Manca ormai solo una settimana alla 100 km degli Etruschi. E’ strano, ma quando si avvicina una 100 km si sente. Soprattutto se si viene da un ritiro forzato al Mondiale e da una condizione mentale-fisica precaria come la mia. Questa sensazione si prova solo ed esclusivamente quando si ha la coscienza di un impegno così duro da affrontare. Ore ed ore a correre nella consapevolezza che bene che vada sarà una fatica bestiale. Che non si può correre una 100 km senza soffrire. Senza sperare che finisca il più presto possibile. Sperare di vedere tramontare il sole per sapere che anche la fatica è passata, così come la giornata e le forze che si è portata via. Nei giorni precedenti si corre, si ma soprattutto con la testa e con il cuore. Con la testa alla ricerca di sensazioni fisiche positive, con il cuore per la voglia di sentire le emozioni passarti dentro. Vedi mille volte la partenza, poi i km che scorrono, i ristori, gli spugnaggi, i volti noti e meno noti, gli occhi che ti guardano sbalorditi e le bocche che emettono suoni d’incitamento, asfalto e poi ancora asfalto, e poi alberi, case, animali, il sole alto nel cielo e la pioggia che cade, senti il vento passarti dentro e la paura che la crisi stia per arrivare, l’energie che finiscono così come le scorte di zuccheri che ti sei portato dietro. Quel che non passa sono i chilometri. Quel che non deve passare è la voglia di correre. Bisogna andare avanti, comunque e sempre. Chi si arrende non avrà nulla da raccontare agli altri, ma soprattutto a se stesso. Ma il bello è che chi corre una 100 km non è normale. Ed allora, quasi per magia, riescono a venir fuori dalla stessa testa pensieri soavi e leggeri, così come le falcate in una giornata di grazia. Allora la musica cambia. Tutto è più sublime. Non ti accorgi che stai correndo, i chilometri passano come fucilate nell’aria, anche ridere e scambiare una parola è divertente. Quasi come al bar con gli amici. Il vento lo senti solo alle spalle, mai contro. Anche se chi è affianco a te soffre da cani. Tu sei l’eroe. Chi è al traguardo ad aspettare è li per te, solo ed esclusivamente per te. L’arrivo è vicino e la consapevolezza dell’impresa che stai facendo moltiplica le tue forze. Hai ripreso anche l’amico-rivale più sprovveduto che incosciente era partito più forte. Sei solo ed i minuti di vantaggio aumentano. Ormai non ti resta che goderti la gloria e l’abbraccio del pubblico applaudente. Poi le interviste e le premiazioni… Poi tutto svanisce, come il sogno fatto. Perché comunque vada una 100 km non sarà mai come l’avevi immaginata una settimana prima. Ed il bello di correrla è tutto qui…
venerdì 2 novembre 2007
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1 commento:
e daje daje daje daje!
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