domenica 27 aprile 2008

Un week end diverso

Doveva essere un week end diverso, estremamente diverso. Un week end all’insegna dei festeggiamenti. Uno su tutti il mio 33esimo compleanno, che poi coincide con il mio onomastico e con la festa della Liberazione. Una bella gara da fare, la 50 km di Romagna e tanti amici da incontrare. Nella realtà diverso lo stato comunque, ma con un altro sapore. Mercoledì sera, quando eravamo già proiettati al viaggio che il giorno successivo ci avrebbe portati a Castel Bolognese, in una visita di controllo ci dicono che Serena deve essere sottoposta ad un piccolo intervento in Day Hospital il giorno successivo. Sicuramente niente di così preoccupante, ma sufficiente a decidere di non partecipare alla 50 km. Giovedì tutto il giorno in ospedale e venerdì un allenamento di simulazione della gara: 50 km su e giù per i miei soliti percorsi. L’allenamento ovviamente non è andato come avrei voluto. Grossa difficoltà nella seconda parte, nonostante i ritmi non eccessivi, e ritiro al 45° esimo in un tratto in discesa per i troppi dolori alle gambe e ai glutei. Sono tornato a casa molto molto sconsolato e con l’idea che correre un buon Passatore sarebbe stata cosa davvero difficile.

Sabato piccolo allenamento di scarico di 9 km in 40’ circa con le gambe non stanche, ma molto affaticate. Domenica sveglia alle 8 e decido di fare una pazzia: ancora 40 km, con le gambe fracassate, a ritmi blandi, e quindi piacevoli da correre, ma su percorsi dalle forti salite e discese, nonché tratti sterrati. Il motivo di tutto ciò è semplice. Sicuramente è vero che non sto attraversando un grosso periodo di forma, ma il ritiro di venerdì l’ho ricondotto a qualcosa di diverso. Alla scarsa capacità a correre su tratti in discesa dopo aver percorso tratti lunghi in salita. E i dolori sono stati solo una conseguenza di ciò. Ma il tragitto di gara del Passatore parla chiaro. E allora?

Allora manca ancora un mese per arrivare a sabato 31 maggio. C’è tutto il tempo per far si che le mie gambe si abituino a questo tipo di fatica. Il tutto a partire da oggi. Fare 40 km con le gambe distrutte su percorsi saliscendi non è stato poi così male. Ne è uscito un bell’allenamento di poco più di 3 ore sotto uno splendido sole ed un venticello gradevolissimo.
Il prossimo appuntamento domenica prossima con la divertente e affascinante Collemar-athon.

domenica 20 aprile 2008

Fratello sole!

Finalmente è arrivato. Dopo un lunghissimo inverno ed un inizio di primavera così così ha fatto la sua comparsa, in uno splendido cielo azzurro, il sole. Sembrerà strano, ma proprio nel giorno della sua prima vera apparizione, le mi gambe hanno deciso di svegliarsi dal torpore che le attanagliava. Certo la condizione non è affatto ottimale, ma già riuscire a correre senza sentire addosso la sensazione di stanchezza e dolore è un buon risultato. Ieri ho fatto un discreto allenamento di 20 km, arrampicandomi sulla strada che conduce a Cervara di Roma (1050 m s.l.m.). Oggi ne ho approfittato per tirarmi un po’ il collo. In linea con quanto deciso nei giorni passati ho dato spazio ancora una volta ai ritmi, correndo i 1000 m. Stavoltà però, a differenza di domenica scorsa, ho voluto condurre un lavoro un po’ diverso: 15x1000 m (con recupero di 1’30” da fermo) di cui uno in falsopiano in discesa e uno in falsopiano in salita. Quelli in discesa sono finalizzati a mettere dentro i ritmi e a dare all’organismo la capacità di spingere in scioltezza. Quelli in salita mi servono per dare forza alle gambe e ai piedi e per mettere sotto stress l’apparato cardiocircolatorio. Infine l’alternanza salita-discesa è buona per simulare le caratteristiche dei percorsi dei miei prossimi impegni: 50 km di Romagna, Collemar-athon e 100 km del Passatore.

