempi è sempre meglio essere un po’ diffidenti. Gennaio di certo non è marzo, ma oramai con le stagioni non si ragiona più. Si alternano periodi fatti di una settimana, o giù di lì, in cui sembra di essere ad aprile, con temperature miti e tassi altissimi di umidità, a periodi in cui le temperature scendono repentinamente, arrivando di notte anche ai meno 5-7° C. Di giorno poi la situazione varia, ma non di moltissimo. Quando va bene si arriva a 4-5° C e correre non è davvero semplice. Oggi è stata una giornata, dal punto di vista del clima, ideale. La prima del nuovo anno. Ed allora come non approfittarne. Non farlo sarebbe stato un vero sacrilegio. Sono uscito verso le 12, ho iniziato con 5 km di riscaldamento e poi un po’ di ritmi, tanto per non perdere l’abitudine. Un bel medio variato, fatto di 2 km alternando 500 m forti e 500 m piano, poi 3 km di medio, 1 km forte e 1 km piano, poi di nuovo 3 km di medio e gli ultimi 2 km alternando 500 m forti e 500 m piano. Totale 12 km in 41’48”, con una media di 3’29”. Niente male, almeno per me. Era un bel po’ di tempo che non facevo qualcosa di simile e sono per questo ancora più soddisfatto. Poi se si considera che solo domenica scorsa ho corso la maratona, va ancora meglio.

lunedì 28 dicembre 2009

Dieci e lode

Non credo sia facile descrivere un sentimento, così come un’emozione. Bisogna essere dei bravi scrittori, ma questa dote non è cosa che mi appartiene. Non sono molte le cose che mi riescono bene nella vita, nonostante mi ostini a cimentarmi in esse. Ma ci sono attività che comunque sia riescono a smuovermi qualcosa dentro ed in maniera alquanto decisa. Inutile nascondersi, la corsa fa parte di queste. Certo non è sempre così ed a volte anch’io rischio di perderne il gusto. Presi dal tram tram della vita quotidiana, un normale allenamento può diventare quanto di più pesante ci possa essere, soprattutto se il cielo è cupo e viene giù, tra venti forti, acqua a volontà. O magari in piena estate se a farla da padrone è un sole da spaccare le pietre. Per fortuna però non è sempre così. Basta avere il coraggio di soffermarsi un attimo, riprendere il respiro e tuffarsi di nuovo, senza rimanere devastati dall’affanno. Sperando ovviamente che tutto vada per il meglio. Era un po’ di tempo che non correvo una maratona, più di quanto ne fosse passato dall’ultima ultra. La mia paura era quella di tutti coloro che, con una preparazione non mirata, si accingono a correre i 42,195 chilometri. Soffrire tremendamente e portare a casa solo delusione ed una maglia zuppa di sudore. Bene le cose non sono andate propriamente così. L’occasione la splendida maratona della costiera amalfitana, alla sua prima edizione. Un percorso tutto sali e scendi e dalle mille curve. Ovviamente contornato da panorami mozzafiato e paesi arroccati sui pendii in modo imprevedibile e quasi miracoloso. Tutto sembra precario, in ambiti ristretti trovi costantemente il mare, una strada e poche case di contorno. Non c’è spazio utilizzabile dall’uomo che sia lasciato libero. Ogni angolo è buono per poter essere sfruttato, magari anche solo come parcheggio. Tutto sembra animato da un caos calmo, non c’è trambusto, ma questa mancanza di superficie libera sembra alimentare, almeno in me, una certa agitazione interiore. Di certo non presente durante la gara. Lo scopo era quello di fare un buon allenamento, godendo di luoghi a me sconosciuti. Lo giuro, nonostante il risultato potrebbe far pensare diversamente, così è stato. Ho goduto fino in fondo il piacere della corsa senza mai essere ossessionato dal ritmo forsennato e dall’ansia del cronometro. Ho seguito l’istinto e con esso la voglia di divertirmi. E ci sono riuscito, davvero. Non sono arrivato al traguardo devastato, ma rigenerato dentro. Sento che gli allenamenti, benché non ancora mirati, stanno dando i loro frutti, ma soprattutto che senza la corsa perderei parte del mio sentire, sarei privato di un gesto che mi fa stare bene, in poche parole sarei diverso da quel che sono. Un’ultima considerazione, ieri è stata per me una giornata particolare, l’anniversario del mio matrimonio. Credo che quando si è predisposti al meglio, tutto appaia migliore. Ma non voglio credere che le emozioni positive che ho vissuto siano derivabili e riconducibili solo a questo. Va dato, invece, merito ed atto agli organizzatori che sono riusciti a creare, in un contesto quasi proibitivo, una manifestazione davvero splendida, da dieci e lode.

