



Oggi è un giorno davvero particolare, almeno per tutti coloro che credono nei valori dello sport e che amano l’attività agonistica. E’ il giorno dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino 2008. Di certo un evento così non può passare inosservato. Non voglio però parlare di ciò che rappresentano le Olimpiadi nel mondo moderno, ma di quello che possono rappresentare per uno come me. Quando ho incominciato ha praticare lo sport in maniera più seria, verso i 13 – 14 anni, ho subito iniziato a pensare e credere che la cosa più bella che mi potesse accadere da sportivo fosse quella di poter prendere parte ai Giochi Olimpici. Credo infatti sia fuori discussione che la massima aspirazione per uno sportivo sia quella di poter partecipare almeno una volta nella vita ad una manifestazione di tal genere. Pochi sono però gli eletti ed i fortunati, ancor meno quelli che partecipando hanno la gioia di poter vincere una medaglia, magari d’oro. Il mio sogno, però, man mano che passavano gli anni è andato via via e sempre più svanendo fino a diventare una pura chimera. Oggi la consapevolezza è quella di non poter realizzare questa impresa unica ed esaudire questo sogno. Nonostante tutto non rimane il rammarico, ma solo la certezza di aver provato, almeno in alcuni periodi della mia vita, a fare di tutto per potervi partecipare. Così, in questi giorni, guardando la televisione, oltre l’ammirazione, proverò per gli sportivi partecipanti alle Olimpiadi una grandissima stima perché loro sono riusciti arrivare dove io ho potuto solo sognare.

E’ trascorsa anche la prima domenica di agosto e con essa, immancabile, La Speata, gara di 12 km che si svolge sulle rampe in salita da Subiaco a Monte Livata. Il mio ruolo è stato di organizzatore, piuttosto che da atleta. Le fatiche simili, ma diverse. Quando si corre il tempo è in cui si è impegnati è di meno, ma lo sforzo più intenso. Quando si organizza lo stress si accumula nei tanti giorni di pre e post gara. Ma la soddisfazione è comunque tanta. Sapere di essere riusciti a portare al traguardo tante persone con pochi (forse nessuno) problemi riempie il cuore di gioia e la soddisfazione che si prova è pari a quando si vince una bella gara o si raggiunge un tempo ambito su una competizione. Alla fine gli arrivati sono stati ben 632. 52 in più dello scorso anno, con un incremento di quasi il 10 %. Considerando che le persone che lavorano attivamente (eccetto il giorno della gara) sono solo 4-5 e che i soldi provenienti da sponsor ed enti sono sempre meno, possiamo ritenerci ampliamente soddisfatti. Soprattutto se si pensa che per “complicarci” la vita, quest’anno, per la prima volta, abbiamo voluto inserire, quasi all’ultimo momento, La mini Speata, gara di 2 km competitiva per le categorie giovanili. I giunti al traguardo hanno sfiorato le 100 unità ed avevano un’età compresa dai 9 mesi del più giovane (accompagnato dalla madre con passeggino) ai 17 anni del più “vecchio”. La speranza è che tra loro ci sia qualcuno propenso a prendere la corsa seriamente ed abbia la passione per continuare a praticare questa splendida disciplina. La certezza è invece di aver mandato un utile messaggio per far capire a tutti (genitori compresi) quanto sia bello e salutare correre e fare sport. L’appuntamento è per il 2009.
Sono appena tornato da tre giorni di mare. Una vacanza breve per cercare di recuperare un po’ di energie fisiche e mentali in vista degli impegni futuri, non solo sportivi. Innanzitutto di lavoro. Agosto sarà un mese pieno di cose (e case) da fare. Poi organizzativi. Infatti in questo fine settimana sarò preso dall’evento La Speta, gara di 12 km interamente in salita organizzata dalla mia società podistica il Gruppo Marciatori Simbruini Subiaco. Io mi occupo in modo particolare, oltre ad altre cose, della fase di raccolta delle iscrizioni e della consegna dei pettorali. Stare dietro a quasi 800 persone vi posso assicurare che non è cosa da poco. Proverò anche stavolta a fare bene sperando di accontentare tutti e sbagliare il meno possibile. Intanto ieri sera, di rientro dal mare, ho fatto un lavoro specifico consistente in 90’ da correre in 6 blocchi da 15’ l’uno in progressione. Partendo da 4’15”, scendendo di 10” ogni blocco ed arrivando all’ultimo a correre in 3’25”. Le sensazioni non sono state negative, ma c’è ancora molto da lavorare. D’altronde il mondiale è ancora distante. A proposito di Mondiale e di Nazionale, durante questi giorni mi è capitato spesso di pensare a quanto successo a seguito dei miei post sul blog e quali sono state le diverse reazioni. Una cosa è certa, le mie denuncie non serviranno a cambiare le cose. Partendo da questo presupposto mi chiedo se il mio pensiero dovesse rimanere tale o ho fatto bene ad esplicitarlo, renderlo pubblico, portarlo a conoscenza di altri? Ho fatto bene a mettere in evidenza qual è la realtà della nostra nazionale o sarebbe stato meglio “lavare i panni sporchi in casa”? Sicuramente le mie dichiarazioni hanno infastidito qualcuno o quantomeno questo qualcuno non se le sarebbe mai aspettate. Ma ciò che mi preoccupa non è questo. Il pensiero più ricorrente è di non essere stato ben compreso, di non essere stato chiaro e quindi di essere stato travisato il concetto del mio pensare. Aver messo di mezzo il discorso economico non mi ha di certo aiutato, perché è stato poi solo questo ad essere preso in considerazione da chi ha espresso la sua opinione, sia positiva che negativa. Tutto è stato ricondotto a ciò. Ma il fondamento del discorso era legato solo al fatto che abbiamo una classe dirigente che del nostro sport e delle nostre fatiche non sanno nulla e nulla le importa. Che non capiscono i sacrifici che facciamo e quale importanza possiamo avere nel mondo della corsa. Quale volano potremmo essere per il mondo amatoriale e per la crescita di un movimento di ultramaratoneti sempre più attenti e numerosi. Nonostante tutto continuano a trascurarci e pensare ad altro. La nostra atletica è morta da tempo. Andiamo avanti con persone oramai “vecchie”, che hanno da tempo superato i 30 anni. Non ci sono ricambi, ma non si fa nulla per incentivare l’attività giovanile e le attività parallele come l’ultramaratona. I pensieri sono altrove, forse intenti a capire il modo migliore per curare i propri interessi.