Intervista a Valerio Checchi, campione sublacense di sci nordico
“Chiedimi se sono felice”
di Marco D’Innocenti
Conosco Valerio Checchi da quando ero bambino e con lui sciavo sulle montagne di Livata. Il suo fascino è per me irresistibile. E’ riuscito a fare quello che un’intera generazione ha provato. È riuscito ad emergere nello sci nordico, rimanendo però uno dei tanti. Discreto, simpatico ed amato da tutti. Ora più che mai, dopo le splendide vittorie nella Coppa del Mondo e ai Campionati Italiani. La nostra amicizia, è strano, non è fondata sul rapporto, piuttosto fugace e lontano, ma sulla stima reciproca. Sulla consapevolezza di amare entrambi lo sport, quello fatto di fatica e passione. E solo a volte di gloria. L’intervista nasce dalla volontà di scoprire da parte mia gli aspetti più profondi dell’uomo-atleta. Le domande sono poche, sono solo la milionesima parte delle possibili. Ma lo spazio ed il tempo sono limitati, non come la cortesia e la disponibilità mostrate da Valerio. Grazie ancora Campione. E che questi successi siano solo il preludio di mille e più soddisfazioni.
Chi è Valerio Checchi per Valerio Checchi? “Il ragazzo di sempre, estremamente umile e con la testa sulle spalle. Chi mi conosce lo sa bene. Faccio sport per passione e non per essere personaggio”.
Gli ultimi successi ottenuti sono la realizzazione di un sogno o ti consentono di iniziare a sognare? “Entrambe le cose. Fino a qualche anno fa la massima aspirazione era vincere una gara di coppa del Mondo, ora voglio e so di poter puntare più in alto. Magari una medaglia ad una Olimpiade o ad un Mondiale”.
Quale è stato l’elemento che ti ha consentito di fare il salto di qualità? “La tranquillità, legata anche al fatto di aver cambiato Gruppo Sportivo (dalla Guardia di Finanza alle Forestali n.d.r.), e l’affetto delle persone che mi vogliono bene e credono in me”.
Che cosa ti dà lo stimolo di andare avanti nei momenti di crisi? “ La grande forza di volontà e la convinzione di far vedere a tutti quello che valgo. Poi fondamentali rimangono la mia famiglia e gli amici”.
Come si diventa campione? “Innanzitutto ci vuole tanta fortuna. Poi volontà e decisione. Ma non debbono mancare una buona società sportiva alle spalle ed una famiglia disposta ad investire su di te e a fare sacrifici con te”.
Quale cosa ti piace del tuo carattere e cosa cambieresti? “Sono una persona estremamente sincera. Non riesco a trattenermi dal dire ciò che penso e proprio questo, a volte, mi crea problemi con il prossimo. Un lato negativo del mio carattere è la testardaggine e la voglia di avere ragione in ogni occasione. Anche se devo dire che ultimamente riesco a controllarmi un po’ di più”.
Volere è potere? Sempre e comunque? “Parlo per me e soprattutto mi riferisco a questo splendido momento che sto vivendo. Ora credo davvero che volere è potere. Tutto quello che sto raccogliendo in questo periodo è quello che ho desiderato e per il quale ho lottato fin da quando ero bambino. Certo che non tutte le situazioni sono uguali e risolvibili solo con la determinazione”.
Quale è il tuo rapporto con la religione? “Sono super credente, anche se purtroppo, per motivi legati allo sport, non praticante. Vado in chiesa quando ne sento la necessità e comunque tutte le sere prima di addormentarmi non dimentico mai di rivolgere una preghiera al Cielo”.
Sei scaramantico? “Non sono scaramantico perché ho imparato che è una debolezza psicologica inutile. Però ho un gesto che ripeto ad ogni gara. Do una carezza ad un peluche che mi ha regalato la persona che amo, Francesca (con la quale si sposerà a maggio n.d.r.). Non è scaramanzia, ma solo un segno d’affetto e d’amore per una persona a cui tengo molto”.