domenica 13 dicembre 2009

Il fiore più bello

Tante cose da dire e non sapere da dove iniziare. Forse una soluzione c’è. Partiamo da oggi ed andiamo a ritroso, ma velocemente. Stamattina gara ad Anguillara Sabazia, Trail dei Due Laghi, 21 km e qualche centinaia di metri su e giù per terreni sconnessi e fangosi, ma proprio per questo ancora più belli. Il mal tempo non è riuscito a rovinare la festa alla splendida manifestazione messa su dagli organizzatori. Tanti atleti, quasi 400 e tutti visibilmente soddisfatti al traguardo per aver portato a termine la grande fatica. Personalmente sono contentissimo di un secondo posto che tale non sarebbe dovuto essere. Ma non si è mai grandi abbastanza da conoscere bene il mondo, soprattutto quello della corsa ed in particolare di alcune persone che lo popolano. Fortunatamente la mia aspirazione è altro nella vita, non per tutti. Detto questo passiamo a venerdì. Grande festa al Grand Hotel Parco dei Principi a Roma per il 46esimo anniversario (almeno così mi sembra di ricordare) dell’Indipendenza del Kenia, con la partecipazione delle più alte cariche dello stato africano in Italia, compresa ovviamente l’ambasciatrice. Che cosa c’entravo io in tutto ciò? Semplice, dovevo ritirare il premio vinto alla scorsa edizione della Maratona di Roma come primo italiano, uno splendido viaggio in Kenia per due persone con visita ad Eldoret, l’altopiano in cui si allenano i più grandi maratoneti del mondo. Poi uno splendido safari nel Parco Masai Mara e per finire qualche giorno da trascorrere sulle splendide spiagge bagnate dalle acque cristalline dell’oceano Indiano. Lo confesso, in tanti anni di carriera non mi è mai capitato di vincere qualcosa del genere, ma come si dice “la fortuna aiuta gli audaci”. Martedì, il giorno della festa dell’Immacolata, ottima occasione per riprovare l’ebbrezza di un lungo attraverso i Monti che circondano Subiaco. 31 km in 2 ore e 30 minuti circa. Senza ritmi importanti, ma solo una bella passeggiata con salite e discese impegnative per rimettere un po’ sotto pressione il mio organismo, che dal Passatore non affrontava più nulla di simile. Infine, anche se avrebbe meritato tutt’altra considerazione e posizione, e quindi come dicono da altre parti “Last, but not least”, il week end trascorso a Torino per la gara Tuttadritta di 10 km che unisce piazza San Carlo alla residenza di caccia dei reali di Stupinigi. Detto che ho corso in 32’40” abbassando di circa 20 secondi il tempo fatto registrare alla Corri al Tiburtino sulla stessa distanza, c’è da raccontare la splendida accoglienza ed ospitalità messa su dagli organizzatori della gara, che sono poi gli stessi della Maratona di Torino. Quindi il presidente, nella persona di Luigi Chiabrera, e ai suoi due splendidi collaboratori Marco e Selena. Le giornate e gli attimi trascorsi insieme sono stati bellissimi, così come le emozioni provate. Fa bene allo spirito ed alla mente fare queste esperienze e sapere che l’atletica può e deve essere solo uno strumento per stare bene con se stessi e con gli altri. Purtroppo non tutti ne colgono il fiore più bello.

giovedì 10 dicembre 2009

Viaggio in Kenia!

Posso solo aggiungere un grazie infinito al Ministro del Turismo del Kenia ed agli organizzatori della Maratona di Roma. Grazie

domenica 22 novembre 2009

Un nuovo sentimento

È stata una domenica un po’ diversa quella appena trascorsa. Niente gare in giro per il Lazio, un risveglio naturale e non condizionato ad orari, quindi senza la sveglia ad interrompere il sonno, e una giornata fatta di tanto sole ed un clima davvero piacevole. Quello di questi giorni è un tempo, meteorologicamente parlando, davvero speciale per chi come me ha il piacere di praticare un’attività sportiva all’aria aperta. Niente tapis roulant, niente maglie pesanti, nessuna preoccupazione per probabili piogge o acquazzoni improvvisi. Solo tanta spensieratezza ed una t-shirt di cotone leggera a mezze maniche. La sensazione è la stessa che si prova quando, a primavera, con l’inverno oramai alle spalle, ci si avventura per strada con il piacere di respirare un’aria ancora frizzante e fresca, ma che porta con se già il calore e i colori dell’estate che verrà. È inutile negarlo, i mesi migliori per godere della corsa sono aprile e maggio. Giornate lunghe e tepore solare sulla pelle. Bene, quella di oggi e quelle appena passate ci hanno donato sensazioni similari e ci hanno fatto godere di percezioni atipiche per questo periodo. E’ stato bello correre lungo il percorso che costeggia il fiume Aniene e che unisce il comune di Subiaco con la località di Comunacqua. È raro che vada su questo tracciato, sono un abitudinario e 95 volte su 100 preferisco il tratto di strada che si sviluppa ad un paio di chilometri da casa mia, piatto ed asfaltato, ma quando voglio rigenerarmi e godere fino in fondo della fatica e dell’emozione di correre in mezzo alla natura, non ho tentennamenti, la scelta è quella fatta anche oggi. Il paesaggio è straordinario, una gola tra i Monti Simbruini scavata nei millenni dal fiume Aniene. A dominare questo scenario gli splendidi monasteri di San Benedetto e Santa Scolastica ed il borgo medioevale di Jenne. Tutto intorno solo tanto verde e niente più. E’ più facile imbattersi in animali vaganti, come mucche, cavalli e cinghiali, che incontrare persone. Quelle poche che ci sono, sono li per lo stesso mio motivo, una bella passeggiata o una corsetta rigenerante. Il tempo sembra quasi fermarsi ed il gioco più bello è osservare le peculiarità dei mille volti della natura, ogni volta e sempre comunque diversi. Ogni anno un mutamento, ogni stagione un colore, ogni giorno una sorpresa, ogni attimo un nuovo sentimento.

domenica 15 novembre 2009

... ma è comunque bellissimo!

Prosegue la mia marcia di ri-avvicinamento ai ritmi di un tempo sulle gare brevi. Certo, molto c’è ancora da fare, ma l’euforia è tanta, così come la voglia di proseguire su questa strada intrapresa. L’ho detto più volte, è un periodo positivo, per mille ragioni, e il mio fisico sta reagendo bene alle sollecitazioni prodotte dall’atletica e dalla vita di tutti i giorni. Dopo diversi anni sto ritrovando una continuità sugli allenamenti, riuscendo a doppiare (il lunedì e giovedì anche a “triplare”, se si considerano i 45 minuti di nuoto la sera) e a fare qualche “lavoro” adeguato per le distanze brevi. Per esperienza so che per un organismo come il mio questa è l’unica via da seguire, tanti chilometri, o per lo meno più degli anni passati, e prove tirate durante la settimana. Infine l’inserimento di gare brevi alla domenica. Ricetta semplice e facile da preparare, almeno a parole, ma sempre difficile da “cucinare”. Ma se si vuole raggiungere lo scopo non si può fare diversamente. So anche di essere poco agile e di procedere senza “grazia” ed agilità lì dove ne occorrerebbe. Le mie gambe sono enormi, se paragonate non solo a quelle degli atleti africani. Quadricipiti nutriti e cresciuti a lunghi, anzi lunghissimi, e non adatti a sollecitazioni intense. In ogni gara che faccio i metri passano più lenti che in una 100 km e la tentazione di fermarmi poco dopo la partenza è fortissima. Ci vogliono una grossa forza di volontà e passione per andare comunque avanti, cercando di spingere il più forte possibile, senza rallentare. Ma la soddisfazione finale è proporzionata allo sforzo. La curiosità più bella rimane quella di verificare il crono all’arrivo, per scoprire, con sorpresa, l’esito della prestazione e delle fatiche fatte. Non amo guardare i passaggi ai vari mille e difficilmente in gara butto l’occhio sull’orologio. Corro senza riferimenti, almeno cronometrici. In realtà ne ho, uno su tutti: “gli avversari”. Se ti capita la fortuna di trovarti nel bel mezzo di un “treno” e stai al limite delle tue energie, è ovvio che non puoi aumentare, l’unica cosa da fare è resistere e aiutare i tuoi compagni d’avventura per quel che ti è possibile. La sfida non è con loro, non ti cambia nulla arrivare 12° o 13°, ma hai una soddisfazione maggiore se riesci a correre più forte della volta precedente. Questo si. Ah, dimenticavo… la gara di oggi è stata una 10 km a Roma, la “Corri al Tiburtino”, molto veloce ed ottimamente organizzata. La giornata stupenda, forse anche un po’ troppo calda. Il risultato 33 minuti netti, con un passaggio ai 5000 m intorno ai 16’20”.

