martedì 11 marzo 2008

Quanta felicità?

Raccontare una 58 km non è cosa da poco. Ci vorrebbe molto tempo e si avrebbe l’imbarazzo della scelta sulle cose da dire. Si potrebbe parlare dell’aspetto più propriamente tecnico, dell’ante e post gara, delle sensazioni, delle situazioni, delle aspettative, del risultato e via discorrendo. Ma credo che stavolta ne farò a meno. O meglio l’aspetto tecnico lo si può desumere dalle classifiche e dalla tabella dei tempi al chilometro. Quello che mi preme mettere, invece, in risalto è un’altra cosa, forse banale, ma vitale: la felicità! Si può essere felici e gioiosi nel giorno in cui arrivi terzo e l’ambizione più grande era la riconferma del primo posto delle due edizioni precedenti? Si, forse paradossalmente, ma la risposta è questa. E di che cosa si può esserlo? Il discorso sarebbe lungo, ma proverò a sintetizzarlo. Chi ha avuto modo di correre al mio fianco in gara o scambiare qualche battuta subito dopo l’arrivo avrà notato una costante nei miei pensieri, il mettere in risalto la fatica psicologica, più che fisica, che incontro in gare di questo tipo. Mi trovo sempre più spesso ad esternare, anche mentre corro, di voler smettere, di volermi fermare, di non voler andare avanti. A faticare è la mia mente, non sempre il mio fisico. Nella vita quotidiana non sono in grado di fare una stessa cosa per 3h39’40” di seguito, senza interruzioni. Anche quando lavoro 12 ore al giorno è sicuro che almeno 2 sono dedicate ad altro, a piccole pause che ti danno la carica per andare avanti. Nella corsa ciò non è possibile. Lo accetto, ma ne soffro. Se giocassi a calcio, a basket, a rugby e così via, sarebbe diverso. Nella corsa non si può. Va bene così. E allora lo stimolo da cosa arriva? Cosa mi spinge ad andare avanti, a prendere parte a sempre e comunque alle gare? Mille cose positive senza le quali starei male. Farne un elenco sarebbe impossibile, troppo lungo e non esaustivo. Ciò che avverto è una sorta di benessere, non solo fisico, ma mentale. Non riesco ancora a capire bene da cosa arrivi. Forse dal contesto, forse dal relax post gara o forse dalla consapevolezza che nasce dall’aver fatto ciò che “dovevo”. E’ una sorta di pace mentale, l’essere a posto con la coscienza. Che poi si tramuta in benessere interiore e sfocia nella felicità! Ed è quella felicità che ho provato domenica e alla quale non sono ancora in grado di rinunciare!

5 commenti:

Andreadicorsa ha detto...

che bello quello che hai detto Marco, le stesse sensazioni che hai spiegato benissimo tu in qualche modo le provo anch'io. Sei inarrivabile per me, per questo ti guardo come esempio sia per la tua bravura che per la tua umiltà.

Marco D'Innocenti ha detto...

Caro Andrea, grazie davvero infinite. Ricordati che i 10 minuti che ci hanno separato domenica scorsa sono molto pochi e che a Novembre c'è una grossa occasione da non perdere. Un caro saluto Marco

Andreadicorsa ha detto...

ci sto gia pensando tutti i giorni da quando me l'hai detto....mannaggia a te!!!
::::----)))))

Anonimo ha detto...

guardano qua e la ho trovato il uo blog. complimenti in tutti sensi.
è molto bello quello che scrivi, ed è più o meno quello che provo anch'io anche se ovviamente su scala molto ridotto di chilometri e altro! E' bastato un ginocchio balugo dopo la mezza di piacenza (la mia prima mezza) a fermari e nonti dico la sensazione di "magone" che mi viene...in attesa che il ginocchio si assesta!

Marco D'Innocenti ha detto...

Cara Ingliscgherl, posso capire la tua sensazione di "magone". Non è facile accettare di doversi fermare per dolori dovuti alla corsa. Ci vuole tanta pazienza e altrettanta forza di volontà per cercare di ripartire ogni volta! Mi raccomando: "Non Mollare"! Un caro saluto Marco