So che ti piace giocare a pallone, che cosa invidi ai calciatori? E che cosa biasimi? “Non i soldi. Non ho mai dato così tanta importanza al denaro. Invidio solo la loro popolarità, del resto anche troppo eccessiva. Ed è proprio quest’ultima che biasimo. Sarebbe giusto dare più spazio anche ad altri campioni e riuscire a far capire alla gente che il vero sport è quello fatto di sudore e cronometro. Il calcio è solo un bel gioco, anche se devo confessare che sono il primo ad esserne affascinato”.
Che rapporto hai con Subiaco? “Un solo aggettivo, magnifico. Non potrei vivere senza, quando devo ricaricare le batterie l’unico posto è Subiaco e gli amici che qui ho”.
Cosa c’è a Subiaco che non trovi altrove? “La tranquillità e la pace dei sensi. L’affetto e l’amore delle persone a cui voglio bene. I mille ricordi di quando ero bambino”.
Cosa hai provato per la festa che ti hanno fatto a Subiaco? “Dapprima tanta emozione. Poi estrema soddisfazione. Vedere tanti amici tutti insieme a festeggiarmi è stato stupendo. Non nascondo però che il piacere più grande è aver trovato persone che non mi sarei mai aspettato. Mi sono reso così conto di aver fatto qualcosa di importante per lo sport sublacense e non solo”.
Quale è il tuo sogno nel cassetto da uomo e da atleta? “Da uomo, dopo il matrimonio, la gioia di una famiglia felice. Da atleta, inutile dirlo, la medaglia olimpica sopra ogni cosa”.
Cosa non tolleri negli altri? “Nella vita quotidiana la prepotenza. Non si può vivere senza rispettare il prossimo. Così come nello sport, bisogna essere leali. Non si può ricorrere a metodi illeciti per ottenere medaglie e record e rubare emozioni a chi fatica onestamente”.
Che cosa è per te la felicità? “Lo sport in questo non c’entra nulla o comunque è solo una parte del tutto. La felicità è stare bene ogni giorno con le persone che ami. Ogni giorno è il più bello”.
In vista delle prossime gare quanto ti esaltano e quanto ti spaventano i successi ottenuti? “Tutto ciò che è successo è solo un grande stimolo. Nella consapevolezza che sarà sempre e comunque dura primeggiare, ho un motivo in più per andare forte”.
Cosa rifaresti e cosa cambieresti del tuo passato? “Nulla. Mi reputo talmente fortunato che nel bene e nel male rifarei qualsiasi cosa”.
Cosa farai da grande? “Venti anni fa avrei detto il pompiere. Ora mi piacerebbe dedicare tutta l’esperienza accumulata in tanti anni di sport ai giovani”.
C’è la possibilità di vederti a capo e/o come allenatore di un risorto Gruppo Sciatori Subiaco? “Sicuramente. Il passato non si dimentica. Lo sport è una scuola di vita. Vorrei trasmettere tutte le emozioni da me vissute, positive e negative, a tutti i ragazzi volenterosi. Ricordando che lo sport non è solo fatica, ma anche divertimento. E magari poter allenare un nuovo Valerio Checchi”.
Quale è la domanda a cui avresti voluto non rispondere o rispondere in maniera diversa? “Sicuramente quest’ultima. L’unica cosa della quale non posso essere certo è, come per tutti, il futuro. Non so se fra dieci anni le motivazioni saranno le stesse di adesso, ma lo spero con tutto il cuore”.
Quale è la domanda che non ti ho fatto alla quale avresti voluto rispondere? “Chiedimi se sono felice”.
E la tua risposta? “Ammazza!!!”.
1 commento:
Grande personaggio Checchi e credo sia stata dura emergere considerata la provenienza insolita.Seguo ed ho praticato per diletto lo sci di fondo che insieme al Biathlon è il mio sport preferito.Ormai saranno 30 anni che ammiro i vari campioni e su tutti mi preme citarne due il Cigno Gunde Svan e Bjorn Daehlie.
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