lunedì 9 novembre 2009

Sembrerà strano...

Sembrerà strano, ma è già da un po’ di tempo che non riesco a scrivere sul mio blog in modo spontaneo e naturale. Quasi sempre, in quelle rare volte che mi “impongo” di scribacchiare comunque qualcosa, trovo grosse difficoltà a riuscire a capire dove andrà a cadere il mio pensiero e cosa spunterà fuori dalla mia “penna”. Di certo questo esercizio non è obbligatorio o legato ad un impegno preso con qualcuno, semmai con me stesso, ma mi regala comunque la fortuna di poter lasciare traccia di una sensazione, un periodo, un’emozione. E la cosa più bella diventa rileggere, dopo un po’, quello che ho provato tanto tempo prima. Ho riflettuto sul motivo di questa inerzia “letteraria” e sono giunto ad una mia conclusione. Probabilmente non apparterà alla verità più vera, ma è comunque quanto di più attendibile possa attualmente credere. La mia voglia di scrivere è proporzionale alla lunghezza della gara che sto preparando, agli allenamenti che faccio, alla fatica “prolungata” che mi logora. Maggiore è il tempo trascorso a correre, maggiori le emozioni provate ed attese, maggiori le cose da raccontare. In questo periodo, nonostante abbia aumentato il numero degli allenamenti settimanali, poiché sto partecipando (non finalizzando, in quanto anch’esse sono parte di un progetto più lungo comunque mirato a gare di maratona ed ultra) a gare di 10 chilometri o giù di lì, non riesco ad essere così motivato come vorrei. Non riesco più a trovare la parte bella della corsa e a narrarla, ho difficoltà ad individuare “l’emozione unica” e riportarla, non individuo più con facilità e naturalezza le cose che un giorno, rileggendo, potranno farmi tuffare di nuovo in qualcosa di vissuto con estrema intensità. Sembrerà paradossale, ma è così. Potrei raccontare, stasera, della gara fatta stamane a Frosinone, una 10 chilometri tutta saliscendi per il centro storico e “cento” incroci non controllati. Delle gambe che già prima della partenza, forse per il meteo non favorevole, ma più probabilmente per la settimana intensa, non ne volevano sapere di correre e apparivano più come due pezzi di legno che due elastici carichi pronti a schizzare. Del pensiero balenatomi per la testa diverse volte di ritirarmi, tanto: “Non ne vale faticare come matti per non portare a casa un bel niente, se non brutte sensazioni e tanta fatica”. Del “Perché oggi sono qua, quando sarei potuto essere ieri a Tarquinia alla 100 chilometri degli Etruschi”. E così via. Ma che cosa lascerebbe tutto ciò per il domani? Da un po’ di tempo mi sono convinto che un blog non possa essere un posto dove trascrivere tempi ed allenamenti fatti, o meglio, non è questo il luogo più degno. A tal scopo esistono diari ed agende dello sportivo. Quello che mi sono impegnato a riportare sono le emozioni vissute attraverso questo sport bello e dannato. E se questo periodo è un periodo “diverso”, lo è anche per questo. Probabilmente “tornerò in me” non appena comincerò di nuovo ad allungare gli allenamenti e le gare. Per il momento ho poco, molto poco da dire.

lunedì 2 novembre 2009

Alla ricerca della ... velocità!

Continua la mia ricerca della …. Velocità. Quella persa in tanti anni di gare lunghe, ovviamente. E’ passato troppo da quando non mi dedico a lavori improntati sul ritmo e non partecipo a gare corte che mi aiutino a ritrovare la brillantezza di una volta. Certamente sono cosciente del tempo trascorso e dei limiti che l’organismo, inevitabilmente, trova in questa direzione. Ma il cuore è lo stesso di tanti anni fa e non vuole saperne delle leggi della natura. Così l’illusione cavalca il momento di follia e si spinge ad immaginare che con un po’ di impegno e buona fantasia si possa ritrovare, almeno in parte, la forma dei periodi migliori. La ratio non accetta certe provocazione e ancorata alla sua concretezza è ben sicura dei limiti fisici, ma nonostante tutto accetta la sfida e accompagna con fierezza tanto il cuore, quanto lo spirito. Il risultato è ovvio e scontato. Non si fanno miracoli, tanto meno in atletica. E quello che non ti appartiene o per il quale non hai perso tempo a crearti, non lo puoi tirare fuori dal cilindro per magia. 10 km non sono tanti, non solo se paragonati a 100 km, ma anche se confrontati con una condizione quanto mai precaria. Partenza all’aspronbattuto, crisi a metà gara, non di gambe, ma di fiato, e ricerca finale di un crono che sia degno di una discreta prestazione. Passaggio al 10.000 m in 33’45”, da ridere. Ma questa è la realtà, la mia. Dimenticavo: la gara è quella disputata ieri nello splendido scenario del centro di Roma, La Corsa dei Santi. Ho provato a guardarmi intorno, ma di gente con l’aureola, soprattutto di questi tempi e a Roma, è proprio difficile trovarne...

sabato 31 ottobre 2009

Piccola intervista a Marco di Marta Micozzi

Le Eolie, L'Aquila, il nuoto, un tendine tornato in forma e ...una bella novità!