venerdì 18 aprile 2008

50 km di Romagna

"BIG FISH: il potere di raccontarci attraverso le nostre storie " di Gonzalo del Moral

“Buongiorno a tutti. Mi chiamo Gonzalo e sono di Siviglia, una bella città nel cuore dell’Andalusia. Sono psicologo e maratoneta, e come Marco, amo la corsa”. Questo è l’inizio della mia storia, del mio racconto personale. Ho deciso di cominciare con il mio nome, la mia città e le mie passioni. Così mi vedo, e così mi faccio vedere dagli altri. Tutti usiamo storie per parlare di noi e del nostro mondo. Desideri, sogni, la vita quotidiana, le paure, ...tutti abbiamo almeno una storia da personificare.

In questi anni della mia vita, usando come mezzo il rapporto umano che si sviluppa nell’ambito della corsa, ho osservato una cosa molto bella. I maratoneti e le maratonete raccontano più storie su se stessi rispetto ad altre persone.

Sono storie dove i personaggi principali sono simili tra di loro, dove i concetti di sofferenza, volontà, sacrificio o dolore indossano i vestiti insieme alla gioia, l’illusione, l’amicizia e, tutti insieme, compongono un puzzle di emozioni, momenti vissuti ed esperienze. Sono storie che raccontiamo a noi e agli altri. Si assomigliano, ma sempre hanno qualcosa di diverso, una qualità che fa diventare quel racconto unico.

Siamo scrittori delle nostre vite, poeti dei nostri vissuti guardati attraverso la corsa. Penso che questa sia una delle cose più belle ed importanti del nostro sport: ci permette di avvicinarci al racconto ideale di noi stessi, alla felicità per quello che siamo e per le cose che facciamo, e sopratutto, ci protegge dal fallimento. Noi siamo specialisti in creare storie positive, storie di nuove opportunità, racconti dove noi possiamo alzarci di nuovo e, almeno, provare il racconto di una storia differente.

Per me la corsa è anche questo, amici ed amiche. E questo pensiero mi permette di essere più libero e godere ogni momento della mia vita, mi dà la forza per fare il passo successivo che mi serve per trovare un nuovo senso alla storia della mia vita.

Un abbraccio grande a tutti e tutte!!

martedì 15 aprile 2008

Senza parole!


Che fatica!

Domenica scorsa, così come da miei propositi, ho provato a fare un allenamento “tirato”. Niente di particolare, ma, nonostante tutto, le sensazioni sono state catastrofiche. Non riesco a correre con facilità (anche a ritmi che per me dovrebbero essere blandi) e sono sempre stanco e dolorante. Ho fatto 10 x 1000 m a 3’16” e 10 x 500 m in 1’34” con recupero da fermo in 1’30”. Ne è uscito un allenamento normale. Probabilmente prima di iniziarlo avrei firmato per terminarlo con questi tempi, dopo ne sono rimasto un po’ deluso. Le cose non vanno affatto bene e correre, più che un piacere, diventa una sofferenza. Bisogna aver pazienza. Questo è quello che mi ripeto spesso. E soprattutto credere che possano arrivare tempi migliori. Un’unica considerazione. Mal comune mezzo gaudio. Dopo aver visto che anche Baldini a Londra non è andato fortissimo e ha chiuso in un modesto (per lui) 2h13’02”.

