giovedì 26 giugno 2008
mercoledì 25 giugno 2008
Una nuova storia da raccontare

lunedì 23 giugno 2008
La vittoria più bella
Finalmente è arrivata. Inaspettata e per questo più bella. La vittoria alla Monza-Resegone, gara di 40 km a squadre in notturna. Non ho ora il tempo per scrivere quello che è stato, soprattutto dal punto di vista emotivo. Posso solo dire grazie ai miei due splendidi compagni di avventura, Mario Fattore e Lorenzo Trincheri e posso solo lasciare il resoconto dei tempi, per valutare l’aspetto più propriamente tecnico. Tornerò a scrivere qualcosa, spero, nell’arco della giornata. A presto.

giovedì 19 giugno 2008
Una piacevole sensazione di stanchezza

mercoledì 18 giugno 2008
Provare per credere
Non sono di certo un allenatore. Al massimo un tester di sensazioni in allenamento. Nonostante tutto sono allenatore di me stesso. Questo ha dei vantaggi, ma sicuramente anche tanti lati negativi. Ma preferisco sbagliare da solo, piuttosto che per mano di altri. Con il passare degli anni e con l’accumularsi delle esperienze mi accorgo, sempre più, che mi rimane assai difficile ritenere più valido quanto proposto da allenatori esterni rispetto a quanto possa programmare io. Soprattutto se questi si trovano a centinaia di km di distanza e non possono conoscere la mia realtà quotidiana. Non vuole essere una critica a nessuno, ma solo una costatazione di quello che provo. Aldilà di questo domenica scorsa ho eseguito un allenamento nuovo, diverso e credo inedito. O almeno io non ho avuto conoscenza del fatto che sia stato proposto da altri. I motivi possono essere legati a fattori diversi: la mia mancanza di cultura, la non validità dell’allenamento oppure davvero alla nascita di una novità. Comunque sia il lavoro è stato il seguente: 13 x 1000 m, partendo da un ritmo di 4’00” al km scalando di 5” in 5”. Quindi primo 1000 a 4’00”, secondo a 3’55”, terzo a 3’50” e così via fino ad arrivare a 3’00”. Il recupero, invece, è stato il seguente: 10” al primo 1000, 20” al secondo mille e così via fino ai 2’ dell’ultimo. In poche parole è un allenamento che parte da ritmi blandi e recuperi brevi per arrivare a ritmi elevati con recuperi alti. Questo consente di allenare contemporaneamente sia la parte di resistenza aerobica, sia la parte di miglioramento della velocità di base. Almeno spero e credo. Sicuro è che può essere utilizzato nelle fasi preparazione dalle 10 km alle 100 km. Ciò che cambia sono solo ed esclusivamente la lunghezza della prova, il ritmo ed il recupero. Nel mio caso credo sia un allenamento ottimo per una mezza, ma se si facessero prove di 500 m sarebbe buono per preparare una 10 km, di 1500 – 2000 m una maratona, di 3000 m una 100 km. Ed in più non è particolarmente stressante e, per certi aspetti, è anche divertente. Provare per credere.

venerdì 13 giugno 2008
Da Lunedì 2 a Venerdì 13
Riepilogo i miei allenamenti:
Lunedì 2: Riposo
Martedì 3: Riposo
Mercoledì 4: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Giovedì 5: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Venerdì 6: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Sabato 7: Matt: 14 km lento
Domenica 8: Matt: 24 km lento salite
Lunedì 9: Pom: 14 km lento
Martedì 10: Matt: 12 km lento; Pom: 14 km lento
Mercoledì 11: Pom: 16 km con 4x1000 m + 2x1500 m
Giovedì 12: Matt: 12 km lento con fartlek 4 km; Pom: 14 km lento
Venerdì 13: 9 km lento; Pom: 17 km lento
Cosa ne pensate?
Lunedì 2: Riposo
Martedì 3: Riposo
Mercoledì 4: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Giovedì 5: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Venerdì 6: Matt: 14 km lento; Pom: 14 km lento
Sabato 7: Matt: 14 km lento
Domenica 8: Matt: 24 km lento salite
Lunedì 9: Pom: 14 km lento
Martedì 10: Matt: 12 km lento; Pom: 14 km lento
Mercoledì 11: Pom: 16 km con 4x1000 m + 2x1500 m
Giovedì 12: Matt: 12 km lento con fartlek 4 km; Pom: 14 km lento
Venerdì 13: 9 km lento; Pom: 17 km lento
Cosa ne pensate?
Monza - Resegone

giovedì 12 giugno 2008
"La pioggia nel pineto" di Gabriele D'annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
martedì 10 giugno 2008
Il gioco di un bambino

mercoledì 4 giugno 2008
La mia grande fortuna

martedì 3 giugno 2008
Grazie

Questa è la mia sfida!

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