1- Marco, allora ci eravamo lasciati con un dolore al tendine ma fortunatamente sembra che sia passato. Hai fatto una cura, ti sei solo riposato o hai continuato ad allenarti?
Come mia abitudine non ho fatto nessuna cura, non perché non credo nelle cure, ma semplicemente perché non ho tempo. Ho cercato di continuare ad allenarmi e le cose fortunatamente si sono messe per il meglio. Adesso ho solo dei fastidi la mattina quando mi alzo. Sfortunatamente poi ho avuto una forte influenza che mi ha costretto a stare fermo per una settimana. Ora ho ripreso ad allenarmi sperando che sia in modo costante senza nessun “intralcio”!

2- Circa un mesetto fa hai fatto “il giro delle isole Eolie” arrivando secondo. Cosa ci racconti di questa gara a tappe?
E’ stata un’esperienza bellissima ovviamente perché tutte le isole delle Eolie sono stupende e ognuna ha qualcosa di particolare. C’ero già stato nel lontano 2001 e proprio per questo ho voluto tornarci insieme a Serena e a due nostri amici, Marta e Giovanni, che ci hanno accompagnato in questa esperienza. Le gare sono state una bella scusa per poter visitare quei bellissimi posti. La sorpresa poi è stata che nonostante avessi poco allenamento, probabilmente aiutato anche dal mare, sono riuscito a fare delle belle gare. Nella prima tappa sono arrivato IV, nella seconda e nella terza sono arrivato II , nella quarta di nuovo II a pari merito con un altro ragazzo e nell’ultima III. Quindi complessivamente sono arrivato II a circa un minuto e mezzo dal I (vi ricordo che in questa gara si fa la somma dei tempi delle varie gare!)

3- Domenica scorsa hai partecipato ad una gara a L’Aquila. Com’è andata?

Per chi mi conosce un pochettino, sa che io non faccio gare corte. Questa qui era però un’occasione particolare per far sentire agli Aquilani la vicinanza di noi corridori, infatti il risultato finale era molto relativo perché lo scopo principale era solo far sentire il nostro affetto. Comunque sono arrivato XV con un bel distacco dai primi… d’altronde ho perso completamente la velocità e solo con gli allenamenti che sto facendo in questo giorni sto cercando di recuperarla. La gara è stata solo una bella scusa per poter visitare nuovamente l’Aquila e essere vicini a queste persone!

4- Che sensazioni hai provato correndo in un territorio devastato come quello Aquilano?

È stata un’esperienza veramente particolare non credevo di trovare un ambiente così. Credevo che il centro storico fosse almeno in parte ripopolato, invece è completamente deserto, è rimasto come quel 6 aprile, con la differenza che sono state tolte le macerie. Sembra di vivere in una città fantasma e la speranza è che si trovino i soldi per risistemare un centro come quello Aquilano che merita sicuramente moltissimo.

5- Neanche un mese fa abbiamo iniziato un corso di nuoto. Ma dove trovi il tempo per: lavorare, allenarti nella corsa e per la famiglia?
È quello che mi chiedo anche io(ride!), non ho molto tempo da dedicare a me stesso. Mi piacerebbe fare tante altre cose come per esempio sistemare delle cose a casa che ha bisogno di manutenzione vivendo in mezzo alla natura. Però purtroppo gli impegni sono tanti. Poi c’è da dire che nelle giornate in cui faccio nuoto cerco di allenarmi addirittura due volte nella corsa: mi alleno all’ora di pranzo, poi alle 19 facciamo 45 minuti di nuoto e poi tornato a casa e faccio una mezz’oretta sul tapis roulant questo per cercare di recuperare una forma ormai persa.

6- Il nuoto quindi ti sta facendo solo che bene?
A si si. Di questo ne sono estremamente convinto perché ho visto i risultati alle Eolie: stavo molto tempo in acqua perché amo fare lo snorkeling e poi nei giorni successivi invece di avere le gambe affaticate erano più sciolte. Non sono un amante dell’acqua però vedo dei grossi benefici soprattutto quando torno a casa e faccio allenamento sul tapis roulant, sto veramente bene. Speriamo che sia un aiuto per la corsa!

7- L’anno scorso hai partecipato alla “maratona di Roma” arrivando I degli italiani e XXV assoluto. Pensi che parteciperai anche quest’anno?

Si credo di si. Io non ho fatto la maratona di Roma per parecchi anni, poi l’anno scorso decisi di rifarla ed è stato veramente amore nel senso che è stata una bellissima maratona, forse la più bella d’Italia perché a differenza delle altre si corre tutta dentro la città di Roma. Poi correre a Roma è estremamente bello e l’arrivo al Colosseo è davvero l’apoteosi.

8- 100km in programma?

Ho programmato di non fare 100km perché vengo da un periodo non buono. Proprio questa settimana ho ricevuto l’invito da parte degli organizzatore della 100km degli Etruschi e per questo li ringrazio. Inizialmente avevo deciso di fare un allenamento lungo di 60km per fare la gara, ma poi a sole due settimane dalla gara ( che ci sarà il 7 novembre) ho deciso di desistere e continuare in questa fase di recupero per poi affrontare bene una 100km, che sarà sicuramente quella del Passatore del prossimo anno!

9- Che tipo di allenamenti stai facendo ora?

Come ho detto prima sto cercando di recuperare la quantità di km nell’arco della settimana. Non sto facendo allenamenti né in velocità, né troppo lunghi. La mia giornata tipo è di un’ora verso il pranzo e poi la sera sul tapis roulant; il lunedì e il giovedì, aggiungo anche i 45 minuti di nuoto!

10- Devi darci una bella notizia vero?
Diciamo che c’è una bella novità perché con Serena aspettiamo un bambino o una bambina perché ancora non sappiamo il sesso. Sperando che tutto vada per il verso giusto a fine aprile dovremmo avere un “marmocchietto/a” che poi ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni. Spero che l’arrivo di questo bimbetto sia uno stimolo in più anche nella corsa!

lunedì 12 ottobre 2009

Lo scoprirò solo... nuotando!