domenica 6 aprile 2008

La Fiaccola di San Benedetto

Domenica 30 marzo con gli amici del Gruppo Marciatori Simbruini abbiamo dato vita alla Fiaccola Benedettina, manifestazione che si svolge annualmente a Subiaco. La tradizione vuole che l’evento venga fatto il 21 marzo, in concomitanza con l’arrivo della primavera ed i festeggiamenti di San Benedetto, il santo patrono di Subiaco e d’Europa. Ma poiché quest’anno il 21 marzo capitava di venerdì santo, il tutto è stato posticipato a domenica scorsa. La manifestazione prevede il trasporto della Fiaccola Benedettina, attraverso una staffetta podistica, da Norcia (città natia di San Benedetto) a Subiaco (luogo dove il Santo diede vita ai suoi monasteri ed alla regola benedettina “Ora et Labora”) per un totale di 156 km. Partenza all’alba ed arrivo in serata nel centro del paese accolti da applausi e fuochi d’artificio. Io ne ho approfittato per fare il lungo programmato. Sono usciti 36 km su un tratto estremamente affascinante dal punto di vista paesaggistico, ma anche estremamente impegnativo muscolarmente. Ma soprattutto ho colto l’occasione per vivere lo sport che amo in modo diverso, unendolo a percorsi diversi, gente diversa e con spirito diverso. Lo ammetto ho un rapporto particolare con la religione, non sono credente e biasimo molti atteggiamenti della chiesa cristiana cattolica. Ma ciò non toglie il fascino che io provo per questa manifestazione. Ne sono innamorato e la sento fortissimo. E’ come se per un giorno, durante l’arco dell’anno, riabbracciassi la fede e la portassi con fierezza dentro di me. Non so bene cosa sia, ma la sensazione è stupenda e mi fa stare bene. Credo che se un giorno smettessi di correre, troverei comunque la forza per prendervi parte.

I buoni propositi

Sabato 29 marzo, a soli 6 giorni dalla Maratona di Lanciano, ho provato a fare un allenamento piuttosto impegnativo: 10 km a 4’00”, 5 km a 3’45”, 3 km a 3’35”, 2 km a 3’25”, intervallati da un km di recupero di corsa a 4’10”. L’esito è stato piuttosto positivo. Almeno all’inizio. Mi spiego meglio. Dopo la Maratona di Lanciano il giovedì ho fatto una seduta di palestra con corsa calciata e skippata. I miei muscoli ed i miei tendini ne hanno risentito non poco. Venerdì 20 km a ritmo lento. Sabato il lavoro e domenica 36 km. Lunedì non potevo camminare. E così è stato per tutta la settimana. Fino ad arrivare al punto tale da dovermi fermare per dare modo ai miei tendini di riprendersi. Sabato 5 aprile ho provato di nuovo a forzare, ma ovviamente non ho potuto finire l’allenamento. Sento nelle gambe tanta tanta stanchezza, mancanza di ritmi e difficoltà enorme a correre ad andature che per me dovrebbero essere piuttosto facili ed agevoli. Per non parlare dei dolori suddetti. Proprio per tale motivo, stufo di non riuscire più a correre come vorrei, ho deciso di cambiare i miei programmi. Devo avere l’umiltà di capire che non posso correre con facilità ad andature tra i 3’45” e i 3’50” (andature per correre una 100 km ad alto livello) se prima non riesco a correre forte tratti più brevi. Sembrerà paradossale, ma attualmente se provassi a correre un 10.000 metri non riuscirei a farlo sotto i 3’20” di media. Ho provato oggi a fare 10 volte i 400 m: il risultato è che mai sono sceso sotto il 1’12”. Li ho corsi con una media di 1’14” faticando infinitamente. Non è possibile. Bisogna ripartire dal basso per sperare di tornare a correre discretamente. Proprio per questo motivo lascerò da parte gli obiettivi futuri come il Passatore, darò spazio ai ritmi e solo quando avrò di nuovo buone sensazione proverò ad allungare la distanza. Questo non vuol dire che non farò la 100 km, ma solo che proverò ad arrivarci attraverso strade diverse. Se poi l’organismo non reagirà positivamente è possibile che il 31 maggio non sarò a Firenze. Non ne farò un dramma. So bene che per correre a buoni livelli ci vuole tanto tanto sacrificio. Quella fatica che io attualmente non sto facendo, ma che spero di ritrovare nel mese di aprile. Mi conosco abbastanza bene per poter affermare di poter arrivare a correre una 100 km con dei buoni ritmi nelle gambe, un lungo di 70 km tre settimane prima della gara e una media di 90 chilometri settimanali. Almeno questo è il menù della mia prossima sfida. Spero vada bene.