
Avevo avuto un certo sentore che la gara di ieri non sarebbe andata come le altre già dalla settimana scorsa, quando, correndo, avevo accusato tutta la fatica e la stanchezza del lungo collinare di 64 km e della Collemar-athon. Ma nonostante tutto, e testardo più che mai, avevo ritenuto opportuno provare a correre la mia quinta maratona dell’anno sperando che la condizione mi sostenesse e che le gambe, anche se provate, mi conducessero al traguardo. Così non è stato e questo per almeno tre motivi. Il primo e principale quello già detto e descritto, una condizione precaria e non buona. Il secondo il gran caldo, eccessivo e maledettamente fastidioso, soprattutto perché primo di una lunga stagione estiva teoricamente ancora lontana dall’arrivare. Il terzo, più mentale che fisico e certamente non legato alla mia situazione corporea, dovuto alla paura di arrivare all’appuntamento più importante, il Passatore, scarico di energie e demotivato. Proprio per questi motivi, dopo aver corso per una quindicina di chilometri ad un’andatura che a stento riusciva ad essere regolare e comunque prossima ai 3’30”/35” pensati, approfittando del fatto che la gara transitava proprio vicino alla zona traguardo, ho deciso di arrestare la mia corsa, mettere la freccia e rientrare ai box per una bella doccia. A distanza di qualche ora non mi sento affatto rammaricato per la mia scelta, tutt’altro. Credo, infatti, di aver preso la decisione migliore, soprattutto alla luce dell’allenamento fatto oggi, in cui ho dovuto constatare che il mio organismo ha l’estremo bisogno di recuperare al più presto l’energie spese negli ultimi impegni, se voglio sperare di correre un buon Passatore. Mancano ancora 12 giorni al 30 maggio, certo non sono tantissimi, ma con un po’ di riposo e senza allenamenti massacranti potrei e dovrei riuscire nel mio scopo.