Non ho mai amato l’acqua. Lo confesso. Semmai gelata, nel senso di neve. Gli americani dicono che la neve è solo acqua molto fredda, per me è neve e basta. Il mio habitat naturale è fatto di sostanza sotto i piedi, di sicurezza nell’incedere, di concretezza. Forse è per lo stesso motivo che mai accetterei di buttarmi con il paracadute o giù da un ponte legato ad una corda. Il mio segno zodiacale, per quanto possa credere all’astrologia, è toro. E questo vorrà pure significare qualche cosa. Né acqua, né aria, ma solo terra. Questo il mio credo. Almeno fino a qualche giorno fa. Poi tutto è cambiato o quasi. Ho deciso di frequentare un corso di nuoto per veri principianti, due volte alla settimana, lunedì e giovedì. L’obiettivo non è l’agonismo (è la prima volta che faccio sport senza rincorrere questo scopo), ma imparare, per quanto possibile, a nuotare. Certo è che sono capace di stare a galla ed accennare qualche bracciata di stile libero, ma è anche vero che il mio stile è davvero troppo “libero”. Sono un autodidatta e questo si vede subito. Fatto sta che l’ambiente mi diverte moltissimo ed il tempo trascorre via velocemente, forse troppo. I 45 minuti di lezione passano in un attimo e l’impressione è che appena entrati in vasca sia già tempo di uscire. Per il momento i progressi sono pochi, ma non ho fretta e tutto ciò che apprenderò sarà comunque abbastanza. C’è da aggiungere un dettaglio, non da poco. Credo che questa attività mi porti benefici anche per la corsa. Ho notato durante il giro a tappe delle Isole Eolie che quando passavo molte ore in acqua a fare snorkeling, quindi in un’attività estremamente leggera e rilassata, il giorno successivo le gambe stavano meglio, meno stanche e più reattive. Chissà che abbia trovato il segreto per recuperare più velocemente ed andare meglio anche nella corsa? Lo scoprirò solo… nuotando!

giovedì 8 ottobre 2009

W la corsa!

Prima o poi doveva succedere. Dovevo prendere il coraggio a quattro mani, farmi spazio tra i mille impegni, dedicarmi cinque minuti di tempo e ricominciare a scrivere qualcosa sul mio blog. Più di tre mesi senza che “riservassi un po’ di me” ad una passione così bella, quella di raccontare me stesso e la mia vita attraverso la corsa. Finalmente questa sera ce l’ho fatta. Voglio essere sintetico e raccontare brevemente cosa è stato in questo lasso di tempo. Sicuramente tanto mare, quasi un mese, diviso tra una settimana ad Alghero a luglio, una settimana a Gallipoli a ferragosto, cinque giorni a Vieste ai primi di settembre e per concludere, qualche giorno dopo, il giro delle Isole Eolie a tappe. Nel mezzo poca corsa, molto poca. Così come non era mai successo. Il motivo è da ricondurre ad un fastidioso dolore al tendine d’Achille sx che mi ha bloccato più di una volta e che non mi ha dato la possibilità di fare i soliti allenamenti. Per finire, la scorsa settimana, dopo aver sistemato una cinquantina di quintali di legna da ardere nel prossimo inverno, probabilmente stando in un luogo molto ventilato mentre ero sudato, ho preso una “bella” influenza, che mi ha costretto al letto con febbre a 39,5°C e mi ha fatto saltare un’altra settimana di allenamenti. Finalmente oggi, imbottito di antibiotici e con ancora qualche postumo influenzale, ho ripreso a correre. Inutile raccontare le sensazioni, credo che fossi come un drogato in crisi di astinenza. Le gambe si sono stancate subito, ma che bello correre baciato dal sole caldo e sentire il sudore, non da febbre, su tutto il corpo. Ne avevo tremendamente bisogno. E’ proprio in queste occasioni, più che mai, che riesco ad apprezzare fino in fondo il benessere che mi dona questo splendido sport. Non solo mentre sto correndo, ma anche e soprattutto dopo. Quella piacevole sensazione di leggera stanchezza, così come un torpore che mi invade, mi coinvolge a pieno e mi rilassa. Affronto il resto della giornata, forse con meno energie, ma più rilassato e ciò mi consente di avere un rendimento migliore, soprattutto sul lavoro. La sera, poi, prendo sonno in un attimo e questo mi accompagna fino al mattino seguente senza fastidiosi risvegli notturni. Davvero, viva la corsa.

domenica 5 luglio 2009

Stanco, ma felice

Non era mai successo che stessi così tanto tempo senza scrivere qualcosa sul mio blog. I motivi sono diversi e vari. Primo fra tutti il lavoro. Giugno è stato un mese davvero particolare. Il primo luglio è entrata infatti in vigore la nuova normativa sismica, lasciando alle spalle il vecchio e oramai “obsoleto” metodo di calcolo alle tensioni ammissibili. La ragione avrebbe voluto che i committenti dei miei progetti avessero accettato la cosa con entusiasmo e favore, il buon senso no. Se da una parte l’innovazioni apportate dovrebbero garantire più sicurezza per tutti, dall’altra portano di certo ad un incremento nei costi di realizzazione e al dover accettare limiti geometrici per gli elementi strutturali davvero poco funzionali. Così tutti hanno spinto affinché le progettazioni fossero ultimate e consegnate entro il termine ultimo del 30 giugno. Questo ha significato per me un tour de force incredibile, fatto di ore di lavoro davanti al mio pc senza avere la possibilità di pensare ad altro. In pochi giorni ho dovuto affrontare la progettazione di 3 palazzine e 4 ville unifamiliari e soprattutto subire lo stress e la paura di non riuscire nel mio compito. Nel frattempo c’erano impegni di altro tipo da dover coltivare. Primo fra tutti, ovvio, l’orto. Con le giovani piante da preservare dalla crescita incontrollata dell’erba, incannare ed attaccare i pomodori, ma soprattutto dare l’acqua ramata ed annaffiare. Certo non ho una piantagione sterminata, ma comunque sia la cosa richiede impegno e dispendio di tempo. E quando si è con i minuti contati, anche mezz’ora può fare la differenza. Infine l’organizzazione della gara podistica La Jennesina, gara di 10,5 km che da Subiaco arriva fino al borgo medioevale di Jenne, nella quale sono impegnato a tempo pieno in vari mansioni, prima fra tutte come responsabile delle iscrizioni. E considerando che quest’anno ci sono stati 611 arrivati nella gara per adulti e circa una novantina per quella dei bambini si può ben capire che non è stata davvero una passeggiata. E per tutto questo ed altro ancora che le mie passioni più abituali hanno dovuto subire un “trattamento” ed un “riguardo” diverso dal solito. Diminuzione degli allenamenti, con inevitabile scadimento della condizione fisica, e azzeramento dei post sul blog. La speranza è che a partire da oggi le cose riprendano a procedere come nel passato, ma soprattutto che sabato prossimo arrivi prima possibile. Questo perché ci sono in programma 8 giorni di mare in quel di Alghero. Lo scopo è il riposo, il desiderio quello di ricaricare quanto più possibile le mie pile un po’ scariche.

