mercoledì 18 marzo 2009
Solo il mio pensiero
Ho letto con attenzione tutti i messaggi lasciati sui vari siti da coloro che hanno avuto la pazienza di dedicarsi alla lettura del mio post “100 km corsi con il cuore” e proprio a costoro vorrei dedicare parte del mio tempo. Ringrazio tutte le persone che hanno mostrato comprensione per le cose da me riportate, testimoniando quanto sia importante, anche per loro, l’aspetto emotivo e mentale nell’affrontare una gara di lunga durata come la 100 km. Ma ringrazio ancor di più chi ha avuto la “forza” per affermare che alcuni concetti da me espressi non sono condivisibili a pieno e per questo ha voluto muovere una critica. Ed è con loro che vorrei confrontarmi. Premetto che nel mio scritto mi riferivo solo ed esclusivamente agli attimi che precedono la gara e che solo adesso voglio estendere il discorso a tutta la preparazione. Partiamo dall’aspetto propriamente tecnico. Non credo che si possano paragonare gli studi e le esperienze fatti sulla maratona con quelli della 100 km. Credo che siano pochi i tecnici al mondo che hanno effettuato ricerche approfondite e protratte nel tempo su atleti di alto livello nel campo delle ultra, ancor meno in Italia. Così come sono pochi i libri che trattano in modo scientifico lo studio della preparazione di una 100 km. Poco se ne sa ed il mondo delle ultra è un mondo ancora inesplorato e sconosciuto ai più. A testimonianza di ciò basta comparare la preparazione affrontata da Giorgio Calcaterra, sia per il Passatore 2008 che per il Mondiale, con quella fatta dagli altri atleti della nazionale. Il caro Giorgio ha preparato entrambe le gare con soli due lunghi da 60 km fatti nell’ultimo mese, ma con una gran mole di chilometri alle spalle e con ottimi ritmi sulle gare corte e buoni in maratona. Tutti gli altri si sono affannati in lavori estenuanti e stancanti che hanno portato a risultati ben diversi. Sicuramente meno positivi. Nessuno ha mostrato la forza e la brillantezza di Giorgio, tantomeno la condizione. Certo molto fa l’atleta, ma è proprio questo modo diverso di preparare la 100 km che, probabilmente (anche perché è stato lo stesso Giorgio ad affermare di trovarsi molto meglio con questo metodo), ha consentito a Giorgio di ottenere il primato personale al Passatore ed il titolo mondiale e delle prestazioni diverse da quelle degli anni precedenti. Questo alla faccia di tutti coloro, tecnici ed atleti, che vedono la preparazione in modo completamente diverso, lunga e faticosa come la 100 km. L’altro aspetto è relativo agli psicologi. Non me ne vogliano, non ho nulla contro di loro e contro la loro professione, ma ciò che ho scritto è relegato solo alla mia esperienza e unicamente alla vita sportiva. Personalmente credo che l’intervento dello psicologo si reputi necessario nel momento in cui c’è un problema da risolvere, non ho mai sentito nessuno che si sia recato dallo specialista solo per fare una chiacchierata. Il problema, ovviamente, può essere più o meno grave, ma comunque sussiste. Bene, proprio rifacendomi a questo mio modo di vedere le cose ho espresso l’opinione che mai farei ricorso agli psicologi per avere maggiori stimoli o motivazioni in una 100 km. La corsa per me è puro piacere, il giorno in cui la competizione dovesse trasformarsi in problema, eliminerei la difficoltà alla radice. Semplicemente smetterei di correre o più propriamente modificherei il mio obiettivo. Non sono un professionista del running ed il mio scopo è la sensazione pura, ma non artefatta, e comunque non il tempo o la posizione. Infine, anche se questo me ne duole, vorrei dedicare due righe a chi (per fortuna o purtroppo una sola persona, almeno che io sappia o abbia letto) ha ritenuto opportuno definire il mio atteggiamento un po’ sfrontato, invitandolo a rileggersi tutti i post passati e a ricercare in essi anche solo un riferimento che possa giustificare le sue accuse, ma soprattutto pregandolo di parlare delle sensazioni altrui con maggiore accortezza e rispetto. Grazie.
