E’ stata una settimana di silenzio quella appena trascorsa. Una settimana nella quale non ho avuto modo e tempo, ma neanche la forza, per scrivere qualcosa. Gli impegni sono stati, come sempre, tanti. Forse troppi. Strano, ma anche questo fa parte di quel bel-brutto gioco che è la vita. Più passa il tempo e più mi trovo a rincorrerlo. Più passa il tempo e più mi trovo in ritardo. Sempre e comunque. Qualsiasi cosa faccia. Nello sport, negli hobby, nel lavoro, nel rapporto con gli amici, con la famiglia, con Serena, in ogni cosa. Più aumenta l’impegno, più diminuisce il tempo a disposizione. Non ci si può fermare a riflettere, ogni secondo è prezioso. Poi arrivi in alcuni momenti che lo stop è dovuto, forzato, inevitabile. Così come la riflessione ed il silenzio. Così è stato sabato sera quando di ritorno da una splendida serata trascorsa con Serena al cinema, quando tutto ti sembra così bello e felice, quando paradossalmente credi che niente possa scalfire la tua serenità, ecco che arrivano il dolore e la tristezza. Un sms, inviato dall’amico Mario Fattore, mi annunciava che il papà era volato al Cielo. Non voglio aggiungere altro, ogni parola sarebbe limitativa per tutte le altre non spese. Voglio fare solo un regalo a Mario e a suo padre. Voglio regalare una splendida poesia. Forse la più bella in assoluto. Mario saprà capire il perché.
“L’Infinito” di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
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