venerdì 5 giugno 2009

Alcun senso senza di loro

È passata oramai quasi una settimana dal Passatore e finalmente riesco a rubare un po’ di spazio al mio tempo per descrivere quel che è stato. Probabilmente come sia andata la gara, dando un’occhiata a passaggi e tempi, è risaputo. Partenza tranquilla, senza strafare e soprattutto senza seguire le orme di Giorgio e del russo, passaggio controllato a Borgo San Lorenzo e attacco del Passo della Colla in maniera decisa, ma senza forzare. Sfruttando la crisi del russo ed i problemi intestinali di Giorgio, mi sono ritrovato allo scollinamento in seconda posizione a circa un minuto da quest’ultimo. Attacco della discesa con le gambe un po’ dure, ma comunque ancora capaci di spingere. Anzi man mano che passavano i chilometri, invece di affaticarsi trovavano ancora tante energie e brillantezza. Poi verso l’80esimo chilometro, la crisi. Anomala e per questo ancora più difficile da digerire. Non psicologica, non fisica, ma continui e ripetuti forti giramenti di testa, che mi hanno costretto a fermarmi tre volte negli ultimi 15 chilometri. Poi l’ingresso nel vialone finale di Faenza con le sirene della polizia a tutto volume e finalmente le luci bianche della piazza, con un mare di gente ad applaudire e a festeggiare l’arrivo degli atleti per suggellare uno spettacolo davvero unico. Questa la gara, anche se in sintesi facile da descrivere. Quel che mai riuscirò invece a raccontare, perché non sono un poeta, né un romanziere, né uno scrittore sono le emozioni che ho vissuto e che sempre mi porterò dentro. E sono queste quelle che mi hanno dato la forza e sempre me ne daranno per poter andare avanti e continuare a vivere la corsa di lunga distanza come una droga, una spinta vitale, un impulso alla mia felicità quotidiana. Non credo di esagerare, perché questo è davvero quello che sento e vivo ed è quello che tutte le persone care che mi sono intorno riescono a trasmettermi. Sabato la posizione ed il crono finale non avevano un’importanza così grande, perché al mio fianco avevo 4 (sicuramente di più) angeli custodi che soffrivano e correvano al mio fianco come se l’obiettivo da raggiungere fosse più cosa loro che mia, come se lo scopo non fosse Faenza ma la volontà di raggiungere insieme un nuovo traguardo, come se l’impegno non ci dovesse spingere oltre il 100esimo chilometro ma dovesse condurci in un posto più bello, e forse degno, per dimostrarci l’importanza di essere presenti l’uno per l’altro e riuscire a gioire tutti insieme per uno scopo comune. Vi giuro che da solo non sarei riuscito in una cosa così grande, ma soprattutto che una cosa così grande non avrebbe avuto alcun senso senza di loro. Così il premio più bello è stato per me il loro abbraccio finale e cercarli tra la folla negli ultimi 100 metri per corrergli incontro a ringraziarli è stata davvero l’emozione più intensa. Grazie a Gian Luca, Alessandra, Marta e ovviamente Serena. PS: un grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno incitato lungo il percorso, seguendomi in bici. In modo particolare a Giovanni Bulzacca, Luca Baroncini e al ragazzo di Marradi, del quale non ricordo il nome. Proprio a quest’ultimo, insieme ad un altro amico (Rattigia?), chiedo scusa perché inavvertitamente ho cancellato le loro mail alle quali non ho potuto dare risposta. Grazie infine agli organizzatori e al mitico Pirì, senza i quali il mio sogno non avrebbe potuto esaudirsi. Grazie a tutti voi.

martedì 2 giugno 2009

Passatore 2009

Grazie infinite Marta!

venerdì 29 maggio 2009

Solo la soddisfazione finale

Ormai ci siamo. Manca un niente per la gara di domani, il Passatore, probabilmente la gara più bella e affascinate al mondo. Almeno per me. E’ vero forse è un po’ presuntuoso affermare ciò, ma queste parole servono per sintetizzare quanto io tenga a questa manifestazione. Non ho molto da aggiungere, o meglio di cose ne avrei e come da raccontare. Ma la partenza è imminente e sono troppo affaccendato nei preparativi. Devo ancora preparare la borsa, andare a comprare il necessario per i ristori di domani e fare l’ultima sgambatina. Servirà per testare le condizioni fisiche e valutare, un po’ meglio, quel che sarà. Mentalmente credo di essere a posto, sento meno la pressione degli altri anni e credo questo sia un elemento positivo. Ripeto il tutto è dovuto forse al gran lavoro di questi giorni o più certamente alle parole di un caro amico. Utili come non mai. La speranza è di condurre una buona gara e di raccogliere quel poco che ho seminato. La posizione non conta, il crono un po’ più, la soddisfazione finale si.

martedì 26 maggio 2009

E' tornato!