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6 commenti:
Ciao, ho letto i tuoi due post..volevo farti i complimenti perchè hai scritto delle belle cose..mi è piaciuto molto l'esempio fatto con le diverse preparazioni citando Calcaterra. Anche io penso che mentalmente, il pensiero positivo e le emozioni diano un particolare contributo..nel mio piccolo mi sono accorto per esempio che se mi preparo ad un'allenamento o una gara pensando di affrontare una determinata andatura, poi mi riesce più difficile cambiarla, al contrario certe volte se lascio la mie mente libera di prepararsi a qualsiasi cambiamento durante la corsa ho meno restrizioni ad effettuare tal cambiamento. Inoltre le emozioni della giornata già di per sè mi influenzano abbastanza. Mi posso solo immaginare quanto è importante correre con il cuore una gara così pesante..sicuramente anche conoscersi è un'arte in cui ci alleniamo ed a volte ci si dà poco peso..forse son uscito un pò fuori tema ma leggendo i tuoi post mi è venuto di scrivere queste riflessioni. Saluti.
Belle le tue parole, come sempre. E piacevole le emozioni che ricrei. Se una persona non sente (con i sensi) ciò che fa, perde il piacere e l’emozione che nascono da quell’impegno.
Le tabelle? I metodi di allenamento che funzionano sono quelli che consentono all’atleta di esprimere al meglio il proprio potenziale. Non è detto che chi sa tanto di fisiologia perché ha studiato tanto sia in grado elaborare piani di allenamento ottimali. Pensa che l’allenatore/trice di Khannouchi era la moglie, ignara di regole della fisiologia ma consigliava il marito a fare allenamenti molto semplici, pragmatici. Secondo lei, per andare forte ci si deve abituare a correre come in gara. Semplicistico? Banale? Può darsi, ma per un po’ è stato il migliore al mondo.
Lo psicologo? Io l’ho usato molto, dapprima per imparare tecniche specifiche, poi per elaborare strategie fondamentali per esprimere il mio potenziale. Dapprima si trattava di un allenamento vero e proprio. Successivamente di condividere esperienze personali.
Adesso lo uso come consigliere. Una semplice chiacchierata, proprio, ma che porta nella direzione dell’ottimizzazione della mia vita: lavoro, famiglia, passioni.
A volte serve per fare passi avanti, grandi. A volte passi indietro. A volte, guardare meglio attorno a se.
Buona corsa.
caro Marco hai perfettamente ragione, nella 100 km. credo non ci sia niente di scontato, nella maratona se ben preparata si può finire anche in un ottimo tempo senza passare crisi mentre in una 100 appunto ''anche se non l'ho mai corsa '' credo che di crisi ne passino molte. riguardo alla preparazione anche secondo me è molto meglio non snervarsi in tanti lunghi, ma comunque avere una base di km. nelle gambe anche frazionati è fondamentale. riguardo i tempi stesso discorso mentre in maratona due atleti ben preparati vince quasi sempre il più forte nell'ultra spesso non è così solo per fare un esempio tempo fa credo il 2004 si confrontavano spesso in maratona Ardemagni e Calcaterra e quest'ultimo vinceva sempre con buon margine anche di vari minuti, Mario fece quell'anno poi uno stratosferico 6h 18' impensabile per tutti quindi questo avvalora ancora di più il tuo scritto. ciao Marco spero quest'anno vincerai il passatore se partecipi te lo meriti. Marco Favorito.
Caro Davide, non si esce mai fuori tema quando si parla di cuore e delle emozioni che questo ci procura. E soprattutto quando si parla di corsa, evitando di parlare di tempi e posizioni. Continua a viverle fino in fondo le tue sensazioni, che è la cosa più bella. Un caro saluto
Caro Orlando, grazie per la tua testimonianza e per la tua pacatezza. Riscontro nelle tue parole la volontà di allinearti, in maniera dolce, al mio pensiero. Non per delineare una verità, che probabilmente non c'è, ma per dire che: "Nessuno ha sempre ragione", questo si. Il migliore tecnico diventa colui che ottiene risultati (non importa il metodo, purché legale), così come lo psicologo diventa un amico con cui confidarsi. I concetti sembrano semplici, ma purtroppo non colti da tutti. Personalmente ho bisogno di avere a fianco a me le persone care con le quali condivido la mia vita, loro sono le uniche che sanno rassicurarmi e tranquillizzarmi. Loro diventano il mio psicologo. E senza di loro tutto diventa davvero più difficile. Un caro saluto
Caro Marco, non aggiungo altro a quanto da te scritto. Sono contento di riscontrare ancora una volta il consenso ad un approccio alla corsa fatto con il cuore. Per quanto riguarda il Passatore è il mio obiettivo più grande. Lo confesso, vincerlo sarebbe per me bellissimo, perché significherebbe esaudire un sogno che ho da quando ero bambino. Un caro saluto
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