"se corri va bene! se non corri va bene! Non dimenticare che le farfalle non si devono mai catturare, devono essere libere di volare. Poi mi spiegherò meglio guardati negli occhi. Sabato 30 purtroppo fisicamente non posso essere presente, intanto e comunque ciao e arrivederci alla prossima volta. elia"
A pochi giorni dal Passatore è tornato a farsi sentire con i suoi messaggi il mio primo ispiratore, l'amico Elia. Per chi non lo conoscesse e ne volesse sapere di più http://www.amolacorsa.it/Sms_Elia.htm

lunedì 25 maggio 2009

Almeno nel sogno...

Manca oramai poco a quello che per me sarà, senza dubbio, l’appuntamento più importante della stagione, il mitico ed inarrivabile Passatore. L’entusiasmo che mi accompagna l’affrontare questa splendida avventura è ogni anno sempre estremamente travolgente. L’emozione, così come la tensione, c’è e si sente. Non si può cercare di celarla, ma bisogna invece nutrirla e sentirla scorrere dentro nel modo più forte possibile. Sono questo tipo di sensazioni che mi danno la gioia di correre e di affrontare ogni volta questa sfida come fosse la prima esperienza. È bello ed unico il pensiero che mi balena nella testa in questi giorni ogni qual volta penso a quello che mi spetterà in gara sabato prossimo. La consapevolezza mi dice tanta fatica e sofferenza da superare, il cuore, invece, mi parla di gambe che girano forte e che non vogliono saperne di affaticamenti e crampi. Immagino la partenza e subito dopo aver finito la salita della Colla mi ritrovo negli ultimi chilometri di gara, dove le energie, invece di diminuire, aumentano alla ricerca di un degno sprint che suggelli la prestazione. Lo so che è da matti e che le cose non stanno propriamente così, ma almeno nel sogno vogliono essere padrone di un destino diverso. Poi quel che sarà, sarà! Una considerazione, nonostante tutto, mi sembra che quest’anno la tensione per la gara stia riuscendo a tenerla un po’ più sotto controllo. Forse perché troppo impegnato con il lavoro quotidiano o forse perché un nuovo-vecchio amico mi ha fatto un regalo bellissimo, di cui però non posso parlare. Posso solo dire che grazie a questa novità partirò con una convinzione diversa, una motivazione nuova, uno stimolo insolito, che spero ci porteranno a vincere la scommessa fatta. L’importante è crederci, come non mai.

lunedì 18 maggio 2009

Rientro ai box

Avevo avuto un certo sentore che la gara di ieri non sarebbe andata come le altre già dalla settimana scorsa, quando, correndo, avevo accusato tutta la fatica e la stanchezza del lungo collinare di 64 km e della Collemar-athon. Ma nonostante tutto, e testardo più che mai, avevo ritenuto opportuno provare a correre la mia quinta maratona dell’anno sperando che la condizione mi sostenesse e che le gambe, anche se provate, mi conducessero al traguardo. Così non è stato e questo per almeno tre motivi. Il primo e principale quello già detto e descritto, una condizione precaria e non buona. Il secondo il gran caldo, eccessivo e maledettamente fastidioso, soprattutto perché primo di una lunga stagione estiva teoricamente ancora lontana dall’arrivare. Il terzo, più mentale che fisico e certamente non legato alla mia situazione corporea, dovuto alla paura di arrivare all’appuntamento più importante, il Passatore, scarico di energie e demotivato. Proprio per questi motivi, dopo aver corso per una quindicina di chilometri ad un’andatura che a stento riusciva ad essere regolare e comunque prossima ai 3’30”/35” pensati, approfittando del fatto che la gara transitava proprio vicino alla zona traguardo, ho deciso di arrestare la mia corsa, mettere la freccia e rientrare ai box per una bella doccia. A distanza di qualche ora non mi sento affatto rammaricato per la mia scelta, tutt’altro. Credo, infatti, di aver preso la decisione migliore, soprattutto alla luce dell’allenamento fatto oggi, in cui ho dovuto constatare che il mio organismo ha l’estremo bisogno di recuperare al più presto l’energie spese negli ultimi impegni, se voglio sperare di correre un buon Passatore. Mancano ancora 12 giorni al 30 maggio, certo non sono tantissimi, ma con un po’ di riposo e senza allenamenti massacranti potrei e dovrei riuscire nel mio scopo.

sabato 9 maggio 2009

Dislivello 4500 metri

Mentre scrivo queste poche righe ho ancora la fatica nelle gambe per il lungo di stamattina, che credo mi accompagnerà, come fedele amica, per almeno un altro paio di giorni. Le sensazioni, nonostante tutto, appaiono buone e la stanchezza non è più di quella messa in programma. Certo a complicare ogni cosa c’è stato l’affaticamento muscolare della maratona di domenica scorsa che, con le sue salite e discese, fino a giovedì mi ha costretto a scendere le scale di casa con grande difficoltà e dolori sparsi in ogni dove. Pensare oggi di affrontare un lunghissimo senza “godere” dei postumi della gara era oggettivamente impossibile. Solo uno sprovveduto senza esperienza sarebbe potuto arrivare a tanto. Comunque, al di là di ogni cosa, rimangono 64 km corsi in 4 ore e 54 minuti con un dislivello totale di circa 4500 metri, così almeno riporta il mio caro Garmin Forerunner 405. Il ritmo certo non è stato folle, tutt’altro, ma l’obiettivo era tornare a casa “sano e salvo”, senza infortuni e soprattutto senza avere passato crisi fisiche e mentali. E così è stato, il tempo è trascorso via veloce ed anche il caldo, soprattutto nell’ultima ora di corsa, non è riuscito a produrmi grossi problemi. Ora rimane da decidere cosa fare da qui alla fine di maggio. Esclusa l’ultima settimana che sarà pressoché di riposo, c’è la possibilità che domenica prossima vada a correre la Maratona del Piceno, preceduta da qualche chilometro di riscaldamento e succeduta da qualcuno di defaticamento per arrivare ad un totale di circa 50/52 km. Poi l’ultima domenica utile forse farò una trentina di chilometri, di cui almeno 20 su una salita che ricorda molto quella che conduce alla Colla. Per il momento, comunque, è meglio che non mi sbilanci troppo e provveda a godermi il meritato riposo, questo almeno fino a lunedì.

venerdì 8 maggio 2009

"Meglio poco, che niente"

Domani, è inevitabile con l’avvicinarsi del Passatore, sarò impegnato in quello che rappresenta l’allenamento più devastante di ogni stagione da quando ho deciso di iniziare a correre le 100 km: il lunghissimo di 5 ore. La difficoltà non è solo nella distanza da coprire, variabile tra i 65 e i 70 km, ma anche e soprattutto nel dislivello che affronterò e nel caldo annunciato dalle previsioni meteo. Se per le temperature elevate non posso farci nulla, se non provvedere a bagnarmi e a dissetarmi in continuazione, per quanto riguarda il dislivello è una scelta legata alle caratteristiche del percorso del Passatore, fatto quasi interamente di salite e discese. Durante il corso dell’anno quasi mai mi alleno su tragitti con questi requisiti ed è quindi scontato che, allorquando ne ho la necessità, mi trovi in difficoltà. L’unica cosa da fare è provare a colmare le lacune con qualche allenamento specifico. Sono già consapevole, per l’esperienze avute negli anni passati, che ciò che farò da qui a fine mese non mi sarà sufficiente, ma come si dice: “meglio poco, che niente”. Un’altra complicazione attesa per domani sarà l’inevitabile affaticamento muscolare della maratona di domenica scorsa, che fatalmente salterà fuori. La speranza è che non mi condizioni troppi e mi lasci la possibilità di correre senza dovermi fermare per problemi fisici.

martedì 5 maggio 2009

Un clima familiare

Lo avevo preannunciato, non era affatto facile fare poker e scendere per la quarta volta consecutiva sotto le 2h30’. Un po’ per la condizione fisica tutta da verificare, molto di più per la difficoltà del percorso che lega Barchi a Fano. Davvero troppi saliscendi impegnativi che, nonostante il dislivello favorevole di circa 300 m, rendono arduo correre sui tempi collaudati. Il tragitto è ben conosciuto ed illudersi è da sprovveduti. In più domenica a rendere ancora più improba la sfida si è aggiunto un fastidiosissimo vento che ha spirato con forte intensità per tutta la durata della gara. La parte terminale della maratona, gli ultimi 10 km quando scesi dalle colline si prende la parte pianeggiante, sono stati terribili. Un po’ di tregua la si è avuta solo nella parte del centro storico. Così il tempo finale di 2h33’38” non è da buttare via e rappresenta un buon viatico per l’imminente Passatore. Ma se da una parte non sono riuscito nell’impresa sopra citata, dall’altra ne ho compiuta un’altra davvero singolare. Senza volerlo ho siglato lo stesso identico tempo fatto registrare nell’edizione dello scorso anno. Un evento, credo, più unico che raro. Ciò mi fa ben sperare per la 100 km, infatti le difficoltà incontrate sul percorso quest’anno mi fanno capire che la condizione è sicuramente migliore di quella del 2008. Un’ultima considerazione è da farsi sulla gara e sul livello qualitativo che riesce in ogni edizione a mostrare. Annibale e i suoi collaboratori sono unici nel mettere su un’organizzazione perfetta in ogni dettaglio e a creare in un evento dell’elite un clima familiare. Il prossimo impegno il lunghissimo di 5 ore di sabato prossimo.

giovedì 23 aprile 2009

Confronto

L’immagine sottostante riporta un confronto fra le tre maratone da me disputate, Roma, Russi e Torino. I chilometri sono stati misurati con il mio Garmin Forerunner 405 e quindi non sono coincidenti con quelli posti lungo la strada. Per curiosità alla mezza maratona a Roma sono passato in 1h13’05”, a Russi in 1h12’40” e a Torino in 1h13’35”. Inoltre a Roma ho corso in gruppo fino al 30°esimo chilometro, a Russi in solitudine dall’inizio alla fine e a Torino ho corso da solo dal 25°esimo fino al 35°esimo chilometro. Il tempo a Roma è stato bello, ma c’era vento un po’ freddo, a Russi faceva caldo e tirava vento, soprattutto dal 10° km in poi, a Torino piovigginava e in alcuni punti c’era vento freddo fastidioso. Infine vorrei far notare come secondo il Garmin a Roma il percorso sarebbe stato di 42,821 km, a Russi 42,362 km e a Torino 42,407 km. Un’unica cosa ha accumunato tutte e tre le maratone, la grande fatica durante la gara e la soddisfazione dopo.

martedì 21 aprile 2009

Una bella doccia calda

Ed anche questa è fatta. Tre su tre. Tre maratone in un mese e tutte e tre sotto le 2h30’. Niente male direi, soprattutto se viste nell’ottica dovuta, ossia in prospettiva Passatore. Riepiloghiamo: Roma 2h28’27”, Russi 2h29’59”, Torino 2h29’04”. Domenica scorsa Torino, corsa dall’inizio alla fine sotto una pioggia leggera, ma incessante. Chi mi conosce un pochino sa che non amo correre né con il freddo né con l’acqua e preferisco di gran lunga, almeno per gli allenamenti, utilizzare il caro tapis roulant. A volte mi capita di farne uso anche quando c’è solo la minaccia di minuti piovaschi. Oramai, d’altronde, sto invecchiando e l’umidità mi provoca un fastidio enorme e quindi l’unica soluzione percorribile è davvero questa. Così domenica mattina quando ho aperto la finestra dell’hotel e ho visto il cielo cupo e nero, non l’ho presa benissimo e il pensiero è saltato subito a quello che per me avrebbe rappresentato il momento più entusiasmante dell’intera giornata, la doccia calda subito dopo la gara. È ovvio che correre sotto l’acqua non è stato facilissimo, così come è stato fastidioso avere, in alcuni tratti, il vento freddo contrario che gelava il corpo dalla testa ai piedi. Nonostante ciò, tutto è andato per il meglio e l’obiettivo prefissato nel pre-gara è stato ampiamente centrato. Ora guardo con fiducia al prossimo appuntamento, la Collemar-athon. Certo cercare di fare poker sarà alquanto difficile, visto che il percorso che unisce Barchi a Fano e tutt’altro che facile. Ma per il momento preferisco non pensarci e godermi i risultati ottenuti, così come ho fatto con la doccia calda subito dopo l’ultima maratona.